lunedì 31 dicembre 2012

Nonsense#136

"Ma io non voglio andare fra i matti!" disse la bionda al felino bicolore. E lo stesso dico io quest'oggi al bianco capitano, pazzo, sintetico e disarmato. Se il 31 dicembre cade in testa ad una festa come una mela su una ragnatela, allora sarà necessario riordinare le idee al più presto, per poter ottimizzare le tempistiche delle occupazioni più divertenti e rialzate; quelle che non sono ancora venute a galla solo perchè ci sono venticinque minuti di statale da percorrere, senza contare l'errore finale che ti socchiude le palpebre per la troppa luce; una luce a tre, simile a quella primaverile. Le occupazioni che, insomma, necessitano di fantasia e bottigliette da 15 ml, pagate con la carta di credito che, se non c'è, la si compra con la carta di credito di qualcun altro. E poi il 31 dicembre si parla anche di punture che fanno ridere, che ci lasciano il segno, indelebile; di passate di spugna che non servono affatto a cancellare i ricordi, anche perchè non esistono più, ma semplicemente a lavare con la cannuccia gli strati più esterni, quelli che diventeranno un quadro di Klimt. Il 31 dicembre è anche un vaso di carta, secca, pieno di fiori, freschi. Una pozzanghera asciutta che, quindi, non si vede nemmeno dal terzo piano. Il 31 dicembre dice ciò che il 30 non ha mai detto a nessuno, nemmeno al 29; oppure ciò che il 28 precedente assicura al 30 del mese successivo: la tranquillità delle bocche chiuse, delle parole sempreverdi nascoste sotto gli aghi di pino, dei sorrisi a metà che si confondono con le foglie morte, dei capelli grigi e di quelli caduti, delle unghie laccate e dei pranzi non consumati. Dei letti fin troppo disfatti. Delle museruole attaccate ai ganci sui muri. Il 31 dicembre assicura una lancetta sull'altra, almeno per un giorno (che è poi il primo giorno dell'anno). Il 31 dicembre assicura anche un'andata e un ritorno coi fiocchi costanti e pettinati, di quelli che ti lasciano un gusto che mai, in nessun altro giorno dell'anno passato, avresti saputo assaporare. Perchè aspettavi, senza volerlo. Perseveri e arrivi, ultimo.

domenica 30 dicembre 2012

Nonsense#135

Con il naso gelato fino a far scoppiare lo stomaco rovesciato, ti ho chiesto: "Ma i fanti sanno ballare?" Con la testa fluttuante nel verde smeraldo, tu mi hai risposto: "Se non succede ora, non succederà mai più." A quel punto ho capito che saremmo corsi in acqua a raccogliere i minuti della distanza; li avremmo filtrati con gli intrugli meno fidati, assieme al respiro del fumo; incontrato uomini e sfiorato donne fissati con le ruote che portano a nord ovest, in cerca di comunità passeggere. Poi avremmo riempito la piccola stanza che ci conteneva, con farfalle alternate ed altri tipi di insetti funzionanti, inondata di chiavi accordate che non erano ancora pubbliche. Ma erano già mie. Ci saremmo domandati se la destinazione che rideva in contemporanea alle luci spente ai lati del motore fosse quella giusta; avremmo accolto il mutismo interiore e cacciato quello più esterno con la stessa risata che partì già tempo prima da sotto la terra. Ci saremmo persino scambiati le mani come se una bambina mai nata ce l'avesse chiesto. Non avremmo avuto paura delle felci o dell'edera, dei parenti o dei cammini. Non avremmo più pensato a ciò che volevamo pensare senza riuscirci, a causa dei nostri pensieri comuni. La facilità sarebbe stata d'aiuto. Io lo sapevo, tu non ancora. La difficoltà che non c'era avrebbe ereditato nel giorno successivo un tesoro da non gettare mai via. Saremmo giunti, carichi di brividi, all'accordo di raccontarci le parole lasciate nella valigia più grande, semplicemente perché andava bene così. Avremmo inventato un nuovo concetto di filosofia di scambio, al tavolo di un ristorante con le porte rotte, mentre le pareti cambiavano colore. Non ti avrei domandato nulla anche se la ragazza con i capelli corti diceva che avrei dovuto. Anche tu. Da sotto. Sublime.

sabato 29 dicembre 2012

Nonsense#134

Leggere a letto all'etto non è poi così conveniente, in questo periodo di scarsa sacralità lessicale. Perché poi cosa racconti quando qualcuno ti porta a casa il suono bellissimo dei tuoi sensi? Ho letto un etto a letto? O lessi due etti di lesso, nel letto? Perché c'è anche il fenomeno "fame da frase cotta" da tenere in considerazione. Non si tratta solo di cultura, anche di coltura. Cultura culinaria o coltura cul'in aria? La seconda è sicuramente più diffusa e riscontra maggior successo soprattutto tra i risparmiatori di parole atipiche. Sarebbe facile costruire strutture metaforiche efficaci se solo la grammatica avesse un costo al kg inferiore di quello dei pensieri a doppio senso unico. Ma non è più così, almeno dall'ultima partita di bowling che uno scrittore, di cui non faccio il nome ma posso scriverlo: Gigi Gi, giocò nel suo ultimo libro, utilizzando lucide palle di lettere maiuscole e minuscole, pesantissime. Le lanciava in aria senza il peso delle solite e vecchie metafore o similitudini; le stesse poi rotolavano fino in fondo alle intenzioni senza perdere il proprio significato e, una volta abbattuti tutti i birilli comprese le teorie, si sgretolavano in punteggiature varie e confuse. Palle di lettere di almeno cinque kg. In aria. Poi giù. Poi basta. La fine del racconto ve la lascio immaginare, ma non inventatevela solo per il gusto di provarci. Iniziate a leggerne un etto, poi nel letto passerete a un kg, finché poi, ognuno di voi, conterà i birilli caduti sul pavimento e si renderà conto che, forse, non è mai troppo alta la spesa per le parole passate indispensabili. Meglio risparmiare sull'aria vuota e spendere il necessario per dire o per suonare il peso degli ingorghi cerebrali, soprattutto quelli nascosti, piuttosto che costruire composizioni insipide e incomprensibili, quelle di una settimana prima e vendute come fresche frasche, lucide quanto una cascata di birilli abbattuti dentro un reparto surgelati.

venerdì 28 dicembre 2012

Nonsense#133

Su una rivista francese trovata in un bar di Londra ho letto un articolo che parlava della Cina ed ho scoperto che uno studio effettuato da un etologo americano, nato da una famiglia di origine libanese e che da due anni lavora in Groenlandia con la moglie croata, ha fatto emergere che in Argentina - più precisamente in Patagonia - i cittadini cubani viaggiano assai poco fuori dall'Europa. Questo come è possibile? Se fosse vero che la Patagonia è una regione geografica dell'America meridionale mentre lo stato di Cuba è un arcipelago dei Caraibi, l'Europa - intesa come famiglia di paesi europei a tratti democratici e a tratti visibilmente interrotti, potrebbe essere impercettibilmente molto meno lontana rispetto alla condizione climatica in cui sono costretti a vivere i cittadini cubani al di sotto dei sessant'anni. Pertanto ci è veramente difficile al giorno d'oggi immaginare uno spostamento solare che va dalla regione del Kashmir in India, fino al mar delle Antille. Il fenomeno però si manifesta solarmente nei periodi più caldi nell'Europa Sud Occidentale, pertanto non influisce totalmente sui viaggi rivoluzionari dei giovani cubani. E se cinquant'anni di storia confermano una rapida ma compromessa rivoluzione cromatica, allora il rovesciamento non può che avvenire attorno alla fine di luglio. Non è importante il tasso d'inquinamento presente negli oceani più popolari e/o popolati e/o popolosi e/o populisti, bensì la direzione in cui convergono i pareri degli studiosi americani, cresciuti possibilmente in famiglie libanesi e operanti in Groenlandia. Se tutto il mondo è paese, così come recitò in due tempi un famoso imperatore romano, allora ovunque andiamo troveremo i più evoluti cinque sensi, oppure il modello di educazione cinese in contrapposizione a quello siciliano o ancora, il senso del cambiamento repentino dei poli magnetici, influenzato non poco dal pensiero filosofico sulle energie rinnovabili mondiali.

giovedì 27 dicembre 2012

Nonsense#132

Quando il giorno è ormai finito
Ed il filo destro è blu
Io non posso aver capito
Quello che cucivi tu

Se però rubiamo i frutti
Dal giardino un po' più in là
Per cantar la trama a tutti
Ritorniamo in civiltà

Ho clonato un po' di cera
Sempre in spalla la terrò
Mentre aspetto il sol di sera
Dentro l'aria mi diluirò

Quanto manca al rosso vivo
Me lo chiedo dopo l'eco
Se una volta non ci arrivo
La seconda è un grosso spreco

Dimmi adesso a chi mirar
Se l'indiano è già in partenza
Posso forse stramazzar
Taglio il bruco sulla lenza

Quanto costa il tuo calvario
Me lo spiega una rivista
Mi accontento del sommario
E dei tuoi occhi non in lista

Qui possiamo dimostrare
La prudenza in due stagioni
Tu lo canti a tre zanzare
Quattro volpi e sei pavoni

Smetto adesso di firmare
I pensieri storti e neri
Cerco un panno per cantare
Con l'inchiostro dei pareri.


mercoledì 26 dicembre 2012

Nonsense#131

Attenzione attenzione. A tutte le unità di misura. Siamo qui riuniti nuovamente per comunicare a chi sarà presente domani che la Giuria del Giuramento Assente, presieduta dal Presidente del Giuro d'Italia, composta dal Consigliere regionale e dall'Aiutante comunale, oltre che da una rappresentante purtroppo inutile e da tutti quei giornalisti responsabili dell'energia prodotta dalla serietà dell'evento, valuterà ben presto tutte le candidature pervenute in tempo incerto alla Presidenza del treno regionale; dopodiché proporrà alla Giuria del Premio una rosa di venti nomi che potrà variare da un minimo di otto ad un massimo di otto, per un totale di ventitre. La Giuria del Consolato dei Consiglieri, composta da poche personalità variabili e costanti, esaminerà gli scritti sostenuti con le prove contrarie di coloro che verranno scelti in precedenza dalla stessa Giuria di Selezione; nominerà le tre finaliste di sesso maschile e, fra queste, decreterà, eventualmente nel tempo previsto per domani, con tutte le possibili schiarite a riguardo, la vincitrice suprema assoluta unica e inimitabile, proprio durante la festa di cottura di fine anno solare. Il pubblico, attraverso una votazione-pietanza, potrà esprimersi con un telecomando a pedivella, dando la propria preferenza ad una delle tre proposte culinarie in gioco. La candidata fortunata, durante la ripresa a più turni, riceverà un coupon di riconoscimento per poter accedere alla finale ligure con un piatto a scelta tra quelli proposti lo scorso anno. Ricordiamo ai qui presenti che non potranno essere cambiate le cartelle sulle spalle, tributi compresi, pertanto vi invitiamo a restare riuniti fino alla fine. Votate votate votate. Chi la vota la vince.

martedì 25 dicembre 2012

Nonsense#130

Abito in Chiffon. E ci sto bene, splende il sole. Abito in Jersey, tranquillo e carino, resto così. Abito a Piume di Struzzo, impegnativo, me ne andrò. Abito da sera, solo alla mattina. Abito in Pizzo, molto rischioso. Abito a Tubino, dove il nero mi divora. Abito in Gabardine, con lui. Abito a V, ma non posso dire dove. Abito a Camicia, elegante ma serioso, non mi piace. Abito con Pence, non lo sopporto. Abito con Paillettes, ci litigo.

Abito in Pelle, la tua.

