lunedì 31 dicembre 2012

Nonsense#136

"Ma io non voglio andare fra i matti!" disse la bionda al felino bicolore. E lo stesso dico io quest'oggi al bianco capitano, pazzo, sintetico e disarmato. Se il 31 dicembre cade in testa ad una festa come una mela su una ragnatela, allora sarà necessario riordinare le idee al più presto, per poter ottimizzare le tempistiche delle occupazioni più divertenti e rialzate; quelle che non sono ancora venute a galla solo perchè ci sono venticinque minuti di statale da percorrere, senza contare l'errore finale che ti socchiude le palpebre per la troppa luce; una luce a tre, simile a quella primaverile. Le occupazioni che, insomma, necessitano di fantasia e bottigliette da 15 ml, pagate con la carta di credito che, se non c'è, la si compra con la carta di credito di qualcun altro. E poi il 31 dicembre si parla anche di punture che fanno ridere, che ci lasciano il segno, indelebile; di passate di spugna che non servono affatto a cancellare i ricordi, anche perchè non esistono più, ma semplicemente a lavare con la cannuccia gli strati più esterni, quelli che diventeranno un quadro di Klimt. Il 31 dicembre è anche un vaso di carta, secca, pieno di fiori, freschi. Una pozzanghera asciutta che, quindi, non si vede nemmeno dal terzo piano. Il 31 dicembre dice ciò che il 30 non ha mai detto a nessuno, nemmeno al 29; oppure ciò che il 28 precedente assicura al 30 del mese successivo: la tranquillità delle bocche chiuse, delle parole sempreverdi nascoste sotto gli aghi di pino, dei sorrisi a metà che si confondono con le foglie morte, dei capelli grigi e di quelli caduti, delle unghie laccate e dei pranzi non consumati. Dei letti fin troppo disfatti. Delle museruole attaccate ai ganci sui muri. Il 31 dicembre assicura una lancetta sull'altra, almeno per un giorno (che è poi il primo giorno dell'anno). Il 31 dicembre assicura anche un'andata e un ritorno coi fiocchi costanti e pettinati, di quelli che ti lasciano un gusto che mai, in nessun altro giorno dell'anno passato, avresti saputo assaporare. Perchè aspettavi, senza volerlo. Perseveri e arrivi, ultimo.

domenica 30 dicembre 2012

Nonsense#135

Con il naso gelato fino a far scoppiare lo stomaco rovesciato, ti ho chiesto: "Ma i fanti sanno ballare?" Con la testa fluttuante nel verde smeraldo, tu mi hai risposto: "Se non succede ora, non succederà mai più." A quel punto ho capito che saremmo corsi in acqua a raccogliere i minuti della distanza; li avremmo filtrati con gli intrugli meno fidati, assieme al respiro del fumo; incontrato uomini e sfiorato donne fissati con le ruote che portano a nord ovest, in cerca di comunità passeggere. Poi avremmo riempito la piccola stanza che ci conteneva, con farfalle alternate ed altri tipi di insetti funzionanti, inondata di chiavi accordate che non erano ancora pubbliche. Ma erano già mie. Ci saremmo domandati se la destinazione che rideva in contemporanea alle luci spente ai lati del motore fosse quella giusta; avremmo accolto il mutismo interiore e cacciato quello più esterno con la stessa risata che partì già tempo prima da sotto la terra. Ci saremmo persino scambiati le mani come se una bambina mai nata ce l'avesse chiesto. Non avremmo avuto paura delle felci o dell'edera, dei parenti o dei cammini. Non avremmo più pensato a ciò che volevamo pensare senza riuscirci, a causa dei nostri pensieri comuni. La facilità sarebbe stata d'aiuto. Io lo sapevo, tu non ancora. La difficoltà che non c'era avrebbe ereditato nel giorno successivo un tesoro da non gettare mai via. Saremmo giunti, carichi di brividi, all'accordo di raccontarci le parole lasciate nella valigia più grande, semplicemente perché andava bene così. Avremmo inventato un nuovo concetto di filosofia di scambio, al tavolo di un ristorante con le porte rotte, mentre le pareti cambiavano colore. Non ti avrei domandato nulla anche se la ragazza con i capelli corti diceva che avrei dovuto. Anche tu. Da sotto. Sublime.

sabato 29 dicembre 2012

Nonsense#134

Leggere a letto all'etto non è poi così conveniente, in questo periodo di scarsa sacralità lessicale. Perché poi cosa racconti quando qualcuno ti porta a casa il suono bellissimo dei tuoi sensi? Ho letto un etto a letto? O lessi due etti di lesso, nel letto? Perché c'è anche il fenomeno "fame da frase cotta" da tenere in considerazione. Non si tratta solo di cultura, anche di coltura. Cultura culinaria o coltura cul'in aria? La seconda è sicuramente più diffusa e riscontra maggior successo soprattutto tra i risparmiatori di parole atipiche. Sarebbe facile costruire strutture metaforiche efficaci se solo la grammatica avesse un costo al kg inferiore di quello dei pensieri a doppio senso unico. Ma non è più così, almeno dall'ultima partita di bowling che uno scrittore, di cui non faccio il nome ma posso scriverlo: Gigi Gi, giocò nel suo ultimo libro, utilizzando lucide palle di lettere maiuscole e minuscole, pesantissime. Le lanciava in aria senza il peso delle solite e vecchie metafore o similitudini; le stesse poi rotolavano fino in fondo alle intenzioni senza perdere il proprio significato e, una volta abbattuti tutti i birilli comprese le teorie, si sgretolavano in punteggiature varie e confuse. Palle di lettere di almeno cinque kg. In aria. Poi giù. Poi basta. La fine del racconto ve la lascio immaginare, ma non inventatevela solo per il gusto di provarci. Iniziate a leggerne un etto, poi nel letto passerete a un kg, finché poi, ognuno di voi, conterà i birilli caduti sul pavimento e si renderà conto che, forse, non è mai troppo alta la spesa per le parole passate indispensabili. Meglio risparmiare sull'aria vuota e spendere il necessario per dire o per suonare il peso degli ingorghi cerebrali, soprattutto quelli nascosti, piuttosto che costruire composizioni insipide e incomprensibili, quelle di una settimana prima e vendute come fresche frasche, lucide quanto una cascata di birilli abbattuti dentro un reparto surgelati.

