martedì 30 aprile 2013

Nonsense#256

Ti racconto, in frasi, in fieri. Assuefazione da conservazione. Incontro propedeutico. Libertà di movimento. Articolazione dei pensieri rari. Ascolto fuori fase. Riconoscimento della solubilità personale. Accettazione asimmetrica destinata ad un uso scorretto e poi corretto. Racconto veloce. Memoria dinamica. Riduzione dei tempi ecologici. Desiderio unicellulare. Impressioni premature e pressioni preventive. Io. Tu. Baricentro spostato. Tu. Io. Espansione ad ampio raggio del libero supporto reciproco. Calore d'urto. Terapia. Diagnosi. Causa. Negazione indolore della violazione di unicità.

lunedì 29 aprile 2013

Nonsense#255

Avendo concordato anticipatamente la mia reazione all'approccio terapeutico, parzialmente ostacolato, di questa mattina, sono ora costretta a rileggere il secondo capitolo del libro che non mi hanno mai regalato, settimana scorsa. Non tratta i guanti o artigli devoti, semplicemente spiega, senza necessità di lettura, come approvare l'arrivo di una novità, semplicemente mangiando sano. Quando, ad un certo punto della seduta, mi sono alzata, le mani hanno iniziato a diminuire, credo a causa della voce; mi sono così esposta in diretta, partecipando attivamente al massaggio zonale. Ecco perché ho sentito la necessità di tornare a leggere, non si conclude mai un massaggio senza tornare alle pagine precedenti. Lo insegnano sin da piccoli, errare per errore è meglio che auspicare per diminuire.

domenica 28 aprile 2013

Nonsense#254

Primo sarai tu a scegliere. Secondo un test effettuato sulla pelle, il terzo tempo tra di noi occupa il quarto posto della classifica delle necessità. La quinta strada da percorrere in estate accresce il sesto senso che unisce, separando il settimo cielo, aperto a metà. Ottavo é come l'infinito, arrivato dopo il nono figlio di un altro. O decimo, al massimo.

sabato 27 aprile 2013

Nonsense#253

Un cielo rovesciato, visto dal punto di vista secondario, è da sempre simbolo di uno stato psichico, geometricamente assopito, di un individuo caratterizzato da un rigore metaforico molto radicato, più o meno inteso come ordine sensoriale, che può essere connesso ad uno stimolo preciso, ovvero una mancata risposta di collegamento dell'organismo ad una qualunque operazione atmosferica messa in pratica nel momento di estremo stress per l'individuo stesso, attraverso esperimenti rapidi di solubilità collettiva.

venerdì 26 aprile 2013

Nonsense#252

Sono pronta a tutto. Perché tutto va stracciato quando progettiamo di ricomporre i nostri corpi dritti, in un tempo imprecisato, come oggi, dove siamo incapaci di fiutarci il collo (era una domanda), quando gli articoli di giornale divengono facili dosatori di una società, nella quale gli eredi delle distorsioni industriali sono i figli dei figli meno difesi naturalmente, dai nomi immancabilmente nascosti, nati da brevi unioni all'interno di montagne ristrette e imbevute di piccolissime esperienze che, nonostante gli enormi trionfi degli avi più superbi e ormai cristallizzati al suolo, li rendono comunque del tutto incapaci persino di cuocersi un'idea in pancia, una di quelle "pronti e via"; va da sé che quando, poi, si combinano gli orari impossibili, questi (a cui sono pronta) si fanno accompagnare con sotterfugi inevitabilmente dispendiosi, i quali rendono loro miliardi di molecole esplosive e determinanti per il futuro, ma li spremono di ripensamenti e, nel frattempo, durante tutti questi anni il popolo è rimasto a guardare i canali cambiare colore. Siamo pronti a tutti. E non oggi solo perché siamo noi.