Poi quando mi togli tutti i vestiti perdo la casa. E non abito più.

lunedì 24 dicembre 2012

Nonsense#129

Ieri pomeriggio tutto il mondo di qua (abitazione) ha notato il cielo di là (supermercato). Non è per scaramanzia che lo dico, ma semplicemente per convenzione. Con il giallo iniziale delle 16:00 abbiamo ottenuto uno sconto pari al 10%, l'arancione delle 16:30 ha consentito un 3x2 mentre il rosa delle 17:00 ha permesso di caricare sulla tessera il doppio dei punti. Oggi sta nuovamente a noi decidere che tipo di convenzione usare. A me, ad esempio, il giallo piace molto in estate pertanto credo che, essendo ora inverno, non utilizzerò lo sconto. Oltretutto mi sono accorta che si sono ghiacciati i gradini esterni, quelli accanto alla rampa che porta al parcheggio superiore, facendo emergere un leggero strato di verde, pertanto non potrei sceglierlo, a prescindere dai prodotti comprati. L'arancione porta astio e sei persone ricoperte di astio che si aggirano tra le corsie sono troppe (ho semplicemente moltiplicato il 3 per il 2). Il rosa antico è schifosamente romantico ma anche piuttosto filosofico, ricorda un po' i centrotavola essicati, oppure i nomi delle persone scomparse; credo che sceglierò quest'ultima convenzione, ossia il doppio dei punti. Non è difficile accumulare i punti, basta decidere di svegliarsi cinque minuti prima del solito allarme, scendere le scale di corsa abbandonando le scarpe ed ecco che la cassiera caricherà i premi comodamente da casa sua. Fortunatamente le hanno dato un giorno di riposo che coincide con quello lavorativo. L'argomento lavoro è assai complicato: non si tratta solamente di decidere quale colore del cielo indossare, qui siamo di fronte a scelte importanti che determineranno l'evoluzione dei rapporti umani. Una cassiera non può presentarsi sotto mentite spoglie, al massimo sopra. Non vorrei sembrare cinica, ma lo sono. Altrimenti rischiamo tutti di ritrovarci in fila indiana, con i fuochi fatui tra le mani, aspettando che i raggi infrarossi facciano il loro effetto e perdendo tempo con tutti quei fintissimi regali a due. Con questo cosa voglio dire? Non è così complicato da capire, basta leggere tra le righe. In particolare tra la prima e l'ultima.

domenica 23 dicembre 2012

Nonsense#128

Avete presente le fessure delle tapparelle che parlano? Oppure le mandorle tritate nel mixer prima di gennaio? O gli occhi azzurri quando cadono su quelli verdi? O un parapetto ricoperto di lana bucata? O un pannello in polistirolo scritto da un bambino? Riuscite ad immaginare due persone cieche che vanno in Corea mentre fanno benzina? O quando piove senza dirlo? O ancora, quando arriva l'autobus mentre la gente ride davanti agli specchi, sulla tangenziale ovest? E il lavoro perso tra le righe? E poi, le tempie ricoperte di cioccolato? O il profumo delle proprie origini? La terra bianca solidificata dopo aver giocato sui tavoli? Le telefonate riconosciute dai laser? Avete presente l'erba del vicino di ombrellone, in un calmissimo mare filtrato, come le tisane? O un personaggio che porta il nome di un attrezzo da officina? I ricci chiusi dentro alle spazzole? L'automobile guasta che gira attorno al cambio? Il fiume attaccato alla presa del telefono? I metri che dividono un cerbiatto da una ragnatela? La lampadina al muschio bianco? Avete presente il nodo scorsoio censurato ai minorenni? E le corse senza i pannelli solari? Gli appassionati di eco industriale? La polvere che si deposita sui falsi autori? I termometri autogestiti? Le serrature di traverso, quando le chiudi e puntualmente scappano? Le scapole asimmetriche nei giorni di agosto? Le canzoni ricamate con il brodo di pollo? Le carte colorate mentre stai per rubare una sigaretta? Un bosco venduto al discount? L'uva appoggiata sul polso sinistro? Le vocali sui portapacchi? E vi immaginate un invito diverso dall'altro? O ancora, il clima regalato ad un cane che non è il vostro? Avete presente il significato di qualcosa? Ecco, più o meno è così.

sabato 22 dicembre 2012

Nonsense#127

Ho stirato una compilation di fine anno lasciando tracce di musica nelle tasche. Questo sarà il mio regalo, che però non è presente in casa. Un regalo non presente, proprio come sono abituata io. Il 31 dice che pescherò una carta e poi mi asciugherò le mani, preparerò la mente sulla sdraio, ascolterò l'acqua calda senza schiuma e non giocherò con le bugie tra secchielli e palette. Di solito io busso senza suonare perché a suonare ci pensano gli altri, intensamente. Ma talmente intensamente che le corde mi vibrano come se dicessero la verità dalle radici alle punte. I miei desideri frantumano i timpani, spaccano i tasti, cambiano i testi e tagliano il filo del microfono; si riposano sempre dentro ai cassetti più alti cosicché io faccio un fiocco alla scala e poi mi tuffo di testa, perché funziona sempre la pratica del contrario in discesa e del dritto in ascesa. L'età non c'entra. È troppo breve rispetto al colore dei capelli; dicono che non c'entra. Infatti non c'entra, ho provato a spingerla ma lo spazio tra un gradino e l'altro è troppo poco, allora sapete che tipo di soluzione ho studiato? Quella salina, perché mi è sempre piaciuto leggere il mare d'inverno. Ho scritto a mano sulla sabbia perché non mi sono mai piaciute le bambole. Poi ho scritto a computer sulla gola perché le mani stavano studiando. E infine non ho firmato il contratto, quello che accelera il battito, solo perché credo che la libertà di una penna a sfera sia qualcosa di raro e introvabile. Ero piccolina quando iniziai a nascondere i pezzettini più piccoli dei pensieri nelle soffitte delle case del quartiere. Devo ammettere che è servita questa pratica perché, in teoria, i piani alti e polverosi sono quelli più sicuri e più scuri, mentre quelli bassi rischiano di esplodere se esposti al sole per troppo tempo. Magari mi sarei ritrovata dall'altra parte del mondo, lontana da qualcuno che ben presto sarebbe arrivato a stendersi sui fili, silenzioso come l'inchiostro nero. Ho fatto bene. E a volte male. A che servono i cerotti? Solo a farsi la ceretta. Di anni ne sono passati trenta e se divido l'età per quel numero di anni il risultato non cambia. Come il numero civico o quello del telefono. Nessuno te lo cambia a distanza. Però quando poi incontri qualcuno e ti presenti (anche senza regalo), passano tre secondi e già non puoi più chiamarlo a voce. Chissà perché! Incontro-scontro-nome-memoria. Questo è l'ordine giusto, altro che scalette. Una volta ne rubai una da un palco! E fu in quel preciso istante che la mia testa decise di far accomodare delicatamente i suoi desideri nei cassetti più alti, accanto al tasto play. Così, per pura comodità intellettuale. Le scarpe riposano a terra tutti i pomeriggi e la mente vola a tempo di musica tutte le notti, tenendo il ritmo con una mano sull'altra: un equilibrio perfetto dove non serve nemmeno il sapone.

venerdì 21 dicembre 2012

Nonsense#126

La riforma fisica della legge mandibolare, in vigore dal giorno 1 già da domani, contiene delle buone novità con carica positiva ++, nonostante la sua visibilità sia minacciata dalle lucine di Natale presenti in ogni dove, un po' come i gabbiani nelle canzoni degli anni novanta. La parte saliente è rappresentata dalle forze con carica negativa che dichiarano alle imprese, soprattutto quelle spettacolari, un'uscita dalla crisi con il botto di capodanno. Va fatta però una precisazione: l'acceleratore non va premuto a scatti solo per promuovere l'ascesa del potere additivo sulle tavole imbandite (dato il periodo di festività), bensì va accompagnato fino all'uscita dei bilanci e lasciato riposare per almeno una notte, aspettando in silenzio la ripresa degli spazi, dove disporre doni per i più piccini. Gli accordi iniziali erano in si, poi ad un certo punto i tribunali della zona nord si sono dimenticati gli strumenti per attestare la veridicità delle ostriche, tant'è che il tricheco e il carpentiere se le sono mangiate sulla spiaggia di Alice, finendo l'anno con un bilancio negativo. C'è da sottolineare che le ostriche hanno subìto un forte aumento di prezzo già a partire da Gennaio 2001, ad esempio al mercato del sabato; pertanto i creditori ittici ora si trovano in forte difficoltà soprattutto per quanto riguarda gli appalti pubblici di sperimentazione. Poiché si discute spesso di crisi d'impresa mutilata, pare ovvia l'attenzione posta sul divano, accanto al tavolo; un'attenzione stesa da avvocati principianti con una laurea scontata, su un divano a tre posti fissi, pagato in 36 rarissime rate a tasso fisso, e poi messo in una cassa, e la stessa in un fosso, coperto da una massa di rossa lanugine. In sintesi distesa, i tratti realmente qualificatori del suddetto intervento normativo detergente, quali sono? Tali e quali? Ai quali non si comanda, essendo - la nostra - una società articolata su più piani, estranei principalmente ai concittadini automuniti. Non si tratta di rigovernare i conducenti, tutto il mondo animale che sorride va tenuto in considerazione, anche se le difficoltà si faranno avanti con prepotenza redditizia e le comunità finanziarie proveranno sempre più spesso a fruire del cosiddetto "progresso carapace".

giovedì 20 dicembre 2012

Nonsense#125

Il principio.
















Le venature fredde. Il ragno. Le stringhe bianche sulla pelle nera.

L'aria sul collo. L'ultima lettera che non c'è.

Il giallo. La coperta.

1979.






 









La fine.


mercoledì 19 dicembre 2012

Nonsense#124

Vediamo quanti di voi la sanno scordare, in La maggiore. Se poi avete un cuore e una camicia, vendete la camicia, possibilmente nei dintorni.

Ehm ehm. Minori e Maggiori, un applauso.



"Acchiappa i gatti quando ti giri
Dentro ai geni che parole sai
Acchiappa i gatti corti in gabbia non li mordi mai
E hai speso per il gin
La testa di fuoco
Di quelli che non sanno e forse non ti spoglieranno mai
Acchiappa i gatti morti e scappa se poi non li vuoi

Micia che ha le corde storte sembra avere un ego grande
Mostarde dopo il bere, mostarde
Vado a rifinir la squadra e i posti letto da adottare
Azzurre son le piste se non ti lascian stare

Ehi ehi bevi e butti gli ex
Mangi viola, prendi quota, in quota dopo non resisti più

Miao buono buono, viaggio in Laos e un faccio un gol
La museruola bianca te la metti tu

Acchiappa i gatti quando ti giri
Dentro ai geni che parole sai
Acchiappa i gatti corti in gabbia non li mordi mai."

martedì 18 dicembre 2012

Nonsense#123

Tutte le mattine Orwis Jumminfeet effettua una stesura a ripiani di un saggio breve sulla forma degli abbracci collettivi di cattivo gusto. Orwis Jumminfeet è il più famoso saggista breve con il salto in lungo, sociologicamente rimandato e impropriamente stabile, meglio conosciuto come "quello dal collo in giù". Scrive concetti irrilevanti che lasciano il lettore mp3 vuoto e sentimentalmente scoperchiato. Fantastiche introspezioni antologiche sugli spazi esterni che si corrodono e che fomentano le intuizioni urlate dai ragazzini innamorati di fatti, o luoghi o cose puramente casuali. Altro che canzoni d'amore perduto o ritrovato, dai soliti ritornelli scopiazzati e scoppiettanti; qui siamo di fronte a Orwis Jumminfeet, il più lungo saggista breve della storia degli abbracci formali, formosi e firmati bene. Pertanto lo salutiamo. Buongiorno Orwis. Di quale abbraccio vuole parlare, oggi? Mediocre o salutare? Con la mano? Lo vuole alimentare? Quindi preferisce mangiarselo? Beh, d'altronde... Chi non ne ha mai assaggiato uno? Ebbene sì, lui può insegnarci a farlo nella maniera più dissacrante, inoltrandosi pezzo per pezzo, a capofitto, in quella miniera di pillole ai carboni attivi che il nostro stomaco avrebbe sicuramente da proporgli. Abbracci bilaterali di cattivo gusto, non amari ma, anzi, forse troppo dolci, abbracci uniti da elastici ereditati nel tempo, abbracci attaccati al colletto e abbracci stabilizzati su cuscini singoli. Orwis ha parecchio da dire sugli abbracci, di tutti i gusti... Ma certo che no. Solo di cattivo gusto, come sottolinea ogni volta l'autore, armato di evidenziatore a pile. "Non spreco tempo come gli amanti del gelato, fermi intere ore, in file a colonna davanti ai vetri estivi, io preferisco andare direttamente allo schifo, l'effetto è immediato e soddisfa chi mi legge sulla gravità." Come dargli torto? Semplice. Cercando di convincerlo che il suo gusto non si discute, nemmeno se la massa che rimbalza sulle idiozie dei giornali si unisse fino a prova contraria.

