martedì 4 giugno 2013

Nonsense#291

Credo che tu creda che io credetti a troppe cose, uscite dalla tua sabbia, ascoltate e mai tradotte dalla gente che si celava dietro di noi, durante gli sforzi programmati al computer. Però i professori da sempre non ci insegnano che a tagliar le radici dei tronchi, i pensieri difficili si trasformano in azioni, quando il difficile si fa vano. Quindi basterebbe avere una mano avanti all'altra, impugnare una forbice e domandarsi tra sé e sé: perché non voglio confondermi con il resto dei miei giorni? Perché
non ho capito che lo spirito giusto è quello di qualcun'altro? Ci sono troppi uomini che aspettano, le erbacce crescono sopra la luce, eppure dovrebbe essere il contrario, se solo entrambi fossimo delle anime perse, tipo all'interno di un luna park. Un po' come accendere il verde per eliminare il rosso. O viceversa. Così quando ci colpisce una scheggia pensiamo che non dovrebbe rompere le pelli dei tamburi, bensì rendere ancora più dettagliata la traiettoria, nella quale una volta si formavano le parole miste; è ora di invertire la cima con il basso e stare con l'uomo che teme, per sempre. Se lui avesse potuto credere prima di rispondere, la pagina bianca ricoperta di graffi e dissensi sarebbe emersa dal basso, che ormai era diventato cima e io non avrei disteso la mia mano sulla sua. Ma sapete qual'è la cosa più incredibile? Il freddo inferno senza alberi.