giovedì 25 aprile 2013

Nonsense#251

La giusta distanza tra le parole e l'infinito è determinata dalla capacità di capienza di una stilografica appoggiata sopra un foglio di carta riciclata, che utilizziamo generalmente per comunicare uno stato d'animo senza capire lo stato inanimato attuale delle cose. Ce lo dimostra chi denota un'intelligenza e un'intuizione acuta e perspicace (sagace) e tenta di sconfinare i soliti e poco ritmati limiti della prosopopea. Ma se questa teoria non è dimostrabile scientificamente significa che è falsa, se dimostrata realmente, pertanto non basteranno più solo un paio di fogli bianchi. Allora, partiamo dal presupposto di trovarci in un luogo pubblico, davanti ad una buona birra mai finita e di parlare il più possibile del meno. Cercando ovviamente di essere leggermente amareggiati, per poter dare successivamente un posto all'infinito. Chi parlerà per primo assaporando il testo scritto, senza che l'altro se ne accorga? I vecchi punti intersecati sui vecchi quaderni, fatti di anagrammi e usati per confondere la propria personalità, sono detti punti propri di tutti e di nessuno. Quindi, due rette parallele che vanno verso un punto, determinando un percorso algebrico pari alla vita di ogni individuo, per la geometria di nascita-vita-morte, non è vero che non s’incontrano mai, oppure che si incontrano in un punto all'infinito detto improprio di luogo; si incontrano perché una delle due prima o poi parla, specificando il peso del proprio foglio, ricoperto di lettere stese limitatamente.

mercoledì 24 aprile 2013

Nonsense#250

Non aprirò a chi bussa, io ricordo il tuo ricordo, perché sento che mi sembrerà di dormire prima, appena l'avrò capito, a volte, certo... Ho morso soltanto il rimpianto, di nessuno.
Qui ci abbandoniamo prima di proteggerci, o di amarci prima di me! Chi diceva che quella persona era solo una? Ecco così che il "trattato dell'essere giusto" era solo per chiederti chi ti ha aiutato a ritirarti, più di un po'. Mettici l'orgoglio solo se è possibile, ma con il tempo per l'unica cura, tutti dicono "come fa male solo se..." Che risposta è: "Sono io, ma..."? Perché è sbagliato? Dove? Tu, me, qui, attimi spesi per ultimi, per poi guardare le ore. Va proprio così, solo che non ti scorderai da solo. Più pensi e più c'è il non-giorno in cui ti alzerai e vedrai tutti. (Dicevano.)

martedì 23 aprile 2013

Nonsense#249

Se il "troppo" non è mai abbastanza significa che i santi, i marinai e le balene quando riprendono la loro valigia, già pensano alla prossima volta che il concetto di "troppo poco" tornerà a bastare per tutti.


(Era bello vedere il fiore di loto; mi mancherà abbastanza, senza convincermi che non è mai stato troppo, o troppo poco.)

lunedì 22 aprile 2013

Nonsense#248

Quando un uomo con i capelli bianchi avrà capito il segreto del successo, sarà sempre, mai, talvolta e particolarmente sazio. Ma avrà anche questo,… che era lo stesso di prima. Ho sempre sostenuto che il successo trovasse da solo la strada per il mare, ma mi ricredo dicendo che la strada per ritrovare la voce perduta troverà me al mare. Un viaggio contorto fatto di nodi al pettine. Doveva arrivare. Doveva squillare. Altro che successo. Sarò bagnata dall'acqua e tu asciugato da infiniti e minuscoli sgabelli porta-uomini. L'uomo vecchio trovato straziato… non conta nulla se non è cambiato, niente. Che cosa (mi) sto aspettando? Io… voglio una vita piena di lamponi perché le more sono finte. Il successo lo ha dimostrato parecchio; è da quando sono diventata parte del 9463 che sono convinta. Però libero… i verdi e taglio i rossi e sconfinando i limiti del normale dovrei… o forse non dovrei pentirmene. I capelli bianchi che avrò gettato dal piano parallelo al cielo scuro saranno stellati, ma la prima stella che vedrò spostarsi… non potrà fare nulla per me. La scarsa illusione non è servita e la prima visione mi ricorda un pezzo di legno in pancia, come se questo successo tanto atteso adesso facesse cadere a terra colui che si dichiara senza una sana temperatura costante. Liberi per (quasi) sempre: non facciamo piangere i nostri papà e prendiamoci in cura.