lunedì 17 dicembre 2012

Nonsense#122

Per svolgere un esercizio sulla morte che giunge insensata - almeno all'inizio di un giorno scaramantico, come questo - dobbiamo compiere un giro su noi stessi affinchè l'istinto di incredulità di fronte a certe connessioni virtuali, sia così elevato al punto di fiutare nell'aria solo profumo di rose secche e di latte solare. Magari con la forma di un viso sul torace. Il nonsense più lungo del mondo? No. Il nonsense più triste del mondo. Oggi. Alle 12 circa. Le persone a noi care. Oppure la merce più economica? Paradosso. Cosa ci ricordiamo di più? Mettiamoci un po' di sensazione: azione sensata, quindi? È per questa ragione che la grande maggioranza degli allergici rifugge istintivamente dall'idea di affondare la propria mente fredda in gola, per respirare meglio e profondamente, senza considerare come e quando avviene e soprattutto perchè. Più o meno, su per giù; la matematica che cade su un uomo è sbagliata. Pur-troppo spesso è nata poco tempo prima. Dato che "morire" è un verbo all'infinito, perché rompere l'anima del tempo nascosto nei pacchi regalo con i fiori all'occhiello sulle lenzuola, aggiungendo il sale nel piatto dell'angoscia della morte stessa? Meglio star di buon animo e pensare a vivere; frase sensata e a lui nota. A morire ci pensa lei. Sull'uomo. Frase sensata. È l'azione ad essere un nonsense. In questo ragionamento vi sono due punti deboli, il nord e il sud. Oppure l'est e l'ovest. Oppure due lettere. La V. e la P. Senza un motivo sensato. La prima filastrocca da cantare servirà per preparare adeguatamente una pietanza improvvisata, il secondo indovinello invece per mangiarla in compagnia, ma se dopo un messaggio scritto, la scottatura sulla pancia si dissolve come un ciuffo di vapore nautico, staremo a dieta. Parallelamente è come se uno studente scrivesse con un gessetto sul banco: "Penserò a studiare quando il sole cadrà nel punto più alto." O come se un nuotatore gridasse sott'acqua: "Vincerò la gara quando sarà il momento; per ora procedo a piedi." Sono entrambi metodi di misurazione legittimi, ma troppo sensati. È evidente, infatti, che le probabilità di affrontare da guerrieri una determinata situazione triste dipende in primo luogo da. Il nulla. Non dipende. Va così. Stupore celere. Mente fredda in gola, inspirazione sociale dal naso, deglutizione di acqua salata, riapertura degli occhi e l'ultimo saluto. Ciao alle due lettere sbagliate che nascondono le due iniziali reali.

domenica 16 dicembre 2012

Nonsense#121

Agguanta una mela. Ma chi l'agguanta la mela? Mi sono ripromessa di non chiederlo più. Ma ammetto di non resistere al desiderio. Soprattutto in questi giorni post semina e pre raccolto. Posso oltretutto rivelare che ieri, sotto la neve, sopra le panche della palestra dove solitamente l'egagro sopravvive, ho trovato due metri di buccia verde. Secondo me in origine erano almeno tre, ma qualcuno deve averla trovata prima e se l'è mangiata come se fosse una specie di mangusta. Una specie protetta. Quindi femmina. Tutti vorrebbero una mangusta per amica, ma se il suo mestiere è vivere la vita allora meglio rimanga sconosciuta. L'equitazione è il sintomo d'amore numero 1, poi arriva il canto numero 2 al quale non sappiamo rinunciare. Nemmeno quando nevica. Le conseguenze dell'assunzione della mela spesso fan soffrire, a turno ci si può consolare sopra le panche, quando ad esempio vogliamo stare un po' da soli.
Troppo docile la mangusta, non fa per me. Il mio vicino infatti, comunemente detto "spasimante" data l'età, la sera della scoperta ha notato la mia espressione algebrica e mi ha prontamente chiesto: "Le gusta la mangusta, signorina?" - "Mango è meglio." Ho risposto io. Ecco. Lui da quella sera è sparito, vecchio vegetariano acrobata postmoderno, con la sua cravatta scozzese appesa al cancellino della palestra e con i tacchi divisi a metà. Allora io, un po' perplessa ma nemmeno troppo, sì un po' ma non esageratamente, nella media, nella norma, nel pennino da china insomma, sono andata a Documentarmi, un paesino dell'Asprodolce, dove ho scoperto che effettivamente le manguste si gustano sia il mango che le bucce di mela. Non l'avrei mai detto, a nessuno. Ora mi trovo costretta a farlo, con tutti. Hai saputo? Scherzavo. Ci hai creduto? Baravo. Mi dispiace tocca a te. La semina dell'altro giorno è ben riuscita e il raccolto è un racconto fantasma. C'è ma non si vede. Né si sente. Come i fantasmi bassi e muti, i famosi nani fantasmi da giardino. Ci sono ma non si vedono; un po' per l'altezza e un po' per la consistenza. Base per altezza diviso consistenza. Il risultato è sempre la mangusta. Ottimo direi. Praticamente ora vi spiego: ciò che bisogna fare in periodi come questi, quando la neve si deposita sopra le bucce, è innanzitutto ascoltare la propria voce allo specchio, ricordarsi di tagliare i tubi dell'irrigazione del giardino per evitare di congelare i nanetti, sciogliere la neve a 20 gradi, non fingere di non sapere, ammaestrare la mangusta (sempre se si riesce a trovarne una), sbucciare la mela verde e ascoltare l'ultimo cd di Mango. Quando le orecchie iniziano a sanguinare, all'incirca dopo un secondo doppio, cantare il cambio e cambiare il canto numero 3. Ogni riferimento è mirato e non sensato. Senz'altro, non mancherò. O mangherò?

sabato 15 dicembre 2012

Nonsense#120

Da Reggio a Parma a Modena a Carpi ci sono dei chilometri da percorrere. Al contrario, invece, ci ci ci possono essere errori di scrittura. Oppure di calcolo. Lo chiamavano Ambi ed era nella classe 3'c da qualche anno lunare. Non amava particolarmente studiare ma studiava particolarmente tutti i giorni quando arrivavano le 17 pagine di storia. Si trovava tutti i giorni con gli amici sul fiume secco, ma solo di giovedì; passava le sue estati guardando le rotaie dei vecchi professori in disuso e bevendo decine e decine di ammonio. Lo comprava da un rivenditore di scaldavivande in erba, lo pestava finemente per poi assumerlo alla luce del mattino quando ancora faceva buio e la sua faccia era ancora fluorescente. Si faceva da Reggio a Parma a Modena a Carpi in meno di un minuto con la sua bicicletta morta giovane e nel ritorno sbagliava puntualmente a mettere l'acca e i suoi accenti non avevano mai la postura corretta. Se poi lo si incontrava e gli si chiedeva «Ehi Ambi, trepertre?» era la fine. La fine di un'elica, la fine del sesto senso, la fine dell'altalena, la fine dello struzzo (con la testa che conta i numeri al buio) la fine di paglia di un estro chiuso di un tizio di un paese di nome Ambi di qualche anno più in là. Ambi, come Ambi. Nessuno gli rubava la tosse, nessuno aveva il coraggio di farlo. Era piuttosto bruttino, assomigliava alla verdura cotta al vapore. Poi un giorno visse felice e contento.

venerdì 14 dicembre 2012

Nonsense#119

Non è che non sopporto il freddo. È che la marmellata sopra il pane, senza aver spalmato il burro, non dice nulla. Zitta e immobile nel suo barattolo, scambiato con un calzino al mercato del mercoledì. Come ti può piacere un colore caldo se siamo a dicembre? Lo sa anche un bambino che un orologio senza lancette non gira mai in senso antiorario durante la settimana della frutta, ma attende imperterrito che gli vengano messe le pile con il giusto gusto. Eppure continua a fare freddo. Lo dicono anche in Puglia, ovviamente con l'accento greve sulle angurie. Se dovessi fare un paragone mi verrebbe subito alla testa... un cerchio perfetto, o un occhio pitonato, perché è da quando mi sono tagliata i capelli che non si rimarginano più. La farmacista mi ha consigliato di non tenerli troppo al freddo, potrebbero sbiadirsi. Ma chi ti dice che io non stia bene bionda? Ma non sopportando il freddo non lo saprò mai. Quante cose mi perdo, solo perché fa freddo. Anche le mie stesse orme. Perse. In Persia. Sia mai. Mai le ritroverò. Forse in estate, ma non è detto che io torni laggiù, perché le discese scoscese non rimangono accese per tutto il mese, pertanto canto accanto al quotidiano del
Santo. San Buzzurro Liberato, il santo protettore delle libellule azzurre. Cade il 14 dicembre, ogni volta di testa, poi si rialza e le cattura con un retino per farfalle. Incoerenza pura, come una soluzione acida. Libellule e farfalle, antagoniste nel film e anche nella vita reale. Lo hanno ammesso loro stesse durante il primo esame di università. Era un giorno freddissimo, come il burro, si ritrovarono una accanto all'altra a guardare il loro Santo protettore lanciare le lancette e impilare le pile, discendere fino in Persia per un mese per poi tornare a cantare accanto a loro. Ecco, ci risiamo. Non ricordo più l'inizio di questo nonsense, sarà il freddo.

giovedì 13 dicembre 2012

Nonsense#118

Canzoncina dell'oliva.

Sveglia che è tardi! Io mi vedo l'interno che più o meno è così: sono io ed eri tu, mi ritrovo a zappare l'arazzo per spostare il ragazzo e a concimare la statua per sottrarne la terra. Oh oh oh! A camminare con te, da soli e tutti e due, insieme, noi che ci muoviamo come le ossa dei muli quando camminano sui fogli di lana, insieme! Quei colori che si macchiano se li appendi fuori dalla finestra. Insieme! Poi i soldati senza i baffi e l’amore panoramico; poi nel buio uno di noi si allunga e vede la fame, aldilà di Plutone, esploso! Boom! E soli soli e stelle stelle. Ritorno a chiudermi ma vorrei stridere i ritornelli. E allora che si fa? Ritorno a coprirmi gli orizzonti. La la la la! Potresti colorare quella maledetta parentesi tonda mentre sto per partire. Potresti. Restare vanitosa con tutti gli scudi o prendere la semina diluita? La vita! Per due soldi le pallottole vagano nello stagno, come fossero melograni acerbi. Ritorno a me: eccoci, insieme, siamo come i paracadute, insieme, la faccia sulla goccia, una dopo e una prima, insieme, per poi traboccare sul gioco del sonno vagante e tu che vuoi sapere se giri nei giochi oppure miri nei fuochi. Sai di bello. E per finire mi brucio la lingua. Ahi! Quindi non riesco. Ahi! Sai di fresco.

mercoledì 12 dicembre 2012

Nonsense#117

Voglio ciò che ti serve come un rospo d'estate, un divieto, un frammento, uno stop sulla vetta. Tu ti lasci fingendo, per poterti mangiare la famiglia di terra e la luce del Po. Poi un tonno, un salmone e un'arma di vino, con il microfono spento nella casa di stampo. La milza che esplode sulla giacca montana, colata di argento e cresta di iena. Risata fumante che si droga di cera, passeggiata tra i gesti la domenica notte. Sei il pranzo contrario e la sete di orario. Mangi pioggia che scotta, sei un sabato all'aria, come il conto che fischia, rompi il dente che ascolta. Bevi litri di gesso, senti il tuono di un sesso, vuoi sì, vuoi no, vuoi il forse che cerchi, una frattura di carta con la zebra a pois. Arrivo al pensiero che ciò che cercavi è come un ponte in granelli per uova di amianto. È il sensore giù al nord e la poltrona che viaggia, sei un paziente che fonde una visita assente, con il pozzo di neve che parte e che va, verso un viso calante su una pena a metà.

martedì 11 dicembre 2012

Nonsense#116

Antropologicamente parlando è giunto il tempo di Natale. Natale è un tipo frettoloso e come gli idraulici balbuzienti è alto, basso e con i capelli che arrivano alla pelle chiara. Infatti il problema non sta nel supporto, ma nelle modalità. Un po' come nella moda italiana. È tutta matematica! Questa è una mia idea. Voi credete di esserci portati? Da Natale in poi, intendo. Mi ricordo il mio quarto incontro con Natale. Al tempo faceva parte degli studenti con i dischi dei freni leggermente drogati, quelli che si suonano alle feste di fine piazza a poco prezzo. Io ero nel corso degli anni e lo vidi sul suo lato opposto, aveva un cappello da baseball appeso alla musica e, quando tutti erano pronti per gli esami, lui svanì. Altro che appuntamento al buio con quei tre bugiardi giocatori di baseball. Altro che squadra per sartoria. Un anno poi, arrivò addirittura buono buono e piano piano, con le piante carnivore; praticamente un ossimoro. Come un bistecca vegetariana. Natale ne andava ghiotto; diceva che quella di sudare era un'arte che lo rendeva sempre particolarmente incredulo. Adesso lo sono anche io. Forse troppo sicuramente poco. Natale e compagni non si parlano più, nemmeno senza bere il vino al veleno. E quello adesso chi è? Lo vedo dalla finestra, lo faccio entrare solo per consigliargli un blitz a destra, ma posso scrivere anche minestra sinistra, se la vuole. Natale si dimentica sempre la palla ed è per questo motivo che le modalità avvelenate non sono mai quelle giuste per un bicchiere. Ma finché non se ne accorgeranno lui e i suoi compagni, io posso solamente strizzare gli occhi (che di acqua ne hanno troppa e non conoscono ancora il DNA della centrifuga) e guardare l'orologio che non indosso mai al polso della caviglia, bensì lo lascio stanco sulla porta della nostra casa, nel mezzo della nostra strada. Natale arriva, si accorge, si gira e si porta un solo punto di saturazione. Questa volta.