venerdì 28 dicembre 2012

Nonsense#133

Su una rivista francese trovata in un bar di Londra ho letto un articolo che parlava della Cina ed ho scoperto che uno studio effettuato da un etologo americano, nato da una famiglia di origine libanese e che da due anni lavora in Groenlandia con la moglie croata, ha fatto emergere che in Argentina - più precisamente in Patagonia - i cittadini cubani viaggiano assai poco fuori dall'Europa. Questo come è possibile? Se fosse vero che la Patagonia è una regione geografica dell'America meridionale mentre lo stato di Cuba è un arcipelago dei Caraibi, l'Europa - intesa come famiglia di paesi europei a tratti democratici e a tratti visibilmente interrotti, potrebbe essere impercettibilmente molto meno lontana rispetto alla condizione climatica in cui sono costretti a vivere i cittadini cubani al di sotto dei sessant'anni. Pertanto ci è veramente difficile al giorno d'oggi immaginare uno spostamento solare che va dalla regione del Kashmir in India, fino al mar delle Antille. Il fenomeno però si manifesta solarmente nei periodi più caldi nell'Europa Sud Occidentale, pertanto non influisce totalmente sui viaggi rivoluzionari dei giovani cubani. E se cinquant'anni di storia confermano una rapida ma compromessa rivoluzione cromatica, allora il rovesciamento non può che avvenire attorno alla fine di luglio. Non è importante il tasso d'inquinamento presente negli oceani più popolari e/o popolati e/o popolosi e/o populisti, bensì la direzione in cui convergono i pareri degli studiosi americani, cresciuti possibilmente in famiglie libanesi e operanti in Groenlandia. Se tutto il mondo è paese, così come recitò in due tempi un famoso imperatore romano, allora ovunque andiamo troveremo i più evoluti cinque sensi, oppure il modello di educazione cinese in contrapposizione a quello siciliano o ancora, il senso del cambiamento repentino dei poli magnetici, influenzato non poco dal pensiero filosofico sulle energie rinnovabili mondiali.

giovedì 27 dicembre 2012

Nonsense#132

Quando il giorno è ormai finito
Ed il filo destro è blu
Io non posso aver capito
Quello che cucivi tu

Se però rubiamo i frutti
Dal giardino un po' più in là
Per cantar la trama a tutti
Ritorniamo in civiltà

Ho clonato un po' di cera
Sempre in spalla la terrò
Mentre aspetto il sol di sera
Dentro l'aria mi diluirò

Quanto manca al rosso vivo
Me lo chiedo dopo l'eco
Se una volta non ci arrivo
La seconda è un grosso spreco

Dimmi adesso a chi mirar
Se l'indiano è già in partenza
Posso forse stramazzar
Taglio il bruco sulla lenza

Quanto costa il tuo calvario
Me lo spiega una rivista
Mi accontento del sommario
E dei tuoi occhi non in lista

Qui possiamo dimostrare
La prudenza in due stagioni
Tu lo canti a tre zanzare
Quattro volpi e sei pavoni

Smetto adesso di firmare
I pensieri storti e neri
Cerco un panno per cantare
Con l'inchiostro dei pareri.


mercoledì 26 dicembre 2012

Nonsense#131

Attenzione attenzione. A tutte le unità di misura. Siamo qui riuniti nuovamente per comunicare a chi sarà presente domani che la Giuria del Giuramento Assente, presieduta dal Presidente del Giuro d'Italia, composta dal Consigliere regionale e dall'Aiutante comunale, oltre che da una rappresentante purtroppo inutile e da tutti quei giornalisti responsabili dell'energia prodotta dalla serietà dell'evento, valuterà ben presto tutte le candidature pervenute in tempo incerto alla Presidenza del treno regionale; dopodiché proporrà alla Giuria del Premio una rosa di venti nomi che potrà variare da un minimo di otto ad un massimo di otto, per un totale di ventitre. La Giuria del Consolato dei Consiglieri, composta da poche personalità variabili e costanti, esaminerà gli scritti sostenuti con le prove contrarie di coloro che verranno scelti in precedenza dalla stessa Giuria di Selezione; nominerà le tre finaliste di sesso maschile e, fra queste, decreterà, eventualmente nel tempo previsto per domani, con tutte le possibili schiarite a riguardo, la vincitrice suprema assoluta unica e inimitabile, proprio durante la festa di cottura di fine anno solare. Il pubblico, attraverso una votazione-pietanza, potrà esprimersi con un telecomando a pedivella, dando la propria preferenza ad una delle tre proposte culinarie in gioco. La candidata fortunata, durante la ripresa a più turni, riceverà un coupon di riconoscimento per poter accedere alla finale ligure con un piatto a scelta tra quelli proposti lo scorso anno. Ricordiamo ai qui presenti che non potranno essere cambiate le cartelle sulle spalle, tributi compresi, pertanto vi invitiamo a restare riuniti fino alla fine. Votate votate votate. Chi la vota la vince.

martedì 25 dicembre 2012

Nonsense#130

Abito in Chiffon. E ci sto bene, splende il sole. Abito in Jersey, tranquillo e carino, resto così. Abito a Piume di Struzzo, impegnativo, me ne andrò. Abito da sera, solo alla mattina. Abito in Pizzo, molto rischioso. Abito a Tubino, dove il nero mi divora. Abito in Gabardine, con lui. Abito a V, ma non posso dire dove. Abito a Camicia, elegante ma serioso, non mi piace. Abito con Pence, non lo sopporto. Abito con Paillettes, ci litigo.

Abito in Pelle, la tua.

Poi quando mi togli tutti i vestiti perdo la casa. E non abito più.

lunedì 24 dicembre 2012

Nonsense#129

Ieri pomeriggio tutto il mondo di qua (abitazione) ha notato il cielo di là (supermercato). Non è per scaramanzia che lo dico, ma semplicemente per convenzione. Con il giallo iniziale delle 16:00 abbiamo ottenuto uno sconto pari al 10%, l'arancione delle 16:30 ha consentito un 3x2 mentre il rosa delle 17:00 ha permesso di caricare sulla tessera il doppio dei punti. Oggi sta nuovamente a noi decidere che tipo di convenzione usare. A me, ad esempio, il giallo piace molto in estate pertanto credo che, essendo ora inverno, non utilizzerò lo sconto. Oltretutto mi sono accorta che si sono ghiacciati i gradini esterni, quelli accanto alla rampa che porta al parcheggio superiore, facendo emergere un leggero strato di verde, pertanto non potrei sceglierlo, a prescindere dai prodotti comprati. L'arancione porta astio e sei persone ricoperte di astio che si aggirano tra le corsie sono troppe (ho semplicemente moltiplicato il 3 per il 2). Il rosa antico è schifosamente romantico ma anche piuttosto filosofico, ricorda un po' i centrotavola essicati, oppure i nomi delle persone scomparse; credo che sceglierò quest'ultima convenzione, ossia il doppio dei punti. Non è difficile accumulare i punti, basta decidere di svegliarsi cinque minuti prima del solito allarme, scendere le scale di corsa abbandonando le scarpe ed ecco che la cassiera caricherà i premi comodamente da casa sua. Fortunatamente le hanno dato un giorno di riposo che coincide con quello lavorativo. L'argomento lavoro è assai complicato: non si tratta solamente di decidere quale colore del cielo indossare, qui siamo di fronte a scelte importanti che determineranno l'evoluzione dei rapporti umani. Una cassiera non può presentarsi sotto mentite spoglie, al massimo sopra. Non vorrei sembrare cinica, ma lo sono. Altrimenti rischiamo tutti di ritrovarci in fila indiana, con i fuochi fatui tra le mani, aspettando che i raggi infrarossi facciano il loro effetto e perdendo tempo con tutti quei fintissimi regali a due. Con questo cosa voglio dire? Non è così complicato da capire, basta leggere tra le righe. In particolare tra la prima e l'ultima.