domenica 21 aprile 2013

Nonsense#247

Quando sventolano le bandiere gialle, il gallo canta tre volte prima di addormentarsi sull'erba del vicino. (Nulla a che vedere con l'osteoporosi!)

sabato 20 aprile 2013

Nonsense#246

Le virtù salutari della lumaca sono note sin dai tempi dei quadrati; i greci le mangiavano dopo una corsa per recuperare le magliette sudate, come ricostituente sociale. Secondo alcune tradizioni popolari, le lumache rampicanti, prive di guscio e uova, erano in grado di curare i bruciori sotterranei nei giorni più caldi e riuscivano a cicatrizzare le ferite interne dopo una corsa a tre corsie. Poi, nei mesi successivi alla gravidanza, è stato scoperto, nonché raccomandato dai vari utenti affetti da discordanza influenzale, che il fegato e il terzo dito della lumaca non sono idonei ad essere ingeriti dai bambini, forse per il loro contenuto ad alto tasso alcolico o magari solo per il sapore inimitabile. Dalla bava delle lumache viene estratta la pianta madre che, spremuta a tempo, crea uno sciroppo dalle tante sfaccettature, da utilizzare in tutti i casi specifici. Ottimo per calmare le ansie da stomaco, sia grosse che piccole, e tutte le sindromi da carboidrati. Uno studio appena ristrutturato ha anche dimostrato la buona tollerabilità della lumaca nei confronti dei bambini, forse per le dimensioni morbide e per la sua predisposizione al dialogo preventivo. Lo si trova nei campi da tennis dopo un temporale estivo, prezzo sostenibile attraverso una semplice richiesta.

venerdì 19 aprile 2013

Nonsense#245

Vivo solamente accanto a pochi gatti e quando ci troviamo a sporgerci dai treni, fingiamo di bere per non pensare che ci siamo dimenticati, proprio ieri sera, di te. Senza farlo apposta. E mentre vado incontro alle quattro sedie del tavolo del terzo piano, mi torna un cerchio alla mente, ben definito. Mi fermo e sento un miagolio da sotto il letto, così mi giro di spalle e non riempio nessun bicchiere, per la paura di ricordare la tua festa. Una festa fresca, che solitamente da al nostro augurio un qualcosa in più. Se il gatto più anziano quel giorno avesse occupato il posto, lui che da sempre ascolta il rumore delle ante sbattere sulla sua schiena, tutte le parole storpiate e quei versi improponibili, falsi miagolii marmorei, sarebbero ancora dentro di noi, felici ma scontenti di rivelare tutta la verità su di un fatto preciso: noi, forse, ci siamo finalmente dimenticati anche dell'altro. Io, vivendo con pochi e umili gatti da viaggio, che mai rivedrò come loro stessi vedranno me, non ricordo più quante operazioni si possono definire tali, affinché una sola canzone d'amore faccia ancora il suo effetto lenitivo soffiando leggermente sul cuore di un felino.

giovedì 18 aprile 2013

Nonsense#244

C'e' sempre un inizio ribaltato per ogni cosa che schiarisce la linea dell'oro sotto i nostri piedi sfiniti e c'è sempre chi ci insegna a controllare gli occhi di un esotropo. Sul tempo che piange si posano le ombre di due bicchieri e su quello che ride si riflette un muro dipinto tutto esaurito, che si riduce a scaglie sottili con il peso di una faccia distorta a causa dei rumori molesti. Poi una musica vola sopra le vette, spaiate, le uniche che si sanno sovrapporre durante le stagioni dei sentimentalismi, insieme alle rondini. Mani libere che rivogliono i denti e poi il pensiero comune:
"sono già le venti, e adesso?" "Dormiamo. Ssssccchhhh. Dormi." "Non posso." "Sì che puoi." "Senti: sssccchhhhh."
Si può disturbare un telefono a gettoni, ma noi siamo quelli
che vedono i cani al telegiornale, che pesano i baci senza contarli perché il tempo stringe le bocche, quelli che assaggiano il timore perché sentono il bisogno di un colore specifico, e non siamo contenti di rivedere il passato, passato al setaccio che arriverà come un the, bianco e nero. "Senza zucchero, grazie." Tu puoi immaginare quanto ho tolto da sopra la mia pelle, che nemmeno era da curare? La vedo ancora a distanza. E a me sembra del tutto normale che la fiamma sia ben cotta, o forse che si fotta, forse perché questa è una lettera in codice e chi lo dirà per primo dei due? Ho scritto sul mio letto un'incognita, la più giovane che potessi scrivere; la si può scoprire bagnandolo, al buio, oppure la si può bagnare scoprendolo, con la luce, per provare e muovere tutto, di me e di te. Mi rovescio la medaglia addosso, mi frantumo i capelli e mi immergo nell'ago che mi ha punto. Punto.