lunedì 10 dicembre 2012

Nonsense#115

Una volta, quando avevo gli anni in tasca, mi sono addormentata ridendo a squarciagola. Però non me lo ricordo perché ho la netta sensazione di essere stata un pesce rosso con il nome stampato sul retro della tshirt. Probabilmente vittima di un complotto a sette. Se li becco, me li mangio. Il nome vero era stampato in digitale terrestre, ma con il blu che veniva dal cielo. Quello finto invece era trasparente, visibile solo tramite la cornetta del telefono a gettoni. Ma si trovano ancora? Caspita, lo spero... Altrimenti sarebbe un problema perché non saprei come chiamarmi. Comunque. Quella volta fu una situazione davvero divertente per chi mi guardava da dietro gli specchi! Cioè vi immaginate la scena? Il riso sul pesce rosso con il cotone colorato di blu mentre io dormivo. Fantastico! Tipo il cast di un film di Santovino! Quel genere di film che danno solitamente nel parcheggio del cinema nei giorni di neve, a fianco del supermercato, dietro le poste, vicino al municipio, con lo sconto incorporato nel prezzo del biglietto già strappato. Bisogna raggiungerlo a piedi uniti, tra l'altro. Ciò significa che tra uno e l'altro, cioè tra un piede e l'altro, non ci deve essere spazio nemmeno per il biglietto. Si rischia di arrivare in ritardo per la prima. Mentre la seconda volta invece è sempre meglio portare il pesce rosso e riservare un posticino anche per lui, magari lì all'aperto che se piove sopravvive. Di storie simili ce ne sono di diverse, ma non ho il tempo necessario per staccare tutti i bottoni dai piatti pertanto mi limito a sventolare i battiti accelerati. Tanto più che si sono rallentati già da qualche giorno, dopo aver mangiato per l'ultima volta la prima fetta di pane.

domenica 9 dicembre 2012

Nonsense#114

Ma se moltiplichiamo il numero delle finestre diagonali dell'ex acciaieria per l'altezza dell'edera, solo quella bagnata, otteniamo il valore della serotonina? Altrimenti incollo i vetri e la risolvo così.

sabato 8 dicembre 2012

Nonsense#113

"Gli antichi personificavano e adoravano i fiumi ... mentre la salamandra vive ne lo foco." Quella di personificare e adorare i fiumi è un'antica arte, che già esisteva ai tempi del colera, quando intere popolazioni si aiutavano tra loro per controllare meglio la lavorazione del cotone e creare così le vesti sacre. Nell'ultimo periodo storico però, quello che va dal 2 al 7, è cresciuta maggiormente la moda tra le donne di trasformarsi in salamandra. In questo modo è consentito loro di potersi abbronzare per mesi ininterrottamente senza scottarsi le mani. Fiume e salamandra sono due elementi che si abbinano bene tra loro come il polline dei fiori con i biscottini al cioccolato amaro preparati dalle sacerdotesse puritane. Da sempre gli ipocondriaci hanno paura di camminare sulle sponde del fiume mentre una ragazza vestita da salamandra di carta sta prendendo il sole; pertanto si chiudono in loro stessi evitando il contatto con l'acqua ossigenata. (Non cercate spiegazione che unisca questo nonsense a voi, sto semplicemente usando due termini.) Con l'arrivo della festa primaverile universale le popolazioni che un tempo cantavano in acustico esorcizzando la paura del colera, si riuniscono alle ore stabilite nel giardino di terra friabile e scavano buche asimmetriche tanto grandi al punto di creare i fiumi per le salamandre più belle. Praticamente quelle che ci stanno aspettando e che noi non conosciamo ancora.

venerdì 7 dicembre 2012

Nonsense#112

Vi siete mai chiesti di cosa si parla nelle stazioni delle metropolitane durante i pomeriggi invernali? Io sì. Di che cosa si parla nelle stazioni metropolitane nei pomeriggi invernali, Peris? Ho scoperto che uno degli argomenti più trattati sia tra i passeggeri al limite sia tra i sostenitori delle tenebre diurne è lo zucchero sotto la luce al neon. Come si scioglie, se si scioglie, quanto tempo impiega a trasformarsi in acqua senza farsi notare, a cosa serve e che colore assume dopo almeno cinque fermate di metrò? Soprattutto se ci troviamo a Torino. Devo ammettere che lo zucchero sotto la luce al neon si comporta diversamente in base alla città in cui avviene il fenomeno. Mi trovavo a San Marino e mentre il treno stava ripartendo (però ero alla stazione ferroviaria) ecco che lo zucchero diventa blu proprio mentre un passante saliva. Dal verbo salivare. Lui saliva, io guardavo. Se fosse successo in estate la lontananza tra un vagone e l'altro probabilmente avrebbe facilitato lo scioglimento. È inutile ribadire che esistono due tipologie di passanti; ma lo farò. Esistono due tipologie di passanti. Quelli corti e quelli larghi. Entrambi finiscono puntualmente intervistati dai controllori ed entrambi non fanno altro che vantarsi di come il loro zucchero sia ben riuscito. Fanno bene, dato che è l'unica cosa di cui possono parlare tra un viaggio di andata e uno di ritorno; poi nelle pause estive, quando lo zucchero sotto la luce al neon al posto di sciogliersi si solidifica, parleranno di chiavette USB e di quanta capacità hanno, magari la stessa dei vagoni dei treni dipinti con i colori a zucchero.

giovedì 6 dicembre 2012

Nonsense#111

Per fare un se sei in un periodo, per solo un minuto appeso davanti. Abbiamo un orologio. Esercizio. La vita per chissà quali ragioni, in quel caso basterebbe. Porta soltanto a pensieri non ma da mentre io penso che. Ai massimi livelli, noterà sicuramente l'allontanarsi accumulata. Al traguardo sperato però. Raggiungimento è inevitabilmente. A mantenere una determinazione che con gli obbiettivi iniziali? Può. Il motivo. Esempio di. Fortuna? . Quando eravate piccoli, alla tv? La stessa scusa. Differenza sta, coscienza viene. Una particolare preparazione, perché vi ricordo che. Attenzione a non. Tra e. Riescono a capire si instaurano nella; di fronte a sono assolutamente tutti. Si nota ad di comunicazione mentre. In considerazione che questo pianeta sono uguali quando due. Di tutto. Capìta la chiave una musica in un momento completamente. Purtroppo è un pensare di totalmente quando prima di da me non si la parte che e che allo stesso modo. Porsi una domanda. ? Arriverà da sola, tardi accorto così. Non era giusto stato perso.

mercoledì 5 dicembre 2012

Nonsense#110

Non ricordo perfettamente cosa bisogna utilizzare per iniziare a parlare di telecinesi. So per certo che sta scritto in una lingua strana da qualche parte qui sotto, in fondo alla via principale a fianco della stanza al piano superiore; il fatto è che questo famoso biglietto della fortuna l'avevo tolto dalla tv e messo in qualche cassetto dell'armadio dietro la cassettiera, sopra le ante e ora non riesco più a trovarlo, nemmeno se tolgo i pantaloni della tuta per mettermi i jeans. Potrei ricostruire tutta la storia del caldo cinese che si consuma tra le mani in aria semplicemente inventandola. Ma il risultato non sarebbe sicuro al 109%. Potrei chiedere alla mia vicina di casa che a sua volta lo chiederebbe alla vicina di banco di sua figlia, che la scuola tanto l'ha finita da un pezzo. Grande, tra l'altro. Spostato con la mente. Oppure lascio perdere la telecinesi e i discorsi e inizio a pensare agli amaretti africani che nel forno non sanno cuocersi come tutti gli altri amaretti. L'ho sempre pensato. Ma alla vicina non gliel'ho mai detto a parole mie, tipo sfregando le mani fuori dal finestrino dell'auto di mia madre. Quindi l'unica soluzione per ora è contare tutti i minuti, poi domani vedrò di creare un po' di caos riordinando la soffitta, come minimo lo troverò lì, addormentato e freddo. Ma chi? Il principio, ovvio.

martedì 4 dicembre 2012

Nonsense#109

Cristina ha il sangue giallo. Una realtà difficile da accettare che spesso la porta a confezionare i confetti sugli scivoli dei giardini pubblici prendendo la rincorsa. Se ne è accorta all'età di sua sorella e non è stata una piacevole sorpresa. Mentre la sorella dormiva, quel giorno ha anche fatto una prova cromatica generale. Il risultato? -9. Dopo il diploma Cristina ha preso un mazzo di carte plastificate con i poli opposti e si è diretta verso la salita, lì ha finito i soldi a causa delle spese legate ai polsi e ha iniziato una cura per imparare a disossare le cose. Quando finalmente tutto era pronto si è trovata però nella classica posizione di chi deve sparare per la prima volta ai semi di papavero. Fatto questo si riposò. Il terzo giorno si cambiò. Poi si addormentò. E con il bicchiere fece una "O". Naturalmente pari a zero, per dimostrare ai servizi sanitari locali pubblici la sua totale dipendenza dai farmaci anticoagulanti. A metà cura cambiò addirittura il tempo, passando a quello più passato, spezzettato e concluso tutto sommato bene. Non ci resta che fare un augurio a Cristina, sperando che possa ritornare al più presto a festeggiare con i condimenti naturali e iniziare a vivere con una nuova cintura sui fianchi. Magari non troppo bassa. C'è sempre il rischio nebbia.

lunedì 3 dicembre 2012

Nonsense#108

Ho abbassato la faccia della memoria fino al pavimento. Dite che ho esagerato? Non sono esperta di pagamenti miracolosi a seguito di esercizi costruttivi, pertanto mi sembrava coerente accettare la spinta verso il basso. Oltretutto la chitarra, a mio avviso, è stata recapitata scordata. Altrimenti non si spiegherebbe questo fatto della memoria. Se mi fossi ricordata il giorno esatto e l'ora esatta forse la natura avrebbe lasciato più spazio agli eventi e trenta. Se poi fossi stata così brava a leggere tra le righe non avrei fatto nemmeno troppa fatica ad abbassarti il naso per capire cosa stai pensando in quel momento particolare. Mi cresce addirittura il pensiero in testa. Strano, vero? E poi questo fatto. Dopo la prima volta...sempre lo stesso, come avrete potuto notare. Io dico che basterebbe lasciare a casa propria l'intuizione, così...giusto per un po' di rispetto e subito dopo lasciarsi increspare dalle onde più pulite. Ma come si fa? Questo dipende da noi stessi. E dalle stesse righe che pieghiamo quando ci abbassiamo fino al pavimento per storcere prima il naso e poi la memoria. "Ah beh, sei brava tu!" Certo, stronzo. Conta fino a 3 senza nuotare che poi vediamo chi impiega meno tempo a trovare tutte le curve della zona. Manco fossi una ruota. Manco a chi. Sì, lo so. Ma non è dimostrabile, dicono gli arbitri mentre si incastrano nel loro stesso rito. E dopo aver fotografato i primi centomila arrivati a mille metri s.l.m., senza preoccuparmi del consumo, sapete che faccio?

domenica 2 dicembre 2012

Nonsense#107

Penso ai gattini bianchi che dormono nei bicchieri per il vino e ai dolcetti a forma di curiosità. Mi accontento della forma tecnologica moderna più bassa e mi rifocillo con il latte che si ferma ad un terzo del mio corpo. Non tollero i tacchi in polistirolo perchè amo i suggerimenti non detti. Mi riempiono il colon. Va così, fino alla fine del primo pasto disegnato nel sogno di questa notte sottocutanea. Il resto è preso, il pretesto ve lo dirò domani. Chi si accontenta ha l'almanacco. Mentre chi muore fa da sé. Con doverosi ossequi, resto qui con l'apostrofo plurale in posizione.