domenica 23 dicembre 2012

Nonsense#128

Avete presente le fessure delle tapparelle che parlano? Oppure le mandorle tritate nel mixer prima di gennaio? O gli occhi azzurri quando cadono su quelli verdi? O un parapetto ricoperto di lana bucata? O un pannello in polistirolo scritto da un bambino? Riuscite ad immaginare due persone cieche che vanno in Corea mentre fanno benzina? O quando piove senza dirlo? O ancora, quando arriva l'autobus mentre la gente ride davanti agli specchi, sulla tangenziale ovest? E il lavoro perso tra le righe? E poi, le tempie ricoperte di cioccolato? O il profumo delle proprie origini? La terra bianca solidificata dopo aver giocato sui tavoli? Le telefonate riconosciute dai laser? Avete presente l'erba del vicino di ombrellone, in un calmissimo mare filtrato, come le tisane? O un personaggio che porta il nome di un attrezzo da officina? I ricci chiusi dentro alle spazzole? L'automobile guasta che gira attorno al cambio? Il fiume attaccato alla presa del telefono? I metri che dividono un cerbiatto da una ragnatela? La lampadina al muschio bianco? Avete presente il nodo scorsoio censurato ai minorenni? E le corse senza i pannelli solari? Gli appassionati di eco industriale? La polvere che si deposita sui falsi autori? I termometri autogestiti? Le serrature di traverso, quando le chiudi e puntualmente scappano? Le scapole asimmetriche nei giorni di agosto? Le canzoni ricamate con il brodo di pollo? Le carte colorate mentre stai per rubare una sigaretta? Un bosco venduto al discount? L'uva appoggiata sul polso sinistro? Le vocali sui portapacchi? E vi immaginate un invito diverso dall'altro? O ancora, il clima regalato ad un cane che non è il vostro? Avete presente il significato di qualcosa? Ecco, più o meno è così.

sabato 22 dicembre 2012

Nonsense#127

Ho stirato una compilation di fine anno lasciando tracce di musica nelle tasche. Questo sarà il mio regalo, che però non è presente in casa. Un regalo non presente, proprio come sono abituata io. Il 31 dice che pescherò una carta e poi mi asciugherò le mani, preparerò la mente sulla sdraio, ascolterò l'acqua calda senza schiuma e non giocherò con le bugie tra secchielli e palette. Di solito io busso senza suonare perché a suonare ci pensano gli altri, intensamente. Ma talmente intensamente che le corde mi vibrano come se dicessero la verità dalle radici alle punte. I miei desideri frantumano i timpani, spaccano i tasti, cambiano i testi e tagliano il filo del microfono; si riposano sempre dentro ai cassetti più alti cosicché io faccio un fiocco alla scala e poi mi tuffo di testa, perché funziona sempre la pratica del contrario in discesa e del dritto in ascesa. L'età non c'entra. È troppo breve rispetto al colore dei capelli; dicono che non c'entra. Infatti non c'entra, ho provato a spingerla ma lo spazio tra un gradino e l'altro è troppo poco, allora sapete che tipo di soluzione ho studiato? Quella salina, perché mi è sempre piaciuto leggere il mare d'inverno. Ho scritto a mano sulla sabbia perché non mi sono mai piaciute le bambole. Poi ho scritto a computer sulla gola perché le mani stavano studiando. E infine non ho firmato il contratto, quello che accelera il battito, solo perché credo che la libertà di una penna a sfera sia qualcosa di raro e introvabile. Ero piccolina quando iniziai a nascondere i pezzettini più piccoli dei pensieri nelle soffitte delle case del quartiere. Devo ammettere che è servita questa pratica perché, in teoria, i piani alti e polverosi sono quelli più sicuri e più scuri, mentre quelli bassi rischiano di esplodere se esposti al sole per troppo tempo. Magari mi sarei ritrovata dall'altra parte del mondo, lontana da qualcuno che ben presto sarebbe arrivato a stendersi sui fili, silenzioso come l'inchiostro nero. Ho fatto bene. E a volte male. A che servono i cerotti? Solo a farsi la ceretta. Di anni ne sono passati trenta e se divido l'età per quel numero di anni il risultato non cambia. Come il numero civico o quello del telefono. Nessuno te lo cambia a distanza. Però quando poi incontri qualcuno e ti presenti (anche senza regalo), passano tre secondi e già non puoi più chiamarlo a voce. Chissà perché! Incontro-scontro-nome-memoria. Questo è l'ordine giusto, altro che scalette. Una volta ne rubai una da un palco! E fu in quel preciso istante che la mia testa decise di far accomodare delicatamente i suoi desideri nei cassetti più alti, accanto al tasto play. Così, per pura comodità intellettuale. Le scarpe riposano a terra tutti i pomeriggi e la mente vola a tempo di musica tutte le notti, tenendo il ritmo con una mano sull'altra: un equilibrio perfetto dove non serve nemmeno il sapone.