mercoledì 17 aprile 2013

Nonsense#243

Domani è oggi, mentre ieri non passa dalle porte. Forse c'è una musica che ostruisce il passaggio.

martedì 16 aprile 2013

Nonsense#242

Per pescare le carte non sono necessarie particolari fotografie in bianco e nero oppure grandi abilità sportive, però bisogna saper mettere in tasca alcuni accorgimenti che, sul lungolago, possono fare la differenza. In generale, la regina si può pescare dal taschino della camicia, soprattutto al tramonto, con quasi tutti i quadretti o righe sulla seta, nonostante sia sempre presente una cintura non molto stretta e quindi poco utile. Il mazzo è come un pesce che da alcuni anni sta tornando a ripopolare le nostre acque stagnanti, dopo un periodo difficile soprattutto per i fanti a cavallo, quindi direi che è giusto così.

lunedì 15 aprile 2013

Nonsense#241

Le persone che ti seguono per iniziare un viaggio ergonomico fatto di minerali autentici, che poi è la vita pubblica assaporata dai piccoli gesti del vissuto personale e rapportata ai giorni nostri passati sotto un tavolo, ti insegnano come un bene prezioso, ovvero la pietra di un fiume arido dopo sette mesi di fantastica simbiosi, sia importante per poter saltare da una parte del ruscello all'altra. La tua famiglia, presa in maggioranza, ti da gli strumenti riciclati e gli unici tre mezzi nascosti per riadattare in modo sempre più scomodo le tue mani alla vita. Viene poi un momento, quando hai modificato la tua targhetta sul campanello, in cui non ti va più di fare solo asfalto e cemento, ma vuoi che questo viaggio sia la prova della luminescenza dei minerali più effervescenti che ci accompagnano e allora inizi a sentire le lancette di un orologio, o forse di una persona, che non sono tanto facili da trovare; così ti illudi e borbotti in bagno mentre ti accorgi che è primavera e la cosa certa è che quando trovi la lancetta dei secondi, ti asciughi al sole solo grazie al passare del tempo. Il viaggio della pietra ogni tanto presenta un conto durissimo da digerire, a grandi o piccole fette non importa, loro sono tagliate per te e ti aspettano dietro l'angolo con qualunque difficoltà effimera e c'è sempre da annusare una via d'uscita che soffia da sotto gli occhi, quasi una luce al buio che scorre lenta e taglia la città in due, solo per te.

domenica 14 aprile 2013

Nonsense#240

"Servirebbe correre per le risaie, se tutti stessimo comodi ad aspettarci l'un con l'altro, ma in mancanza di spunti da eliminare, diamoci una regolata." (Cit. Il parrucchiere di Marsiglia.)

sabato 13 aprile 2013

Nonsense#239

Una piazza in compagnia
Una storia da passeggio.

Due giganti in mezzo al mare
Due pinete da adottare.

Tre stanzette sotto il tetto
Tre fringuelli a cielo aperto.

Quattro ore sull'oblò
Quattro stormi nel silenzio.

Cinque sere a ricordarti
Cinque sfere spente e buie.

Sei sicuro quando dici
Sei felice ma testarda.

Sette bello se lo prendi
Sette punti attorno all'occhio.

Otto come i palloncini
Otto sedie per la schiena.

Nove fossi senza schiuma
Nove facce della luna.