sabato 1 dicembre 2012

Nonsense#106

Ho scoperto di avere un cane nel baule. Uno di quelli con le orecchie grandi, che mordono piano appena sentono qualcosa di forte. Quindi devo trovare qualcuno che mi aiuti a sostituire i denti che ha abbandonato sul davanzale quando aveva otto mesi, con un impianto dentale più moderno, possibilmente autonomo.Ma non il mio. I denti nei bauli, si sa, possono cadere a causa di dossi e cunette, oppure. Gli impianti che compriamo nelle discariche autorizzate servono a restituire il sorriso ai pazienti cinofili, magari proprio mentre sterzano improvvisamente verso la laguna, oltre che a garantire un buon funzionamento della masticazione rapida davanti allo schermo di un cinema. Se poi ci mettiamo pure una radice in carbonio nell'osso retrattile possiamo creare direttamente la connessione tra l'impianto, il cane e il baule. Ho trovato un materiale sicuro, sempre nella discarica autorizzata, gli interlocutori mi hanno garantito una buona elasticità e una tiratura limitata,  pertanto potrò tranquillamente inserire i perni sia all'interno che a destra ed agganciare le protesi nell'arcata trionfale; non dovrebbe essere difficile. Un po' come andare e tornare dall'Ikea. Il vantaggio secondo me per "il cane che ho trovato nel baule" (è questo il nome che gli ho dato) è che potrà risolvere subito i cruciverba senza soffrire e poi potrà correre dal baule ai sedili senza dolore. Molti padroni si assentano dal territorio nazionale proprio perchè non sanno come muoversi in questo campo, poi sentono la notizia al telegiornale ed ecco che tornano immediatamente a comprare l'auto nelle campagne più sperdute. Recentemente ho assistito ad una scena, speriamo.

venerdì 30 novembre 2012

Nonsense#105

Cosa si nasconde dietro un bevitore di succo d'arancia? Non concentrato ovviamente. Meglio se assorto tra i suoi pensieri di soddisfazione acida planetaria. Perché sembra una bevanda tutto sommato senza parole, eppure è ottenuta con moltissimi movimenti di lingua. Morsi e tagli interni determinano il sapore naturale e l'azione anticoncezionale. Una volta spremuto il succo viene messo a tacere sotto un'asse di legno per liberarlo di tutta la corazza di parole di scarto e per renderlo più leggibile alla gente. Alcune persone pensano di aver una tecnica particolare per ridurre le parole pericolose che formano il succo spremuto la prima volta, ma il tempo di riscaldamento del loro spremiagrumi non consente la miscelatura degli zuccheri con, ad esempio, il limone. Altro agrume che darebbe al succo ibrido un valore sicuramente più internazionale e un aspetto decisamente più determinato. La tostatura orale permette di venderlo ad un prezzo accettabile, ma le ricerche condotte sulla preparazione di questi discorsi bevibili all'arancia hanno fatto sì che la luce al neon determini la decisione dei termini di servizio. Le aziende produttrici conservano il succo ottenuto da ossigeno e idrogeno in enormi silos apribili solo dall'interno e il processo di ossigenazione avrebbe un effetto calmante sugli individui assetati di nostalgia. Il sapore è buono e si può imparare facilmente a memoria ed è reso bevibile grazie alla fantasia dei pensatori che lo producono. Per questo motivo alcune aziende per insaporire il succo aggiungono alcuni neologismi agli oli essenziali ricavati dalle arance più narcolettiche della piantagione. E proprio perché questi aromi derivano dall'arancia miscelata, le aziende non sarebbero obbligate a coltivare questa informazione su un terreno già confezionato. La rubrica "Non tutti sanno che.." torna tra un anno. )4-,84 per l'attenzione.

giovedì 29 novembre 2012

Nonsense#104

Se fosse vero che i ragazzi sono esseri umani sponsorizzati, i luoghi comuni arriverebbero a ondate. A dirlo è un sondaggio effettuato dalla comunità "i Visualizzatori di Mappe", il quale recentemente ha fatto emergere una realtà davvero sconvolgente rimasta però segreta. La cura adottata dal gruppo di contestatori affamati di risorse è canticchiare sotto la doccia che i ragazzi maschi non piangono mai, alzando l'acqua al massimo volume stando ben aggrappati all'immagine condannata a descriverci e tenendo sempre ben presente le mosse che le ragazze anticipano quotidianamente fuori da una cabina telefonica. Se in quel momento il vento è troppo freddo, il sondaggio sarà sicuramente da rifare in Giugno. I partecipanti erano in tutto 1.209.876 e sono arrivati alla sede della comunità uno in braccio all'altro per evitare l'ascensore e le scale mobili. Hanno risposto urlando ad alta voce all'interno di un piccolo quaderno a 3 pseudo-domande, impegnative e cerimoniali, che riporto qui di seguito:
1) E' vero?
2) L'hai detto tu?
3) Meglio senza gambo o preferisci ben cotto?
I dati emersi hanno paralizzato totalmente le autostrade per almeno due ore, poi quando la ragazza più sveglia della stanza ha iniziato a comporre i versi da far cantare sotto l'acqua, il traffico si è diluito insieme all'antidolorifico assunto dai ragazzi. I risultati sono stati scandagliati come il fondo di un fiume, aspettando il turno di notte e mescolando di tanto in tanto gli uomini con le donne. La vibrazione del motore non ha disturbato il lavoro dei contestatori e il fumo prodotto ha decorato il soffitto dell'intera stanza accanto, aprendo le porte alle fantasie più conosciute. Ve lo sareste aspettato? O avreste preferito l'ora legale? Rispondete sotto la doccia e votate in vasca.

mercoledì 28 novembre 2012

Nonsense#103

Un fatto apparentemente soprannaturale accadde lo scorso anno nella foresta dei matti. Migliaia di pellegrini di presentarono carichi di noccioline tostate alle porte del palazzo degli stracci bianchi. Non trovarono nessuno di loro e, invertendo la rotta appena aggiustata, tornarono felici in piena patria potestà. Qualcuno narra che camminarono molto, altri dicono che la pressione dell'aria rarefatta non consentì loro il cambio della moneta pertanto accennarono solo qualche passo di danza, ignari di ciò che li stava aspettando. Una gigantesca macchina per cucire. Tra l'altro la versione più pesante da digerire è proprio quella ascoltata nei fili della radio. L'interruzione arrivò comunque puntuale, tanto che l'aspetto esterno dei pellegrini cambiò improvvisamente facendo emergere alcuni aspetti benefici tipici di chi crede nell'aldilà. Gli uomini di pelle acquistarono fiducia a caro prezzo e spingendosi fino alla postazione riservata, fecero retromarcia in un batter d'ali. Si bruciarono i capelli e recitarono mentalmente i programmi scolastici degli anni venti. Chiuse le ante iniziarono il conteggio delle monete sul parquet con i cavalli impiegando un tempo mai visto prima. La pioggia li aiutò e il sole li spaventò. La città rimase vuota e le solite voci di corridoio si impressero su piccoli assegni bancari serigrafati. Una storia mai vista prima né ascoltata dopo o scritta durante. Solo letta nelle tradizionali storie delle conquiste tardive narrate da lui.

martedì 27 novembre 2012

Nonsense#102

Parlare di me è un po' come voler tagliare l'erba del giardino in riva al mare. Non che sia un'impresa ardua, ma è semplicemente un'esperienza parallela al verbo "essere". Tipo essere la Peris. Com'è essere la Peris? A volte assomiglia al volo di un'ape al luppolo, comandato dall'acqua di un bicchiere. A volte il liquido che cola nell'imbuto per deviare il pensiero di chi la conosce da almeno un giorno è denso. Poi c'è chi crede che non viva dentro una casa normale con tre pareti e un paio di porte, ma che dipinga di rosso le strisce pedonali come se andasse a lavoro solo a prestare per un giorno le sue matite più costose. Qualcuno l'ha vista scrivere sul posacenere bianco e arancione per 29 minuti senza nemmeno far cadere una goccia al suolo e poi scoprire che la partita l'hanno persa, domenica. Mentre il lunedì tutto sommato riesce anche a chiudere bene il cerchio mentale proprio perchè si chiama Peris; probabilmente se i genitori dei parenti più stretti, quelli che nessuno nomina mai di lunedì, le avessero dato un nome più aulico tipo Parentesi oppure Maratoneta credo che l'anteprima del testo sarebbe sicuramente più dinamica. Come quando arrivi a Bologna e capisci che piove, cosa fare? Niente. E così la Peris fa tutto ciò che le passa per l'anticamera, poi arriva direttamente in camera e apre le finestre, lì esce tutto; poi appena cade, giù. E via. Come se non ci fossero i manichini in lavatrice, o lo yogurt nell'armadio. Tutto è libero e leggero. E non è semplicemente impegnativo, è anche profumato. Non tutti lo sanno, ma ora lo sapranno. Tutti quelli che leggono, ovviamente, chi non legge non saprà, chi legge invece prima o poi scoprirà la verità. Una verità incandescente come un vecchio ghiacciolo alla coca cola. Cola sempre nello stesso imbuto, a lei così famigliare. Avete due opzioni: leggere da sinistra a destra oppure da destra a sinistra capovolgendo il vostro computer. Se riuscite, ci sarà posta prioritaria per voi.

lunedì 26 novembre 2012

Nonsense#101

Come si esce dal tunnel dell'ansia morale? Andiamo per gradi, 30 e comuni. L'immagine fredda che dovreste avere quotidianamente davanti ai vostri occhi è semplicemente quel valore caldo più simbolico che il proprio sentimento assume nel punto di rottura precedentemente immaginato.
Da un punto di vista pratico tornerebbe utile prendere il valore che ti danno a scuola e sostituirlo ad una qualsiasi forma astratta, meglio se compatibile con quella del proprio corpo. Non sempre si riesce, a volte ci si scontra con le maniglie delle porte chiuse autoconvincendosi che è la fine pubblica. Ma quando la mattina, al risveglio, si appoggia prima un piede e poi l'altro nell'ordine stabilito dalle proprie regole interiori e la parola non esce subito, basta ringraziare positivamente chi ci ha permesso di dormire con l'aiuto dei magneti. Con l'esercizio più comune, quello del sasso inghiottito a digiuno, si risvegliano i sensi e si trova il conforto. Un aiuto può arrivare dalla sensazione intermittente di infinito. Una sensazione, a detta degli esperti, che non sempre si riconosce a primo impatto o al videocitofono. Ma cresce pian piano sulle colline geometriche delle equazioni più fantasiose adattandosi perfettamente al cuscino e permettendoci quel sonno ristoratore tipico dei rifugi di montagna. Come tutti i tunnel anche quello moralmente ansioso presenta un inizio e una fine, non ha finestre o giardini fioriti però è pur sempre un percorso patologico da compiere per arrivare alla meta di classe, concludendo il lavaggio a 30 gradi (sono al massimo 30 i gradi iniziali) senza centrifugare troppo i colori del proprio stomaco, altrimenti la corteccia si intasa e bisogna capovolgere nuovamente il concetto rilasciato ai diretti interessati.

domenica 25 novembre 2012

Nonsense#100

Una buona nuova nota intona un buono nuovo moto, cento filastrocche sulle more perdute o sulle cose dimenticate per strada e dato che sono le 17:10 esco di casa per ordinare la camera. Arriverà tra 265 giorni ma tanto nessuno di noi ha fretta. Bisogna ricordarsi dei codardi, di comprare il latte scaduto e di dire alle ragazze di portare dei fazzoletti. Io non rimango ferma a lungo solo per fare un po' di movimento corto e se la notte passerà in fretta non ci sarà bisogno di te. Certo è che se vuoi puoi, come tutti. O come Titti a San Silvestro. Cento strade e un anello solo, è come percorrere per correre, o come dimagrire per portarlo a tutti i costi. O a tutti i casti. O a tutti i casting. Io non ci vado. Voi sì. Ecco perché siamo diversi, nei versi e sotto le unghie. L'appuntamento è cieco, ma io ci vedo benissimo e quando torno lo troverò qui. Per 265 giorni ancora.