venerdì 21 dicembre 2012

Nonsense#126

La riforma fisica della legge mandibolare, in vigore dal giorno 1 già da domani, contiene delle buone novità con carica positiva ++, nonostante la sua visibilità sia minacciata dalle lucine di Natale presenti in ogni dove, un po' come i gabbiani nelle canzoni degli anni novanta. La parte saliente è rappresentata dalle forze con carica negativa che dichiarano alle imprese, soprattutto quelle spettacolari, un'uscita dalla crisi con il botto di capodanno. Va fatta però una precisazione: l'acceleratore non va premuto a scatti solo per promuovere l'ascesa del potere additivo sulle tavole imbandite (dato il periodo di festività), bensì va accompagnato fino all'uscita dei bilanci e lasciato riposare per almeno una notte, aspettando in silenzio la ripresa degli spazi, dove disporre doni per i più piccini. Gli accordi iniziali erano in si, poi ad un certo punto i tribunali della zona nord si sono dimenticati gli strumenti per attestare la veridicità delle ostriche, tant'è che il tricheco e il carpentiere se le sono mangiate sulla spiaggia di Alice, finendo l'anno con un bilancio negativo. C'è da sottolineare che le ostriche hanno subìto un forte aumento di prezzo già a partire da Gennaio 2001, ad esempio al mercato del sabato; pertanto i creditori ittici ora si trovano in forte difficoltà soprattutto per quanto riguarda gli appalti pubblici di sperimentazione. Poiché si discute spesso di crisi d'impresa mutilata, pare ovvia l'attenzione posta sul divano, accanto al tavolo; un'attenzione stesa da avvocati principianti con una laurea scontata, su un divano a tre posti fissi, pagato in 36 rarissime rate a tasso fisso, e poi messo in una cassa, e la stessa in un fosso, coperto da una massa di rossa lanugine. In sintesi distesa, i tratti realmente qualificatori del suddetto intervento normativo detergente, quali sono? Tali e quali? Ai quali non si comanda, essendo - la nostra - una società articolata su più piani, estranei principalmente ai concittadini automuniti. Non si tratta di rigovernare i conducenti, tutto il mondo animale che sorride va tenuto in considerazione, anche se le difficoltà si faranno avanti con prepotenza redditizia e le comunità finanziarie proveranno sempre più spesso a fruire del cosiddetto "progresso carapace".

giovedì 20 dicembre 2012

Nonsense#125

Il principio.
















Le venature fredde. Il ragno. Le stringhe bianche sulla pelle nera.

L'aria sul collo. L'ultima lettera che non c'è.

Il giallo. La coperta.

1979.






 









La fine.


mercoledì 19 dicembre 2012

Nonsense#124

Vediamo quanti di voi la sanno scordare, in La maggiore. Se poi avete un cuore e una camicia, vendete la camicia, possibilmente nei dintorni.

Ehm ehm. Minori e Maggiori, un applauso.



"Acchiappa i gatti quando ti giri
Dentro ai geni che parole sai
Acchiappa i gatti corti in gabbia non li mordi mai
E hai speso per il gin
La testa di fuoco
Di quelli che non sanno e forse non ti spoglieranno mai
Acchiappa i gatti morti e scappa se poi non li vuoi

Micia che ha le corde storte sembra avere un ego grande
Mostarde dopo il bere, mostarde
Vado a rifinir la squadra e i posti letto da adottare
Azzurre son le piste se non ti lascian stare

Ehi ehi bevi e butti gli ex
Mangi viola, prendi quota, in quota dopo non resisti più

Miao buono buono, viaggio in Laos e un faccio un gol
La museruola bianca te la metti tu

Acchiappa i gatti quando ti giri
Dentro ai geni che parole sai
Acchiappa i gatti corti in gabbia non li mordi mai."

martedì 18 dicembre 2012

Nonsense#123

Tutte le mattine Orwis Jumminfeet effettua una stesura a ripiani di un saggio breve sulla forma degli abbracci collettivi di cattivo gusto. Orwis Jumminfeet è il più famoso saggista breve con il salto in lungo, sociologicamente rimandato e impropriamente stabile, meglio conosciuto come "quello dal collo in giù". Scrive concetti irrilevanti che lasciano il lettore mp3 vuoto e sentimentalmente scoperchiato. Fantastiche introspezioni antologiche sugli spazi esterni che si corrodono e che fomentano le intuizioni urlate dai ragazzini innamorati di fatti, o luoghi o cose puramente casuali. Altro che canzoni d'amore perduto o ritrovato, dai soliti ritornelli scopiazzati e scoppiettanti; qui siamo di fronte a Orwis Jumminfeet, il più lungo saggista breve della storia degli abbracci formali, formosi e firmati bene. Pertanto lo salutiamo. Buongiorno Orwis. Di quale abbraccio vuole parlare, oggi? Mediocre o salutare? Con la mano? Lo vuole alimentare? Quindi preferisce mangiarselo? Beh, d'altronde... Chi non ne ha mai assaggiato uno? Ebbene sì, lui può insegnarci a farlo nella maniera più dissacrante, inoltrandosi pezzo per pezzo, a capofitto, in quella miniera di pillole ai carboni attivi che il nostro stomaco avrebbe sicuramente da proporgli. Abbracci bilaterali di cattivo gusto, non amari ma, anzi, forse troppo dolci, abbracci uniti da elastici ereditati nel tempo, abbracci attaccati al colletto e abbracci stabilizzati su cuscini singoli. Orwis ha parecchio da dire sugli abbracci, di tutti i gusti... Ma certo che no. Solo di cattivo gusto, come sottolinea ogni volta l'autore, armato di evidenziatore a pile. "Non spreco tempo come gli amanti del gelato, fermi intere ore, in file a colonna davanti ai vetri estivi, io preferisco andare direttamente allo schifo, l'effetto è immediato e soddisfa chi mi legge sulla gravità." Come dargli torto? Semplice. Cercando di convincerlo che il suo gusto non si discute, nemmeno se la massa che rimbalza sulle idiozie dei giornali si unisse fino a prova contraria.