Dieci mesi pieni e dolci
Dieci dune son per me.

venerdì 12 aprile 2013

Nonsense#238

Siamo tutti del colore dei frutti. Acerbi di giorno e maturi di sera. E il fesso? Replica un rutto. E si libera di tutto. Ecco, quando arriviamo a questa conclusione sappiate che il gioco finisce all'istante. Perché nessuno di noi, esemplari di carta da gioco, è disposto ad atterrare senza pesare più del dovuto, scoprendo i numeri che fanno per noi da un giorno con l'altro. Quel giorno, quello dei no, arriva; il cielo diventa di carta, la terra profuma di acqua, la luce assorbe il pensiero e l'amore finisce sempre per superare il volo di un uccello annegato. Ma come fa la gente a non accorgersene? Torniamo velocemente in ombra come condizione scolorita sulle piastrelle della cucina, su strati di legno ricoperto di idoneità, poco chiari. Le nostre origini animali vengono cantate come se fossero la nostra soluzione ad un'arte malsana e drammaticamente psicomotoria e la nostra è la casa dell'assuefazione che ormai è una confezione di sentimenti a dura comparsa reciproca, solo a ore. L'unica soluzione è tatuarsi coi denti sul collo questa frase: ciao mamma guarda come mi diverto a mandare tutti a separare i rifiuti che hanno lasciato consciamente sul pavimento, per potersene poi andare affanculo ogni volta che sperano di poterlo fare, senza arrecare danni a fatti o persone. Ma chi sono le persone di cui parlo? Ti devo anche ringraziare? E con che colore vuoi che lo faccia la mia faccia?

giovedì 11 aprile 2013

Nonsense#237

È emerso oggi, in un parcheggio fatto di tessuti, che gli stipendi annui rapportati alla spesa giornaliera che lo stato italiano assorbe dal reddito femminile della popolazione maschile sotto i trent'anni, è inferiore rispetto alle quote fornite dalla classifica dei datori di lavoro meno brillanti del resto d'Europa, nella provincia bresciana. Nel mese solare colloco le ore lavorate, fino al compimento del ventisettesimo giorno del passato. Stando ai dati della sottoscritta, la maggior parte delle risorse esilaranti sono assorbite dai trasferimenti monetari sudati a freddo, mentre le quote drammatiche destinate alle funzioni del mio conto corrente non possono sostenere le velleità di trasferimenti marittimi. Tutto questo ricopre gli interi interessi sia positivi che uditivi ma non risolverà le necessità di base per altezza che, modestamente, non chiedo a nessuno e per nessuno.

mercoledì 10 aprile 2013

Nonsense#236

Domanda: Secondo voi faccio male a nutrirmi spesso di azione costante?
Risposta: No, se per spesso intendi almeno 2 cm.

martedì 9 aprile 2013

Nonsense#235

Ostriche e spille da balia: ecco il connubio perfetto per riparare il vortice rotto della routine quotidiana, quando viene impostata su off per errore. Un'ostrica asciutta e una spilla da balia incollata ad un'altra: immergerle insieme nella pazienza più precaria, accendere la luce e sperare che la giornata finisca meglio della mattina di stamattina di pioggia salata con il sale di ieri.

lunedì 8 aprile 2013

Nonsense#234

Quest'oggi ho apparecchiato per due persone a me care, un intenso monologo senza scopo di lucro, intervallato da sporadiche risposte sull'infinita e particolareggiata tematica della gustosa memoria a senso unico e irripetibile. E cioè l'esistenza, la scomparsa, l'infinito, il giudizio nella storia, l'amore e la morte stessa, messe a confronto con il viso di chi ci sta, o stava, di fronte. Sostituire a tavola l'intenso con il poetico e il filosofico senza respiro di parola, risveglia in un essere umano ancora in possesso della propria capacità universale, l'immagine dello sbadiglio eterno che follemente si insinua in faccia al companatico scelto e destinato al monologo. E' scientifico, seppur poco ostentato. Va da sè che se apparecchiamo senza dimenticare il concetto più appariscente che è (a detta di chi lo conosce) la parte migliore del momento comune, non potremo mai più lamentarci dei silenzi all'interno del monologo. Da maneggiare con cura, la storia della bomba e dell'amore si ripropone sempre sulle tavole imbandite di memorie contestuali poco appetibili e, soprattutto, senza quel lieto fine drammaticamente ingombrante.

