sabato 29 giugno 2013
Nonsense#316
Il dado dev'essere sempre trattato come un fiore di loto: ossia immerso nell'acqua e lasciato da solo, finché non verranno a galla i numeri necessari per la sua sopravvivenza. È inutile, per adesso, prendere in considerazione le dinamiche che si creano con la distanza tra un dado trattato e un fiore di loto, calcolando che i dadi sono sempre accoppiati mentre i fiori di loto, tatuati; ed altrettanto superfluo è parlare dei "tempi di trattamento". Un'astrofisica molto famosa diceva che per vedere bene una stella è utile guardare nella giusta direzione. Ed è lo stesso per il dado: tirarlo nella giusta direzione significa automaticamente trattarlo in acqua, nel modo più delicato possibile. Solo così si potrà parlare di unanimità di vedute, stellari e non. Ovvio, questo è un concetto assolutamente concettuale ed è solamente una metafora per spiegare metaforicamente la capacità che un giocatore d'azzardo esterna, già dopo quattro giorni dall'ultima sconfitta, di innalzare il suo pollice verde, soprattutto quando si parla di relazioni a basso dosaggio, senza utilizzo di pesticidi o disinfestanti. Forse siamo tutti bravi a trattare i dadi nascosti nei fiori di loto, soprattutto quando sono doppi, pertanto la risposta è semplicemente "e sia".