lunedì 17 dicembre 2012

Nonsense#122

Per svolgere un esercizio sulla morte che giunge insensata - almeno all'inizio di un giorno scaramantico, come questo - dobbiamo compiere un giro su noi stessi affinchè l'istinto di incredulità di fronte a certe connessioni virtuali, sia così elevato al punto di fiutare nell'aria solo profumo di rose secche e di latte solare. Magari con la forma di un viso sul torace. Il nonsense più lungo del mondo? No. Il nonsense più triste del mondo. Oggi. Alle 12 circa. Le persone a noi care. Oppure la merce più economica? Paradosso. Cosa ci ricordiamo di più? Mettiamoci un po' di sensazione: azione sensata, quindi? È per questa ragione che la grande maggioranza degli allergici rifugge istintivamente dall'idea di affondare la propria mente fredda in gola, per respirare meglio e profondamente, senza considerare come e quando avviene e soprattutto perchè. Più o meno, su per giù; la matematica che cade su un uomo è sbagliata. Pur-troppo spesso è nata poco tempo prima. Dato che "morire" è un verbo all'infinito, perché rompere l'anima del tempo nascosto nei pacchi regalo con i fiori all'occhiello sulle lenzuola, aggiungendo il sale nel piatto dell'angoscia della morte stessa? Meglio star di buon animo e pensare a vivere; frase sensata e a lui nota. A morire ci pensa lei. Sull'uomo. Frase sensata. È l'azione ad essere un nonsense. In questo ragionamento vi sono due punti deboli, il nord e il sud. Oppure l'est e l'ovest. Oppure due lettere. La V. e la P. Senza un motivo sensato. La prima filastrocca da cantare servirà per preparare adeguatamente una pietanza improvvisata, il secondo indovinello invece per mangiarla in compagnia, ma se dopo un messaggio scritto, la scottatura sulla pancia si dissolve come un ciuffo di vapore nautico, staremo a dieta. Parallelamente è come se uno studente scrivesse con un gessetto sul banco: "Penserò a studiare quando il sole cadrà nel punto più alto." O come se un nuotatore gridasse sott'acqua: "Vincerò la gara quando sarà il momento; per ora procedo a piedi." Sono entrambi metodi di misurazione legittimi, ma troppo sensati. È evidente, infatti, che le probabilità di affrontare da guerrieri una determinata situazione triste dipende in primo luogo da. Il nulla. Non dipende. Va così. Stupore celere. Mente fredda in gola, inspirazione sociale dal naso, deglutizione di acqua salata, riapertura degli occhi e l'ultimo saluto. Ciao alle due lettere sbagliate che nascondono le due iniziali reali.

domenica 16 dicembre 2012

Nonsense#121

Agguanta una mela. Ma chi l'agguanta la mela? Mi sono ripromessa di non chiederlo più. Ma ammetto di non resistere al desiderio. Soprattutto in questi giorni post semina e pre raccolto. Posso oltretutto rivelare che ieri, sotto la neve, sopra le panche della palestra dove solitamente l'egagro sopravvive, ho trovato due metri di buccia verde. Secondo me in origine erano almeno tre, ma qualcuno deve averla trovata prima e se l'è mangiata come se fosse una specie di mangusta. Una specie protetta. Quindi femmina. Tutti vorrebbero una mangusta per amica, ma se il suo mestiere è vivere la vita allora meglio rimanga sconosciuta. L'equitazione è il sintomo d'amore numero 1, poi arriva il canto numero 2 al quale non sappiamo rinunciare. Nemmeno quando nevica. Le conseguenze dell'assunzione della mela spesso fan soffrire, a turno ci si può consolare sopra le panche, quando ad esempio vogliamo stare un po' da soli.
Troppo docile la mangusta, non fa per me. Il mio vicino infatti, comunemente detto "spasimante" data l'età, la sera della scoperta ha notato la mia espressione algebrica e mi ha prontamente chiesto: "Le gusta la mangusta, signorina?" - "Mango è meglio." Ho risposto io. Ecco. Lui da quella sera è sparito, vecchio vegetariano acrobata postmoderno, con la sua cravatta scozzese appesa al cancellino della palestra e con i tacchi divisi a metà. Allora io, un po' perplessa ma nemmeno troppo, sì un po' ma non esageratamente, nella media, nella norma, nel pennino da china insomma, sono andata a Documentarmi, un paesino dell'Asprodolce, dove ho scoperto che effettivamente le manguste si gustano sia il mango che le bucce di mela. Non l'avrei mai detto, a nessuno. Ora mi trovo costretta a farlo, con tutti. Hai saputo? Scherzavo. Ci hai creduto? Baravo. Mi dispiace tocca a te. La semina dell'altro giorno è ben riuscita e il raccolto è un racconto fantasma. C'è ma non si vede. Né si sente. Come i fantasmi bassi e muti, i famosi nani fantasmi da giardino. Ci sono ma non si vedono; un po' per l'altezza e un po' per la consistenza. Base per altezza diviso consistenza. Il risultato è sempre la mangusta. Ottimo direi. Praticamente ora vi spiego: ciò che bisogna fare in periodi come questi, quando la neve si deposita sopra le bucce, è innanzitutto ascoltare la propria voce allo specchio, ricordarsi di tagliare i tubi dell'irrigazione del giardino per evitare di congelare i nanetti, sciogliere la neve a 20 gradi, non fingere di non sapere, ammaestrare la mangusta (sempre se si riesce a trovarne una), sbucciare la mela verde e ascoltare l'ultimo cd di Mango. Quando le orecchie iniziano a sanguinare, all'incirca dopo un secondo doppio, cantare il cambio e cambiare il canto numero 3. Ogni riferimento è mirato e non sensato. Senz'altro, non mancherò. O mangherò?

sabato 15 dicembre 2012

Nonsense#120

Da Reggio a Parma a Modena a Carpi ci sono dei chilometri da percorrere. Al contrario, invece, ci ci ci possono essere errori di scrittura. Oppure di calcolo. Lo chiamavano Ambi ed era nella classe 3'c da qualche anno lunare. Non amava particolarmente studiare ma studiava particolarmente tutti i giorni quando arrivavano le 17 pagine di storia. Si trovava tutti i giorni con gli amici sul fiume secco, ma solo di giovedì; passava le sue estati guardando le rotaie dei vecchi professori in disuso e bevendo decine e decine di ammonio. Lo comprava da un rivenditore di scaldavivande in erba, lo pestava finemente per poi assumerlo alla luce del mattino quando ancora faceva buio e la sua faccia era ancora fluorescente. Si faceva da Reggio a Parma a Modena a Carpi in meno di un minuto con la sua bicicletta morta giovane e nel ritorno sbagliava puntualmente a mettere l'acca e i suoi accenti non avevano mai la postura corretta. Se poi lo si incontrava e gli si chiedeva «Ehi Ambi, trepertre?» era la fine. La fine di un'elica, la fine del sesto senso, la fine dell'altalena, la fine dello struzzo (con la testa che conta i numeri al buio) la fine di paglia di un estro chiuso di un tizio di un paese di nome Ambi di qualche anno più in là. Ambi, come Ambi. Nessuno gli rubava la tosse, nessuno aveva il coraggio di farlo. Era piuttosto bruttino, assomigliava alla verdura cotta al vapore. Poi un giorno visse felice e contento.