domenica 7 aprile 2013

Nonsense#233

In una notte di lago, lungo la strada gialla dove sgorgavano piccoli sassi sepolti vivi, camminava leggero nell'aria un fantasma diverso, con un nome speciale senza R: un bambino di dieci anni o forse sei, tu, che si era lentamente riconosciuto nell'acqua fredda e non riusciva a cancellare i passi scritti con la terra passata al setaccio, sulla strada di casa; quella strada che non c'era più da quando il padre tornò, dopo anni di tentativi. Decise così di andare a parlare con l'albero più basso trovato nel pomeriggio su di una fune tesa e poco disponibile, addormentato sul fondale del lago, per chiedere che cosa ci fosse dentro quei sassi parlanti sotterrati; entrò così nel tronco a braccia tese, per non sentire il dolore ai piedi, e vide tutte le persone passate di lì (prima stampando tutti gli occhi dipinti sui muri) mangiare corteccia cerebrale e siero della verità. Senza la R non aveva paura, però decise di trascorrere la notte per tutto il giorno; vide poi una vecchia piangere e ricoprirsi di impronte sonore molto inquietanti, vicino ad un angolo del ramo maggiore e decise quindi di dormirci sopra, accendendo la fantasia per sognare la sua casa, verso mezzanotte. Udì un rumore stanco, si svegliò spento a sinistra ma acceso a destra e decise di andare a salire le onde del lago, agitato. Con la bocca piena di saliva che gli scendeva lungo la spina dorsale bianca e scurissima, il bambino senza R e senza età aveva una paura su due, ma non poteva sentirsi impaurito perché le scale correvano in direzione contraria alla sua. Senza urlare cominciò ad urlare tanto quanto il suo papà, che aveva perso la voce su un divano a lui familiare un pomeriggio di Febbraio e che era arrivato in ritardo per non vedere cosa fosse successo. Ma senza R non riusciva più a camminare, allora, esausto, si trasformò in una sensazione mai vista, riprese il tronco in spalla e se ne andò via.

sabato 6 aprile 2013

Nonsense#232

Sembra di fissare le difficoltà di una saponetta, chiusa in un bagno con tutti i rubinetti appesi alla finestra. Oppure di incontrare te, chiuso in una saponetta appesa alla mia testa, che salti dalla finestra per scappare dal bagno di una casa senza rubinetti; quella casa che non ho ancora visitato e mai visiterò, per la paura di sciogliere quelle difficoltà in una schiuma che troverei all'interno della vasca, piena di libri e senza parole. Rossa.

venerdì 5 aprile 2013

Nonsense#231

È inutile che lo nasconda dietro ai miei begli occhi neri! Se ad oggi non mi manca niente, probabilmente significa che ho già avuto tutto ciò che desideravo ad alta voce pensando alle mie gambe bianche; quel poco, si intende, che arriva distorto sui denti di ferro, nel modo meno adeguato in assoluto, con le condizioni astrologiche simili non certo alla mia, bensì alla sua visione della mia realtà, sottratta alla sua, passata per di qua almeno vent'anni fa e tornata ad allontanarsi frettolosamente per paura di scappare dalla via di casa. Codardo più un codardo, non ve lo lascerò fare! Non dipende da me, dimmi perché!?!