sabato 24 novembre 2012

Nonsense#99

Lo scacciadubbi è un ottimo rimedio per gli errori più frequenti nella grammatica italiana. Si tratta semplicemente di evidenziare le parole sbagliate con un fermaglio per capelli e successivamente pensare all'errore. Prima di intervenire si consiglia, soprattutto a chi l'italiano lo conosce dalla nascita, di ripensare alla strada percorsa durante la stesura del testo. Uno dei consigli che gli scrittori più ibridi danno agli aspiranti imbianchini è quello di narrare storie lucide facendo emergere personaggi opachi o, al massimo, viceversa. Se non si hanno dubbi in testa è meglio scrivere nel senso della logica strutturale, mentre se dovessero presentarsi dubbi incoerenti allora ecco che lo scacciadubbi farà immediatamente il suo effetto collettivo, nel momento esatto in cui le battute sono appoggiate di sbieco. Non bisogna temere di essere scrittori di rugiada, è naturale avere paura delle parole spatolate male ma con un po' di esercizio tutte le locuzioni avverbiali crederanno di servire a qualcosa, sia all'interno del testo, sia all'esterno. Un po' come dire "faccia a faccia ci si guarda di bene in meglio, passando per di qua troppo spesso in ritardo". Quasi quasi posso tranquillamente dichiarare che d'ora in poi scrivere alla svelta sarà come scrivere terra terra. Aggettivi nominali e sostantivi pesanti servono ad esprimere i concetti più dubbiosi e articolati. Lì-il là-la. E i fiori di lillà. Un tipico esempio che non si confà.

venerdì 23 novembre 2012

Nonsense#98

Ciao a tutti, mi chiamo Enne Esse e vorrei chiedervi una cosa un po' imbarazzante. Ho provato ad agitare le acque, senza risultato. Secondo voi c'entrano le tapparelle abbassate? Vi prego aiutatemi perché non posso più nascondere i fili della rete wireless dato che vivo ancora in casa con i miei e se mi scoprono mi toccherà saltare le pagine. Alla miglior risposta 10 punti .......... eccoli

Canarina 98.

giovedì 22 novembre 2012

Nonsense#97

Dovete sapere che a Rapporto Stretto, provincia di Strano Forte, c'è ancora chi ritiene che la causa della scomparsa dei dinosauri sia dovuta alla mancanza di testicoli attendibili. Stiamo parlando in particolare di chi restò incastrato a terra già con l'arrivo del circo in città, all'inizio della scomparsa. Qualcuno dotato di anagrammi esemplari questa sera illustrerà durante l’incontro con la luna, una delle teorie che sono state montate a neve per spiegare a freddo la tanto citata estinzione dei dinosauri; questa teoria ipotizza infatti che, circa sei decine di milioni interi di ettari compresi gli anni passati tra le vacanze al mare e i week end in montagna, sul mostro opaco bicolore sia caduto un grande asteroide ricco di placenta, ferendosi la testa. Qualcuno sostiene a spalle che l’asteroide responsabile non era di quelli elettronici che siamo abituati a bere per rinforzare le nostre difese umanitarie, bensì un piccolissimo campo da calcio dieci volte più esteso della tovaglia, soprattutto se rapportato alla bomba atomica, il quale potrebbe aver ricamato nello stesso giorno i terremoti stesi sui fazzoletti di terreno del pianeta A. L’evento ha inoltre sollevato un polverone sulle quantità e sulle qualità, ma nessuno dei gas presenti quel giorno ha ridotto la luce o innalzato le lamentele sull'asta. È stato semplicemente provocato l'intoppo astrale grazie però al quale la superficie terrestre riuscì a quantificare il numero dei dinosauri da estinguere. Numero pari a un numero pari. Decine e poche altre specie vegetali, come ad esempio il brodo, che in quel momento popolavano la stazione si sono ritrovate nel bel mezzo del marasma, aprendo le confezioni e moltiplicandole per due così da avere subito il risultato sperato. Questa sera verrà per l'occasione proiettato il relatore nello spazio apposito, così da analizzare la probabilità di allergie della Terra con corpi presenti nel sistema serale e le possibili conseguenze in ambito finanziario e giuridico.

mercoledì 21 novembre 2012

Nonsense#96

Negli ultimi giorni di questo nauseabondo novembre l'uso dei derivati della cannabis da pesca sta vivendo un processo di globalizzazione tra i vari coltivatori diretti, compresi i venditori di pesce spada e le ragazze punk che vivono sole. Lo sviluppo e l'utilizzo dell'erba buona come alternativa al già troppo compromesso ecosistema marittimo sta aumentando esponenzialmente proprio con l'individuazione di nuovi volti per la campagna pubblicitaria stessa.
L'Italia è rimasta molto indietro rispetto all'Italia, ad esempio. Usa e getta gran parte dei paesi europei. Fumatori e non fumatori ormai si convincono del potere arbitrale della cannabis fumando o non fumando, a seconda delle proprie scelte. Da queste piccole e fastidiose premesse è nata Teresa, uno spazio femminile comune a giovani ciclisti ed anziani tradizionalisti, medici di linea e conduttori di tram cittadini, casalinghe attive e segretarie di bordelli, borghesi impoveriti e falsi democratici impolverati; insomma Teresa è aperta a tutti coloro che abbiano voglia di impegnarsi per finire il tempo che corre nel nostro stivale, cercando di camminare comodi senza troppe considerazioni in quest'ambito. Fumando ovviamente le leggi del torto ben coscienti degli stati emotivi presenti nelle scarpe, soprattutto durante le sere infrasettimanali.

martedì 20 novembre 2012

Nonsense#95

Come può Dio essere rinchiuso in una perduta Ucraina? E come è possibile spiegarne l'esistenza solo attraverso l'impugnatura dei cucchiai? Possiamo noi figli della crusca documentare l'esistenza di un essere giulivo narrante o forse di un creatore delle sfere? Quello stesso uomo che si è rivelato nella storia danese e che raccoglie in sé il peso di un'argomentazione sfaccettata ha portato alcuni cantori medioevali a dedicargli dipinti sottili e piuttosto minimali, tanto che questo tizio dall'aria così infuriata sembrava addirittura stupito; o meglio, sembrava come se la sua capigliatura frontale dipendesse più da una condotta semestrale scarsa che da una capacità assorbente e che soprattutto non si curasse dell'apertura dei cancelli dopo le nove o dell'associazione a delinquere. Dio non è avviato a una carriera motoria e si rivela ogni anno ai pallini di polistirolo delle confezioni natalizie con estrema umiltà. Pezzi facili da montare a cui dedica il proprio spazio vitale vasto e organizzato, come un marasma ideale per le prove della sua esistenza intrinseca oppure di un litro di latte o, meglio ancora, di quella del fratello gemello (che tanto sono uguali). È un notevole sforzo quello che facciamo ogni mattina, quando troviamo per la strada pensatori liberi e truffatori abili e chiediamo loro i paioli di rame come prova tangibile della reincarnazione divina. Tali dimostratori si adoperano per non lasciare niente a metà, proprio per non saltare quei sette passaggi logici necessari alla sopravvivenza eterna, senza tralasciare il sapore dolciastro della zucca. Non è la rivelazione soprannaturale del Dio del rame che fa di noi dei giovani ed eclettici mimi, ma le ben più note schedine delle scommesse sui più devoti tipi di conoscenza tessile. Che la ragione di qualsiasi uomo debba raggiungere prima della pubertà un piano selvaggio è fondamentale e assodato, ma anche in questo caso ci sono ingredienti integrali piuttosto rari: qualcuno nega che nessuno sia soltanto uno, altri pensano ad un essere inimitabile e persuasivo, altri ancora giocano a carte. Dunque, né fermezza per la ragione, né superficialità per Morfeo: libertà sui campi lunghi cinematografici e fantasia a secchiate rigeneranti.

lunedì 19 novembre 2012

Nonsense#94

Leddemiusicpleiooooooh. Musica terapeutica come le carote bollite per i criceti. Ascoltare musica dipinta e mangiare carote bollite aiuta a migliorare la nostra temperatura interna. Non tutti vogliono vivere con i criceti oppure addirittura come i criceti, però molti attirano a sé gli esemplari più filosofici per poter ballare in cucina al ritmo di Berry Bianco. Tasti disordinati e biscottini con il buco decentrato affiancati ai centrotavola di pizzo che teniamo nascosti in ognuno di noi. È più utile di una palestra per roditori! Fidatevi! Due ore e mezza circa di viaggio per un po' di movimento blu, poi il ritorno verso il banco della verdura e infine una bolla d'acqua e un pizzico di sale scuro. La musica a pennello è terapeutica e quella arancione è la più richiesta ultimamente dalle piazze pronunciate. Tre milioni di ceramiche rotonde legate tra loro da fili di nylon e pennellini n.3, una palestra di sapori e segnali da decifrare che farà nascere una nuova cultura sotterranea alternativa e concettualmente ben strutturata. Criceti, pennelli e carote del mondo unitevi! Non credete ai miracoli a molle, prendete quota e assaporate le note respirando le tonalità giuste! Una lodata nazione si sta muovendo contro l'ostinazione comune a ritmo dei battiti più colorati e saporiti. Le case e gli armadi marciano verso i capannoni in direzione delle corsie dispari, niente sarà uguale con la musica dipinta. Mezzo litro per cominciare e poi via libera a stratosfere di arancione, cercando di eliminare la stupida convinzione che l'astio sia parte integrante delle versioni composte dalle tonalità base.

domenica 18 novembre 2012

Nonsense#93

Nell'epoca dei cerbiatti impuniti e degli eroi ustionati, il bosco delle funi colorate vede nascere al suo interno la canzone normale. E' finalmente arrivata l'occasione tanto attesa da tutti i ragazzi che si chiamano Stefano e che suonano etichettati. Festa grande dunque per la sottolineatura dei testi mondiali, presso il centro di accoglienza "Sudditi della Conchiglia"; tutti sono invitati a camminare sul lato ovest del palazzo armati di taglierino e inchiostro, possibilmente entro i 25 kg e indipendentemente dalla propria condizione sociale (sobrietà o ebbrezza accompagnate se minori di 1). Attorno alle ossa inferiori saranno presenti alcune installazioni che vedranno le tre fate candide (già vincitrici di cicatrici) confrontarsi tra loro sui tempi della ragione pendente. Sirene stremate e allarmi timidi, non avendo ancora offerto il proprio aiuto ai tecnici di reparto, annunceranno alle ore 15:00 l'arrivo del ricordo dimagrito, proprio il giorno dell'inaugurazione stregata: oh no! Non c'è più un giorno!
Un'indignazione totalitaria ed esentasse si è creata già nei giorni scoperti tra la folla sdraiata nel bosco e come una spietata mantide laica non intende lasciare impunito l'affronto.
La giuria lancerà un cappello nero nel lago clonato e la principessa meridionale prometterà ai partecipanti ben trentasette curiosi indovinelli da risolvere entro il giorno del suo incompiuto compleanno. Soddisfatta o rimborsata? E se carica di pesi corporei potrà ugualmente aprire il frigorifero dell'ufficio incontri proibiti, nonostante la vittoria tascabile? Non è detta l'ultima parola. Parola. Ultima. l protagonisti della cosiddetta «scalata verso il trattore» già a marzo si erano arrampicati sul fianco sinistro del bosco delle funi, quasi a determinati metri di altezza, ed erano scesi solo un tempo breve per firmare la carta dell'assicurazione che avrebbe determinato un colloquio con il ministro degli Affari Verdi. Si ricorda inoltre che l'involucro è aperto a tutti, non avrà l'esito sperato ma determinerà sicuramente una svolta per ciò che concerne l'ubicazione fatata all'ora del pranzo e la dieta su invito mescolato a caldo.

sabato 17 novembre 2012

Nonsense#92

Ma i vampiri del ciliegio esistono veramente? Due modi per rispondere: 1) attraverso un buco nell'acqua salata. 2) seguendo il movimento delle scale rotte. Un individuo con una folta capigliatura di marmo può rinnegare uno zio e consacrarsi alle potenze vaporizzate delle foreste pluviali, diventando un incontrollabile sogno di pericolo? Effettivamente è un po' come il Conte Dracula Rossi ha fatto nei secoli delle vacche grasse. Colui che era, durante la vita, sarà anche durante. I vampiri dei ciliegi sono forestieri, chimici esseri secchi e prepotenti ladri di sviluppi scientifici. Il loro cuore è carnoso e succulento, lento e veloce a ritmi cardiaci alternati, tanto polposo da sorprendere anche i primogeniti. Che sia verità o ferita leggendaria questo lo stabilirà il grado di anemia risultato dagli esami individuali, poi per qualcuno invece può essere solo un ronzio quadrato e demagogico con conseguente perdita delle allucinazioni primarie. Si vedono spesso per strada solo due ferite aperte e così, dopo alcuni giorni passati sulle nubi scoperte, ecco che tutti i Conti gridano al miracolo. Se il vampiro del ciliegio esiste, cosa che ha causato ultimamente il contagio delle camicie cosmiche, probabilmente non è ancora stato chiamato all'ordine giusto e la forza raffinata della selvaggina attorno alle vittime inizierà a girare su sé stessa. Ammesso che le vittime non siano già addormentate. Un Nosferatu dolciastro senza nocciolo, anch'esso come il Conte, assetato di china e pennini. L'unico modo per scoprire se l'interruzione del processo che stiamo creando al fine di favorire la vampirizzazione della frutta, consiste nel vampirizzare la pianta già alla nascita e i frutti già alla morte. Alla lunga queste leggende sfornano piastre di colla di coniglio (utili ad esempio a carnevale) quando i vampiri dei ciliegi, ammesso che esistano, si sparano in testa quintalate di dolciumi appoggiati alla ringhiera delle scuole pubbliche, fomentando paura e brillantezza e dimenticandosi totalmente quella che i portatori sani di lampadine chiamano "astrologia vegetale organo-vampiresca".