venerdì 14 dicembre 2012

Nonsense#119

Non è che non sopporto il freddo. È che la marmellata sopra il pane, senza aver spalmato il burro, non dice nulla. Zitta e immobile nel suo barattolo, scambiato con un calzino al mercato del mercoledì. Come ti può piacere un colore caldo se siamo a dicembre? Lo sa anche un bambino che un orologio senza lancette non gira mai in senso antiorario durante la settimana della frutta, ma attende imperterrito che gli vengano messe le pile con il giusto gusto. Eppure continua a fare freddo. Lo dicono anche in Puglia, ovviamente con l'accento greve sulle angurie. Se dovessi fare un paragone mi verrebbe subito alla testa... un cerchio perfetto, o un occhio pitonato, perché è da quando mi sono tagliata i capelli che non si rimarginano più. La farmacista mi ha consigliato di non tenerli troppo al freddo, potrebbero sbiadirsi. Ma chi ti dice che io non stia bene bionda? Ma non sopportando il freddo non lo saprò mai. Quante cose mi perdo, solo perché fa freddo. Anche le mie stesse orme. Perse. In Persia. Sia mai. Mai le ritroverò. Forse in estate, ma non è detto che io torni laggiù, perché le discese scoscese non rimangono accese per tutto il mese, pertanto canto accanto al quotidiano del
Santo. San Buzzurro Liberato, il santo protettore delle libellule azzurre. Cade il 14 dicembre, ogni volta di testa, poi si rialza e le cattura con un retino per farfalle. Incoerenza pura, come una soluzione acida. Libellule e farfalle, antagoniste nel film e anche nella vita reale. Lo hanno ammesso loro stesse durante il primo esame di università. Era un giorno freddissimo, come il burro, si ritrovarono una accanto all'altra a guardare il loro Santo protettore lanciare le lancette e impilare le pile, discendere fino in Persia per un mese per poi tornare a cantare accanto a loro. Ecco, ci risiamo. Non ricordo più l'inizio di questo nonsense, sarà il freddo.

giovedì 13 dicembre 2012

Nonsense#118

Canzoncina dell'oliva.

Sveglia che è tardi! Io mi vedo l'interno che più o meno è così: sono io ed eri tu, mi ritrovo a zappare l'arazzo per spostare il ragazzo e a concimare la statua per sottrarne la terra. Oh oh oh! A camminare con te, da soli e tutti e due, insieme, noi che ci muoviamo come le ossa dei muli quando camminano sui fogli di lana, insieme! Quei colori che si macchiano se li appendi fuori dalla finestra. Insieme! Poi i soldati senza i baffi e l’amore panoramico; poi nel buio uno di noi si allunga e vede la fame, aldilà di Plutone, esploso! Boom! E soli soli e stelle stelle. Ritorno a chiudermi ma vorrei stridere i ritornelli. E allora che si fa? Ritorno a coprirmi gli orizzonti. La la la la! Potresti colorare quella maledetta parentesi tonda mentre sto per partire. Potresti. Restare vanitosa con tutti gli scudi o prendere la semina diluita? La vita! Per due soldi le pallottole vagano nello stagno, come fossero melograni acerbi. Ritorno a me: eccoci, insieme, siamo come i paracadute, insieme, la faccia sulla goccia, una dopo e una prima, insieme, per poi traboccare sul gioco del sonno vagante e tu che vuoi sapere se giri nei giochi oppure miri nei fuochi. Sai di bello. E per finire mi brucio la lingua. Ahi! Quindi non riesco. Ahi! Sai di fresco.

mercoledì 12 dicembre 2012

Nonsense#117

Voglio ciò che ti serve come un rospo d'estate, un divieto, un frammento, uno stop sulla vetta. Tu ti lasci fingendo, per poterti mangiare la famiglia di terra e la luce del Po. Poi un tonno, un salmone e un'arma di vino, con il microfono spento nella casa di stampo. La milza che esplode sulla giacca montana, colata di argento e cresta di iena. Risata fumante che si droga di cera, passeggiata tra i gesti la domenica notte. Sei il pranzo contrario e la sete di orario. Mangi pioggia che scotta, sei un sabato all'aria, come il conto che fischia, rompi il dente che ascolta. Bevi litri di gesso, senti il tuono di un sesso, vuoi sì, vuoi no, vuoi il forse che cerchi, una frattura di carta con la zebra a pois. Arrivo al pensiero che ciò che cercavi è come un ponte in granelli per uova di amianto. È il sensore giù al nord e la poltrona che viaggia, sei un paziente che fonde una visita assente, con il pozzo di neve che parte e che va, verso un viso calante su una pena a metà.

martedì 11 dicembre 2012

Nonsense#116

Antropologicamente parlando è giunto il tempo di Natale. Natale è un tipo frettoloso e come gli idraulici balbuzienti è alto, basso e con i capelli che arrivano alla pelle chiara. Infatti il problema non sta nel supporto, ma nelle modalità. Un po' come nella moda italiana. È tutta matematica! Questa è una mia idea. Voi credete di esserci portati? Da Natale in poi, intendo. Mi ricordo il mio quarto incontro con Natale. Al tempo faceva parte degli studenti con i dischi dei freni leggermente drogati, quelli che si suonano alle feste di fine piazza a poco prezzo. Io ero nel corso degli anni e lo vidi sul suo lato opposto, aveva un cappello da baseball appeso alla musica e, quando tutti erano pronti per gli esami, lui svanì. Altro che appuntamento al buio con quei tre bugiardi giocatori di baseball. Altro che squadra per sartoria. Un anno poi, arrivò addirittura buono buono e piano piano, con le piante carnivore; praticamente un ossimoro. Come un bistecca vegetariana. Natale ne andava ghiotto; diceva che quella di sudare era un'arte che lo rendeva sempre particolarmente incredulo. Adesso lo sono anche io. Forse troppo sicuramente poco. Natale e compagni non si parlano più, nemmeno senza bere il vino al veleno. E quello adesso chi è? Lo vedo dalla finestra, lo faccio entrare solo per consigliargli un blitz a destra, ma posso scrivere anche minestra sinistra, se la vuole. Natale si dimentica sempre la palla ed è per questo motivo che le modalità avvelenate non sono mai quelle giuste per un bicchiere. Ma finché non se ne accorgeranno lui e i suoi compagni, io posso solamente strizzare gli occhi (che di acqua ne hanno troppa e non conoscono ancora il DNA della centrifuga) e guardare l'orologio che non indosso mai al polso della caviglia, bensì lo lascio stanco sulla porta della nostra casa, nel mezzo della nostra strada. Natale arriva, si accorge, si gira e si porta un solo punto di saturazione. Questa volta.

