domenica 23 giugno 2013
Nonsense#310
Venne il giorno delle soluzioni. Lei, abbronzata. Lui, intorpidito. Gli altri attorno, sordi. Iniziarono a parlarsi in modo stretto, quasi compiacente. Lei, di lato. Lui, dal basso ventre. Non arrivarono in tempo per i risultati delle domande poste l'uno all'altra da una vita insieme, però entrambi videro il cielo divenire specchio di quasi otto metafisiche sfumature verbali, per poi colorarsi di rimpianti genetici. Non era il magnetismo strutturato nei loro fianchi che li rendeva inermi, bensì quella voglia di addormentarsi ripetutamente, senza chiedersi quando, durante quelle loro domeniche solitarie, dove solo un filo d'erba poteva alleggerire gli effetti psicologici di un pasto consumato in fretta. Parlarono e parlarono e parlarono e rimasero zitti per tutto il tempo. Finché la pioggia sopraggiunse e sistemò i loro dorsi per sempre. Non aspettarono un solo minuto per allontanarsi, ma nemmeno il tempo costruito riuscì a tenerli separati da una vista reciproca. Perché loro volevano la stessa cosa, erano in sintonia come un ramo di particelle variegate al cacao e accuratamente selezionate nei prati più fioriti. Loro volevano la stessa cosa, per loro stessi, la stessa del primo incontro. Ossia la stessa, medesima cosa.