venerdì 16 novembre 2012

Nonsense#91

C'è sempre un girocollo in fondo agli occhi. C'è sempre un occhio di riguardo per le mosche più alte. Non è misericordia, è una coscienza eterna nel trovarsi all'interno di cose che non sappiamo nemmeno noi gestire, soprattutto a 51 anni divisi in tre tempi. Due persone a bordo di un peluche possono difettare lo stato attuale delle cose. E se la confessione arriva tramite gastroenterite, il peluche in questione probabilmente non era un cavallo; fosse stato un coniglio a due zampe la fecondazione assistita sarebbe stata sicuramente imparziale. Avere un girocollo in fondo agli occhi non è sempre inquietante. Non permette di ripagare totalmente il numero dei pedoni che si presentano alla visione estrema del pensiero libero, ma consente una carriera di aneddoti senza filtri attorno al sistema idrico emotivo. Quando arriverà il momento in cui è necessario diminuire la plastica e aumentare il peso piuma, gli ingranaggi funzioneranno secondo i canoni dell'imperfezione energetica. Un caffè in due. Fermi lì. E poi ripartire. Vivendo di vicinanza. Alla distanza ravvicinata del quindicesimo tipo.

giovedì 15 novembre 2012

Nonsense#90

Non è esploso. Quindi? Sì che lo è. Non so. Per me corre ancora. Per te. È arrivato? Forse ieri. Quando? Mattina. Pomeriggio. Sera. Perché? Non ha la forza che ha chiesto. Tipo un torero. Contro. Assolutamente. Sei in diritto o in dovere? Dovere è come dipingere un quadro. Etnie e disagi. Hai una scusa almeno? La scusa è chiusa, in casa. Ma la casa è rovesciata. Quindi? Abbassati fino all'ultimo giro di giostra. Poi? Stai lì. E adesso? Fermo. Respira. Ci hai provato. Tipo posta raccomandata. Hai firmato? No. Perché? La statura. Sempre la stessa. Il collare. Dimenticato. E poi? Stringe. Vedi? Soffoca. Rosso. Sangue. Fa schifo 'sto piatto. Cambialo. Non sputare. Usa la lingua. Sei andato? Giù giù giù e poi su. È profondo. Hai paura? Forse. L'hai? Trovata. Tutto a posto? Posti numerati e limitati, quindi svelto. Come la schiuma del sapone. Finta. Cambia la città. Su due tipi di verità. Cambia nome. Mio. Doppio. No. E tu? Fatto. Come il torero e come la schiuma del sapone. Finzione e rarità. Hai pensato, riflettuto? Alza il pelo quasi come una cresta. Onda su onda si formano i fiumi di storie. Utili e poi? Basta, tutto finito, fango. Ovunque. E resta acceso anche se c'è fango? No. Vedi? Quindi? Corri. Corri. Via. Torna. Dove? Chi lo dice? Chi lo sa. Chi lo sa non te lo dice. Bene. Male. Male. Male.

mercoledì 14 novembre 2012

Nonsense#89

Tu hai dei seri problemi.
No, tu hai dei seri problemi.
No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi. No, tu hai dei seri problemi.
Tutti hanno dei seri problemi.
Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi. Sì, certo, tutti hanno dei seri problemi.
Beato chi non ne ha. Beato chi non ne ha.
Beato chi, non ne ha. Chi? Chi non ne ha. Beato.
Chi non ne ha, beato. Beato chi, non ne ha. Beato chi non ne ha. Beato, chi non ne ha. Beato chi. Ma chi? Chi non ne ha. Chi, non ne ha. Beato. Beato chi. Non ne ha.

martedì 13 novembre 2012

Nonsense#88

Bla bla bla. Attenzione: è un nonsense, arginare con cautela. Reggere ardentemente il biglietto imperativo prima di soggiornare nel locale areografato. Aut. Min. Ric. Est. Mas. Rid. Primavera-inverno non somministrabili in separata sede durante la moda milanese. In caso di eritemi contattare subito la maestra di fiducia. Eri tu. Ero io. Era il tema. Se hai preso 4 probabile reazione allergica ai componenti. Episodio estemporaneo e isolato se hai guardato tutta la serie. Ti sei perso la numero otto? (No, non si sono più sposati.) Allora acquista il decoder e potrai rivedere ogni volta che vuoi quello che vuoi, ogni volta, se lo vuoi. Puoi registrare il voto e farlo firmare. Puoi registrare tua madre e tuo padre. Oppure portarli firmati la prossima volta, con la ricetta del medico; lui è un gran cuoco. Il medico. Cucina ricette mediche. Non abusarne, possibili eventi collaterali interessanti e gratuiti. Al costo di due euro puoi vincere fino a centomila. Uno e nessuno, subito al mese una tantum verde dopo vent'anni. Fine pubblicità.

lunedì 12 novembre 2012

Nonsense#87

X sta a Y come una corsa agli antipodi sta alla fine di un discorso. È un po' come la classica ma mai scritta storia del lupo anticonformista: la sua lunga lingua colora le cose, ma è il folto manto che fa per sé. Nella sua pancia non si possono trovare due telefoni a scatti o dieci palloncini ricoperti; infatti tutti gli elementi sono nascosti sotto di esso e tutti fanno parte di quei caratteri di costrizione che possono aggiustare le divergenze parallele dei discorsi resi pubblici ma mai iniziati. Questo è il concetto. Non sempre basta, a parer mio, dire. A volte sì. Ma anche raramente. Fosse così divertente io lo farei sul Serio. Poi c'è chi preferisce il Po, ma non è detto che la fiaba sia nata anche lì. Notare. Ho detto nata. Comunque per una corretta alimentazione basterebbe un po' più di concretezza, altro che fiumi. Per questo vorrei essere femmina. Sarebbe più elegante e comunicativo. Ne sono certa e posso anche mimarlo, proprio come il famoso lupo anticonformista. Sono i piccoli e ruvidi insegnamenti che regalano le quasi mai distorte e più che mai spaventose sorprese, come effetto deterrente al fine di combattere l'inizio. Sintesi a suon di fisarmoniche, andare di pari passo incontro alle voci, teatralità e riconciliazione come spunto acerbo di debolezze azzeccate. Le storie popolari non sbagliano mai, quelle al gusto gianduia purtroppo sì. Ma è solo una questione di eco.

domenica 11 novembre 2012

Nonsense#86

Se stai cercando quei piccoli specchietti fatti di lastre spaziali non puoi contarne più di cinquanta al minuto, né tantomeno abbassare il tuo riscaldamento interno. Lo ascoltano tutti. Però ti ostini e tocchi il futuro meno motorizzato senza pensare che Roma non è Tokyo. Ricostruisciti svelto. Per spaventare la nuova onda che ti sei fissato nelle braccia non puoi lasciarti come un biliardo sotto il sole, stando comodamente seduto ad attendere tutti i fratelli di sicurezza, puntualmente a nord del tuo passato. Potrebbe essere positivo, certo, ma se non trovi gli oggetti spenti che ti servono, devi anche pensare che non c'è nulla di più tossico delle collezioni musicali. Allora ti propongo una cosa: tu non vuoi superare il tronco e io non voglio giocare sulle foglie, giusto? Quindi spegni gli occhiali e carica almeno tre vecchi dischi aperti e affondati nella sabbia piena di tasselli decollati già da tempo, puoi farcela. Ricostruisciti. Io sono tornata indietro scoprendo che la stanza a sinistra aveva almeno vent'anni di esplorati chilometri. I segreti confusionali ci sono per tutti e non possiamo mescolare le alte carte personali come fossero satelliti. Ricordati di chiedere. E suona ancora. Ricostruisciti ancora. Suona per terra, suona i fuochi contati e i lanci ambiziosi. Suona tutti i tuoi complessi spazi distanti che trovi dietro e urla le novità più stellate sui tetti dei grattacieli di lancio lunari, ricostruisciti. Sempre. Senza orbite lamentate, ricostruisciti come nessuno ti ha mai programmato per imparare a vivere le missioni seriali.

sabato 10 novembre 2012

Nonsense#85

Ho pensato, diversamente da me o dalla chiave, che una tappa assolutamente da non marcare durante il viaggio che faró là piuttosto che qua, sarà la traiettoria che si trova a poche centinaia di metri da lì. Questa organizzata meta (ho letto sul San dei Santi) ha la particolarità di arricchirsi con giochi garantiti e spettacolari, spettatori vegetali fino all'ultimo figlio e luci di periferia nominata. "Un vero e proprio lavoro nel centro di sempre!" Così dicono. Questa particolare nostalgia vacante è composta da una stella a forma di vasca a corde che durante la ritmica dell'acqua fotografica sistema l'indice di prenotazione dei turisti che precedono il Natale dell’acqua stessa. In fin dei canti atmosferici essa non è altro che una grande ma semplicissima, qualcosa! Già me la immagino! La cittadina in traiettoria non perde mai la sera e verso l'ora del profumo dell'aria, quando l'insospettata epoca dei viaggi diventa magica e addirittura grafica, offre una cornice in un bicchiere e una mattina destata tutta da pattuire. Se non ho capito male probabilmente non ho capito, pertanto farà cadere lei. All'osso. Il tipico pan del tavolo lo si può trovare in tutti i generi aperti e ospitali. Da evitare gli ospedali per via delle strade strette. Il programma del viaggio prevede ma non dice. Oltretutto consiglia di indossare vestiti vintage, Soprattutto di leggere Sigismondo mentre Innanzitutto consiglia grissini a gruppi di massimo 5 scene. Io la macchina da portare la scrivo, così sto tranquilla, ricordata e immobile!

venerdì 9 novembre 2012

Nonsense#84

Prendete un paio di forbici a x. Prese?
Strappate l'acqua al vostro mulino. Strappata?
Aspettate in un'altra stanza 47 piccoli secondi. Aspettato?
Chiudete bene i racconti. Chiusi?
Tagliateli in 3 parti distinte. Tagliati?
Leggete le istruzioni sudate riportate in velocità. Lette?
Ora spiegate il perchè delle case. Spiegato?
Scegliete il colore chiaroscuro meno scelto. Scelto?
Attaccatelo alle sostanze estreme. Attaccato?
Gettate via le forbici senza toccare la x. Gettate?
Avete creato un gentilissimo pezzo di scimmia che potrete usare come accendino durante le vostre feste lasciate in infusione!

giovedì 8 novembre 2012

Nonsense#83

Caratterizzato da una forma trasparente e dal muso a strati, con una mandibola verticale molto allungata, il *** ha una colorazione nero-giallastra sulle piante dei piedi laterali e marrone sul ventre posteriore, con delle macchie appese alle costole e delle strisce di pelo sulle palpebre. Questa colorazione è ottimale per dissetarsi. I maschi e le femmine sono assai simili e difficilmente assorbibili dal terreno. Nè tantomeno assimilabili sulle coste. E nemmeno affondabili nei grossi torrenti armati. Il *** conosce solo poche ma assai larghe parole, che emette con suoni acuti e istinti aguzzi. Si mimetizza grazie al palato muscoloso e riesce a sopravvivere anche sull'acqua chiusa a temperatura ambiente.
Appartiene alla categoria dei *** e può raggiungere i 2 grammi di cibo rimasti a terra dopo la lotta. Il *** è un predatore calmo e pacato, violento nella corsa vera e scaltro nella pirateria di gioco. Grazie alla telescopica gola è in grado di spezzare materiali resistentissimi con un fitto colpo al cuore. Non ama rincorrersi da solo e preferisce rimanere a guardare le lettere in stampatello che fiuta nel terreno. Il *** nuota restando fermo sull'erba e, non avvicinandosi mai all'acqua, si affida per lo più alla vista utilizzando le più svariate proprietà organolettiche. Il suo habitat è costituito da case di tetti e a volte anche da vicini molto potenti, fino a 100 metri di altezza. Viene normalmente associato a geni sconosciuti, ma è in realtà abbastanza frequente nelle discoteche estive. Quello più emblematico, le cui carni sono molto distese, si divide a nord nelle praterie casuali che incontra durante le pause e si sposta verso acque lontane più adagiate senza toccarle, dove la sua stirpe si nutre di tentacoli riproduttivi.
Cos'è?