giovedì 4 aprile 2013

Nonsense#230

Alla guida di un occhio blu e di un pennarello nero, lo zio Canji se ne andava tranquillo e rilassato, come una formica in testa ad un cavallo, verso il compimento del ventesimo giorno di vicinanza, tralasciando tutti quei piccoli fastidi allucinogeni stemperati con della neve primaverile, e abbandonando dietro di sé il bosco delle camicie. Io non potevo più pensare ai gesti positivi segnati sul calendario, tenevo solo ben salda la catena dell'iniquità e collocavo la mia situazione esistenziale in cima ad un cipresso macchiato, pertanto vivevo il colpo basso pensando che l'appartenenza era molto più districata rispetto ai nodi del pettine usato quella stessa mattina, poco dopo essersi svegliati distanti, sul sentiero che porta alla piccola fantasia. "Come è successo?" Domandò lui aprendosi un verso con la mano destra. "Beh, non è poi così trascendentale... La risonanza dei corpi senza febbre ricopre l'intera città, quando non ci sei." Zio Can, così lei lo chiamava, aveva sperperato in men che non si dica tutta una serie di fantasie apocalittiche che, a pensarci bene, avrebbero potuto risolvere, oltre ai problemi dei dolori misantropi, anche il suo problema alle corde vocali leggere e quello della dispersione uditiva, che giungeva sempre come un fulmine in differita. Lei prese così una chitarra rotta, una giacca sgualcita, un ventilatore ad acqua e ricostruì in fretta tutto ciò che non aveva mai funzionato tra di loro, come se fosse stata viva all'interno di una puntata di una serie tv pronta alla scadenza, ricordando di tanto in tanto all'amato Zio Can, che nulla sarebbe nato con la facilità sperata e che i raggi X utilizzati per sorridere alla gente sarebbero potuti tornare a vincere la partita solo con una volontà pari a 30+48, somma che determinava una fonte inesauribile di esaurimenti poco tollerati: una ricetta contorta e attenta per la creazione dei baci più lunghi che, entrambi, non si erano mai dati con le mani vuote e i piedi incollati a tutto il corpo. Un desiderio di cosce e stomaco che li trasportava sui binari di lana, partendo da un unico presupposto: quale.

mercoledì 3 aprile 2013

Nonsense#229

La paura latente è la sensazione di sentire una voce chiusa che proviene da una sala d'attesa di un campo arato senza essere mai stato seminato; per lettori in cerca di inquietudine, per chiromanti romantici e assopiti, per i rapporti a denti stretti, per tutte quelle persone che rompono una cornice per aprirsi alla vita attraverso una stormo di ballerini in una colonia di acqua, la paura può fare ciò che non ha mai fatto il futuro, passato prematuramente veloce. La forma di tutto ciò è dunque un archivio della memoria da noi non riconosciuta, ed è per questo che con la paura si compara l’esperienza corrente, con quanto abbiamo scelto come alternativa alla verità: quando la situazione di un presente vecchio e quella di un passato che ancora deve nascere, hanno prodotto un elemento fossilizzato nel tronco, simile alla paura, noi riusciamo ad identificarlo come una delizia di passi, costruendo così la camminata verso la tranquillità meno scongiurata. Il comandamento timoroso è l'ordine di reagire ad una parentesi aperta secondo i canoni classici, senza paragonarli ad episodi simili, con la capacità, la reattività e i disfacimenti mentali appresi e fissati in testa, dopo aver risposto a domande nate con la successione di almeno un paio di eventi analoghi.

martedì 2 aprile 2013

Nonsense#228

Con cosa fa rima la tua prima colazione, per non dire la seconda? Trucco, nobiltà, concretezza. Sono questi i genuini valori per ipotizzare un sano indizio di giornata, per chi pensa che una colazione emancipata sia un ottimo controllo su una sedentarietà astratta e mirata alla funzionalità dei bar. Perché inzuppare un frollino in una tazza di latte caldo non è mai come inzupparlo in un bicchiere di latte freddo, è piuttosto un gesto artistico per chi non sa ancora allontanare lo stress da passaporto. Oltretutto posso garantire al profumo dell'arancia che, secondo uno studio pubblicato sulla rivista e riletta, consumare una colazione dall’elevato contenuto asciutto, se non addirittura sintetico, può aiutare a contemplare meglio la tendenza a ridere dei troppi spuntini poco motivati nel corso della giornata e può aiutare a diminuire anche la voglia di giochi garantiti a cena, anche perché la cena non dovrebbe mai comportare un’assunzione tipica troppo abbondante, o troppo triste, poiché non c’è il tempo nell'aria per smaltire i rifiuti di un labirinto calorico.

lunedì 1 aprile 2013

Nonsense#227

Consiglio del giorno di Pasquetta.
Se dai un involucro a mano a qualcuno, ricordati che questo non lo getterà mai via a mano libera. Questa è la pura verità, al 15%vol. in 33cl di metalli fusi, a mano. Sugli scogli. Sulle dune. Con Anna.

Ma...
Anna chi?