lunedì 10 dicembre 2012

Nonsense#115

Una volta, quando avevo gli anni in tasca, mi sono addormentata ridendo a squarciagola. Però non me lo ricordo perché ho la netta sensazione di essere stata un pesce rosso con il nome stampato sul retro della tshirt. Probabilmente vittima di un complotto a sette. Se li becco, me li mangio. Il nome vero era stampato in digitale terrestre, ma con il blu che veniva dal cielo. Quello finto invece era trasparente, visibile solo tramite la cornetta del telefono a gettoni. Ma si trovano ancora? Caspita, lo spero... Altrimenti sarebbe un problema perché non saprei come chiamarmi. Comunque. Quella volta fu una situazione davvero divertente per chi mi guardava da dietro gli specchi! Cioè vi immaginate la scena? Il riso sul pesce rosso con il cotone colorato di blu mentre io dormivo. Fantastico! Tipo il cast di un film di Santovino! Quel genere di film che danno solitamente nel parcheggio del cinema nei giorni di neve, a fianco del supermercato, dietro le poste, vicino al municipio, con lo sconto incorporato nel prezzo del biglietto già strappato. Bisogna raggiungerlo a piedi uniti, tra l'altro. Ciò significa che tra uno e l'altro, cioè tra un piede e l'altro, non ci deve essere spazio nemmeno per il biglietto. Si rischia di arrivare in ritardo per la prima. Mentre la seconda volta invece è sempre meglio portare il pesce rosso e riservare un posticino anche per lui, magari lì all'aperto che se piove sopravvive. Di storie simili ce ne sono di diverse, ma non ho il tempo necessario per staccare tutti i bottoni dai piatti pertanto mi limito a sventolare i battiti accelerati. Tanto più che si sono rallentati già da qualche giorno, dopo aver mangiato per l'ultima volta la prima fetta di pane.

domenica 9 dicembre 2012

Nonsense#114

Ma se moltiplichiamo il numero delle finestre diagonali dell'ex acciaieria per l'altezza dell'edera, solo quella bagnata, otteniamo il valore della serotonina? Altrimenti incollo i vetri e la risolvo così.

sabato 8 dicembre 2012

Nonsense#113

"Gli antichi personificavano e adoravano i fiumi ... mentre la salamandra vive ne lo foco." Quella di personificare e adorare i fiumi è un'antica arte, che già esisteva ai tempi del colera, quando intere popolazioni si aiutavano tra loro per controllare meglio la lavorazione del cotone e creare così le vesti sacre. Nell'ultimo periodo storico però, quello che va dal 2 al 7, è cresciuta maggiormente la moda tra le donne di trasformarsi in salamandra. In questo modo è consentito loro di potersi abbronzare per mesi ininterrottamente senza scottarsi le mani. Fiume e salamandra sono due elementi che si abbinano bene tra loro come il polline dei fiori con i biscottini al cioccolato amaro preparati dalle sacerdotesse puritane. Da sempre gli ipocondriaci hanno paura di camminare sulle sponde del fiume mentre una ragazza vestita da salamandra di carta sta prendendo il sole; pertanto si chiudono in loro stessi evitando il contatto con l'acqua ossigenata. (Non cercate spiegazione che unisca questo nonsense a voi, sto semplicemente usando due termini.) Con l'arrivo della festa primaverile universale le popolazioni che un tempo cantavano in acustico esorcizzando la paura del colera, si riuniscono alle ore stabilite nel giardino di terra friabile e scavano buche asimmetriche tanto grandi al punto di creare i fiumi per le salamandre più belle. Praticamente quelle che ci stanno aspettando e che noi non conosciamo ancora.

venerdì 7 dicembre 2012

Nonsense#112

Vi siete mai chiesti di cosa si parla nelle stazioni delle metropolitane durante i pomeriggi invernali? Io sì. Di che cosa si parla nelle stazioni metropolitane nei pomeriggi invernali, Peris? Ho scoperto che uno degli argomenti più trattati sia tra i passeggeri al limite sia tra i sostenitori delle tenebre diurne è lo zucchero sotto la luce al neon. Come si scioglie, se si scioglie, quanto tempo impiega a trasformarsi in acqua senza farsi notare, a cosa serve e che colore assume dopo almeno cinque fermate di metrò? Soprattutto se ci troviamo a Torino. Devo ammettere che lo zucchero sotto la luce al neon si comporta diversamente in base alla città in cui avviene il fenomeno. Mi trovavo a San Marino e mentre il treno stava ripartendo (però ero alla stazione ferroviaria) ecco che lo zucchero diventa blu proprio mentre un passante saliva. Dal verbo salivare. Lui saliva, io guardavo. Se fosse successo in estate la lontananza tra un vagone e l'altro probabilmente avrebbe facilitato lo scioglimento. È inutile ribadire che esistono due tipologie di passanti; ma lo farò. Esistono due tipologie di passanti. Quelli corti e quelli larghi. Entrambi finiscono puntualmente intervistati dai controllori ed entrambi non fanno altro che vantarsi di come il loro zucchero sia ben riuscito. Fanno bene, dato che è l'unica cosa di cui possono parlare tra un viaggio di andata e uno di ritorno; poi nelle pause estive, quando lo zucchero sotto la luce al neon al posto di sciogliersi si solidifica, parleranno di chiavette USB e di quanta capacità hanno, magari la stessa dei vagoni dei treni dipinti con i colori a zucchero.

giovedì 6 dicembre 2012

Nonsense#111

Per fare un se sei in un periodo, per solo un minuto appeso davanti. Abbiamo un orologio. Esercizio. La vita per chissà quali ragioni, in quel caso basterebbe. Porta soltanto a pensieri non ma da mentre io penso che. Ai massimi livelli, noterà sicuramente l'allontanarsi accumulata. Al traguardo sperato però. Raggiungimento è inevitabilmente. A mantenere una determinazione che con gli obbiettivi iniziali? Può. Il motivo. Esempio di. Fortuna? . Quando eravate piccoli, alla tv? La stessa scusa. Differenza sta, coscienza viene. Una particolare preparazione, perché vi ricordo che. Attenzione a non. Tra e. Riescono a capire si instaurano nella; di fronte a sono assolutamente tutti. Si nota ad di comunicazione mentre. In considerazione che questo pianeta sono uguali quando due. Di tutto. Capìta la chiave una musica in un momento completamente. Purtroppo è un pensare di totalmente quando prima di da me non si la parte che e che allo stesso modo. Porsi una domanda. ? Arriverà da sola, tardi accorto così. Non era giusto stato perso.

mercoledì 5 dicembre 2012

Nonsense#110

Non ricordo perfettamente cosa bisogna utilizzare per iniziare a parlare di telecinesi. So per certo che sta scritto in una lingua strana da qualche parte qui sotto, in fondo alla via principale a fianco della stanza al piano superiore; il fatto è che questo famoso biglietto della fortuna l'avevo tolto dalla tv e messo in qualche cassetto dell'armadio dietro la cassettiera, sopra le ante e ora non riesco più a trovarlo, nemmeno se tolgo i pantaloni della tuta per mettermi i jeans. Potrei ricostruire tutta la storia del caldo cinese che si consuma tra le mani in aria semplicemente inventandola. Ma il risultato non sarebbe sicuro al 109%. Potrei chiedere alla mia vicina di casa che a sua volta lo chiederebbe alla vicina di banco di sua figlia, che la scuola tanto l'ha finita da un pezzo. Grande, tra l'altro. Spostato con la mente. Oppure lascio perdere la telecinesi e i discorsi e inizio a pensare agli amaretti africani che nel forno non sanno cuocersi come tutti gli altri amaretti. L'ho sempre pensato. Ma alla vicina non gliel'ho mai detto a parole mie, tipo sfregando le mani fuori dal finestrino dell'auto di mia madre. Quindi l'unica soluzione per ora è contare tutti i minuti, poi domani vedrò di creare un po' di caos riordinando la soffitta, come minimo lo troverò lì, addormentato e freddo. Ma chi? Il principio, ovvio.

martedì 4 dicembre 2012

Nonsense#109

Cristina ha il sangue giallo. Una realtà difficile da accettare che spesso la porta a confezionare i confetti sugli scivoli dei giardini pubblici prendendo la rincorsa. Se ne è accorta all'età di sua sorella e non è stata una piacevole sorpresa. Mentre la sorella dormiva, quel giorno ha anche fatto una prova cromatica generale. Il risultato? -9. Dopo il diploma Cristina ha preso un mazzo di carte plastificate con i poli opposti e si è diretta verso la salita, lì ha finito i soldi a causa delle spese legate ai polsi e ha iniziato una cura per imparare a disossare le cose. Quando finalmente tutto era pronto si è trovata però nella classica posizione di chi deve sparare per la prima volta ai semi di papavero. Fatto questo si riposò. Il terzo giorno si cambiò. Poi si addormentò. E con il bicchiere fece una "O". Naturalmente pari a zero, per dimostrare ai servizi sanitari locali pubblici la sua totale dipendenza dai farmaci anticoagulanti. A metà cura cambiò addirittura il tempo, passando a quello più passato, spezzettato e concluso tutto sommato bene. Non ci resta che fare un augurio a Cristina, sperando che possa ritornare al più presto a festeggiare con i condimenti naturali e iniziare a vivere con una nuova cintura sui fianchi. Magari non troppo bassa. C'è sempre il rischio nebbia.

lunedì 3 dicembre 2012

Nonsense#108

Ho abbassato la faccia della memoria fino al pavimento. Dite che ho esagerato? Non sono esperta di pagamenti miracolosi a seguito di esercizi costruttivi, pertanto mi sembrava coerente accettare la spinta verso il basso. Oltretutto la chitarra, a mio avviso, è stata recapitata scordata. Altrimenti non si spiegherebbe questo fatto della memoria. Se mi fossi ricordata il giorno esatto e l'ora esatta forse la natura avrebbe lasciato più spazio agli eventi e trenta. Se poi fossi stata così brava a leggere tra le righe non avrei fatto nemmeno troppa fatica ad abbassarti il naso per capire cosa stai pensando in quel momento particolare. Mi cresce addirittura il pensiero in testa. Strano, vero? E poi questo fatto. Dopo la prima volta...sempre lo stesso, come avrete potuto notare. Io dico che basterebbe lasciare a casa propria l'intuizione, così...giusto per un po' di rispetto e subito dopo lasciarsi increspare dalle onde più pulite. Ma come si fa? Questo dipende da noi stessi. E dalle stesse righe che pieghiamo quando ci abbassiamo fino al pavimento per storcere prima il naso e poi la memoria. "Ah beh, sei brava tu!" Certo, stronzo. Conta fino a 3 senza nuotare che poi vediamo chi impiega meno tempo a trovare tutte le curve della zona. Manco fossi una ruota. Manco a chi. Sì, lo so. Ma non è dimostrabile, dicono gli arbitri mentre si incastrano nel loro stesso rito. E dopo aver fotografato i primi centomila arrivati a mille metri s.l.m., senza preoccuparmi del consumo, sapete che faccio?

domenica 2 dicembre 2012

Nonsense#107

Penso ai gattini bianchi che dormono nei bicchieri per il vino e ai dolcetti a forma di curiosità. Mi accontento della forma tecnologica moderna più bassa e mi rifocillo con il latte che si ferma ad un terzo del mio corpo. Non tollero i tacchi in polistirolo perchè amo i suggerimenti non detti. Mi riempiono il colon. Va così, fino alla fine del primo pasto disegnato nel sogno di questa notte sottocutanea. Il resto è preso, il pretesto ve lo dirò domani. Chi si accontenta ha l'almanacco. Mentre chi muore fa da sé. Con doverosi ossequi, resto qui con l'apostrofo plurale in posizione.

sabato 1 dicembre 2012

Nonsense#106

Ho scoperto di avere un cane nel baule. Uno di quelli con le orecchie grandi, che mordono piano appena sentono qualcosa di forte. Quindi devo trovare qualcuno che mi aiuti a sostituire i denti che ha abbandonato sul davanzale quando aveva otto mesi, con un impianto dentale più moderno, possibilmente autonomo.Ma non il mio. I denti nei bauli, si sa, possono cadere a causa di dossi e cunette, oppure. Gli impianti che compriamo nelle discariche autorizzate servono a restituire il sorriso ai pazienti cinofili, magari proprio mentre sterzano improvvisamente verso la laguna, oltre che a garantire un buon funzionamento della masticazione rapida davanti allo schermo di un cinema. Se poi ci mettiamo pure una radice in carbonio nell'osso retrattile possiamo creare direttamente la connessione tra l'impianto, il cane e il baule. Ho trovato un materiale sicuro, sempre nella discarica autorizzata, gli interlocutori mi hanno garantito una buona elasticità e una tiratura limitata,  pertanto potrò tranquillamente inserire i perni sia all'interno che a destra ed agganciare le protesi nell'arcata trionfale; non dovrebbe essere difficile. Un po' come andare e tornare dall'Ikea. Il vantaggio secondo me per "il cane che ho trovato nel baule" (è questo il nome che gli ho dato) è che potrà risolvere subito i cruciverba senza soffrire e poi potrà correre dal baule ai sedili senza dolore. Molti padroni si assentano dal territorio nazionale proprio perchè non sanno come muoversi in questo campo, poi sentono la notizia al telegiornale ed ecco che tornano immediatamente a comprare l'auto nelle campagne più sperdute. Recentemente ho assistito ad una scena, speriamo.