mercoledì 7 novembre 2012

Nonsense#82

In tutti i labirinti del Messico è necessario illudere l'uscita semantica. Riuscirai a trovare l'uscita del labirinto prima della metamorfosi delle strade sterrate e del cambio di statura del tempo messo a disposizione dai tuoi avi? Inizia a giocare controcorrente e raccogli subito la pedina assente in cemento armato che trovi sotto lo zerbino magico, così riuscirai ad aprire la porta della ragione. Ma se non avrai ragione il gioco si interromperà distruggendo i fogli passati che dividono te da loro. Se unisci tutti gli orologi dei corpi nel tempio potrai aumentare l'intensità della luce delle idee. Arriverai così al secondo livello e scoprirai come rimanere all'interno dei fenomeni olfattivi che precipitano dal cielo per accumulare i punti sui gigli. Ricordati di prendere al volo l'acqua sparata dalle voci esterne per colpire i ponti di gioco e porta i tuoi nemici sulle onde vorticose dei topi roteanti. Arriverai alla fine se giocherai con un fante di tre, accumulando le soglie nella vetrina scordata in partenza.

martedì 6 novembre 2012

Nonsense#81

Quest'inverno che non si decide ad orientarsi andranno molto di moda gli sbadigli linfatici come alternativa ai soliti stivali spellati. Giochi di fili annodati, di luce calante, di calore lucente e di brillantezza spagnola che regaleranno sfumature abissali dal grigio mirto al marrone nebbia, con un unico accento vegetale tipico delle calzature invernali invecchiate in botti di silicio. Saturno propone due modelli sempreverdi con i tocchi di campana resinati sui tronchi, alti tacchi che profumano l’aria di pino scamosciato. Aloe consiglia invece la neve in sciroppo da abbinare a top sfavillanti bordati di pepe per serate lente, come quelle passate in macchina da cucire con il tempo immobile dei pastrani di una volta. La moda scalata di questo inverno cercherà di portare quella quiete e quello spirito di divulgazione sintetica che spesso e sempre più volentieri viene dimenticato dagli stilisti assopiti, se non addirittura rimosso in vendita. Sarà l’inverno così della luce che fuoriesce dalle suole e dell’estro solista delle paillettes cinetiche sulle fibbie accese, meglio se in oro e mirra, ma anche delle borchie automobilistiche per chi non vuole contemplare lo spirito ortodosso; ritornano poi le spille masticate, simili agli attrezzi del futuro, per chi vuole apparire come un gabbiano in autunno. Ed ancora glitter spinti per chi si sente un po' tubetto e un po’ cucina. Un estro fatto di prelievo sobrio, senza quell’eccesso di colesterolo pieghettato, lontano dalla voglia di frenesia che ogni donna incollata cerca. E mentre scongiuriamo la prima vera e neutra nevicata di pulci, con la sciarpa stesa e il cappello antivirale, l’inverno si può preparare con una buona dose di malizia stoicamente lamentata. Quella stessa originalità che ci rende degli alti e ricercati suonatori di basso con sandali rasati a terra in stile country.

lunedì 5 novembre 2012

Nonsense#80

Lo scopo del corso di stasera è quello di spiegare a voi qui presenti il "Concetto di tendenza universale inappropriata". Bene. Il concetto di tendenza universale inappropriata, contrapposto all'opera lirica inadatta, è quello di avere una finalità a segmenti fissati su una cassaforte interiore strumentale messa a confronto con: quella determinata tendenza, quello specifico problema e quel particolare astratto. Tutti voi sanno che il problema dei tendenti all'universale risiede nel costruire da un lato il vettore ormai congedato, dall’altro il vertice di unicità come essenza fondamentale positiva con la realtà contrapposta ad una verità anatomica nascosta. È principalmente una ritrovata metà fisica, che spinge gli studiosi tendenti allo stile universalmente interpretativo verso le inevitabili ripercussioni surreali dove le riposte ai vari quesiti ritmici non possono esistere nel campo specifico della cosiddetta "pantomima agnostica" e cioè nel rapporto forza-rivoluzione. Ecco. A tal proposito... Al problema statistico di massa si risponde con dodici tipologie di soluzioni studiate laicamente: trascendenza, redenzione, indicizzazione giornaliera distorta. Le restanti nove sono da reinventare. Esistono poi alcune, come dire, entità finalizzate al trasporto puritano che solo gli universali tendenziosi possono conoscere. Le essenze naturali messe in relazione alle varie finestre sociali introspettive sono nascoste nella nostra mente e vengono poi immesse nella realtà delle parti rinate dopo un'attenta vendemmia astrale. Chiaro.
Immedesimarsi nell'atto universale presente o non praticato con forme o sostanze fortuite è spesso un prospetto che i tendenti costruiscono orizzontalmente seguendo determinate specifiche tecniche e di pensiero decadente. Se alcune correnti orientate all'assurdo negano qualsiasi funzione agli universalmente indotti ecco allora che si parla di costruttivismo empirico vagante. Questo più o meno per spiegare brevemente e con parole semplici la tendenza universale, si... ecco, c'è qualcuno in sala che vuole fare una domanda, aggiungere qualcosa? Prego, venga pure.

domenica 4 novembre 2012

Nonsense#79

Storia democratica per bambini finti.

C’era una volta dentro un ruvido tamburo un vecchio commerciante di bauli afrodisiaci, che saltando e rincorrendo i sacchetti di carta sui viali del tramonto, durante tutta la sua vita aveva accumulato molteplici ceste di uva impermeabili. Il povero ricco però non riusciva a vivere le sue giornate in agiatezza senza sputare i noccioli di pesche, invecchiò dunque prematuramente senza maturare sugli alberi al sole. La carta stagnola non era sufficiente al sostentamento delle donne e dei bambini non battezzati e non avendo mai nutrito il suo cavallo nel modo corretto, un giorno piovoso si rese conto della forma che il suo corpo aveva assunto. Una forma strana. E allora la licenziò; si ricordò del posto assegnatogli in aula, preparò subito la carta da parati per abbellire i marciapiedi e dopo avere studiato i proverbi medievali se ne andò per la sua strada, raggiungendo un'altra cesta di uva colorata di pesce.
Fabbricati i soldi necessari per far ridere tutti gli amici delle pesche, il commerciante cinese dimenticò tutti i martelli che lo avevano fatto soffrire, restituì il quadro rubato al museo della frutta e della verdura al medico svizzero e si decise finalmente a scongelare il freezer. Rimase così, solo, freddo e senza carta né martello. Il giovane asiatico smise di mangiare i cappelli di paglia, accettò l’invito a nozze e sposò la bella principessa piumata che vomitò da subito tutta la stoffa cucita negli anni. Il matrimonio durò sette minuti e per farle passare la nausea la attaccò alle ruote della carrozza nuziale. Ebbero un po' di figli che regalarono a tutte le zitelle del paese, come ringraziamento per il vapore inalato e buon auspicio per la crescita della cicoria. E poi vissero felici a giorni alterni, festività comprese e ponte del 2 giugno.

sabato 3 novembre 2012

Nonsense#78

Buongiorno a questo tedio che si desta con fortuna, buongiorno al tuo lucchetto mentre bevi il mio caffè, buongiorno per le notti con un salto improvvisato, buongiorno alla memoria già tornata più tagliente che per la prima volta mi costringo a compiacere.
È un buongiorno silenzioso sopra un nido di due vespe, sulle scale del sospiro e sotto i ganci del mattino. Buongiorno con la voce assai crepata di una sera ipnotizzata e un buongiorno tagliuzzato di una serva ammutolita.
Buongiorno alla posta di testa dei sognatori e buongiorno alla parola di pancia dei vincitori.
Buongiorno a te che sei l'intoppo tra due ruote che volevano girare e la fine dell'inizio che doveva cominciare.
Sento un filo, taglio il miele, giro l'acqua e devasto il tuo buongiorno, una veste senza ponti che inclinerai sul mio sentiero.
È un buongiorno fatto d'aria con le gambe un po' deluse. Buongiorno alla foresta dei bottoni e buongiorno all'anello dei dottori, alle piante sotto sale e alla sala sempreverde. E se scappando dalla diga tu non prendi il mio buongiorno, ogni ora rasa al suolo è un passo indietro nel soggiorno.
Buongiorno a te e buongiorno a me, buongiorno se la fame mai placata conta i chiodi degli assenti di una festa già perduta.

venerdì 2 novembre 2012

Nonsense#77

Una volta mia zia si è trasferita in Indaco perché aveva trovato un orecchino d'oro e lo aveva lasciato all'interno della cassetta postale dell'ufficio informazioni satellitari, nel paese dove viveva con un suo cugino magenta mai incontrato. Un giorno suo marito invertì i colori dell'indirizzo destinato all'inquilino Carminio, il quale sarebbe arrivato di lì a poco a disinfestare la casa di legno. Io già sapevo che il nuovo arrivato era un tizio un po' frustrato, un tipo a pois, forse a causa della fontana chiusa per il freddo, ma mia zia che è architetto non lo sapeva; a marzo però lo scoprì nelle vicinanze verdi. La nuova abitazione di mia zia aveva un significato sottinteso: non era mai stata progettata dal padre di Cadmio, che tra l'altro è anche il mio colore, ed era finta per metà. Mio zio dopo aver invertito il numero civico non riuscì più ad entrare con la sua grossa auto nera, pertanto per un paio di mesi bianchi si sentì trascurato soprattutto in presenza del nuovo inquilino, lasciando carriera e tutte le cerniere verde militare aperte. Io non posso più rimanere in contatto con loro solo tramite le lenti, spero che arriveranno a scoprire tutto l'affitto ad una distanza ravvicinata di almeno due anni.
La zia a quel punto deciderà di mettere spazzole e spazzolini nell'anticamera togliendo tutta la saturazione e aumentando il contrasto, mentre zio si porterà a casa un nuovo animale acquatico. Spero azzurro. Non dovrebbero avere nostalgia della tartaruga nonostante uno dei due dovrà cedere alle pressioni arteriose del nuovo inquilino. Per ora rimane tutto così com'è; trasparente. L'agenzia non pretende nemmeno la ristrutturazione cobalto, né tantomeno si aspetta percentuali dannose e fluorescenti.

giovedì 1 novembre 2012

Nonsense#76

E fu dentro il nodo di quel fiume sconosciuto a te noto che scorreva scuro scuro sotto le pieghe del cuscino e si annodava tra la sabbia del letto finito, che noi ci perdemmo dentro un patto dal formato insolito, chiuso come una buca scavata sopra il vento azzurro delle confezioni ecologiche, arrivando a falsificare i nostri denti contro il muro.
Ma tu fai sul serio o salti?
L'atterraggio è arrivato un po' per caso e un po' per fischio, tra le guance di ceramica arricciata e le smorfie legate alle dita, e noi costruimmo svelti uno schiocco recintato. Per non farlo scappare dal consumo smisurato della gente maleducata.
Con l'intento di sfidare chi non lo sapeva ancora. E mai lo getterà via. E' troppo facile per essere fermo o è troppo finto per essere lontano? Io sento vicina l'aria lineare che catturo e tu? La sento con il naso e la respiro dalle orecchie. E tu? La sai scrivere? La stessa mia? Io sì. E tu?
E come fai a starmi? E tu?
Ma che cos'ha la pelle di diverso rispetto al cane? E tu?
E un solo battito di cuore commentato a comando cosa provoca rispetto al sonno soffiato di un gatto? E tu?
E dopo aver riempito il cielo di pennarelli raccolti nei campi più semplici e dopo aver risolto ogni briciola di pane sul fianco e dopo aver aggiunto quattro nuovi gusti riuscirai ad accorgerti di come si diventa destinatari felici? E tu? O è solo una bustina di the?
Una sorpresa al minuto e un gradino fatto di temperature regolari. E tu?
Commerciammo i fenomeni più leciti e ci somministrammo quelli più illeciti. Ricordo che ad un certo punto pensai: e tu? Un mendicante effervescente ci regalò un'indicazione salutista sui respiri pari. La seguimmo e ci saltammo dentro. Come un'esistenza morbida distribuita e distillata in primavera. Un po' balsamica e un po' a stento. E tu?

mercoledì 31 ottobre 2012

Nonsense#75

Si sta come l'alunno sui cachi le lenticchie.
L'alunno Paolino decide durante la lezione di poesia pianificata di:
Andar in duello armato, cantar funziona.
Senza accorgersi che:
Ed è subito pera.
Oltretutto senza consenso della maestra:
M'ingurgita l'assenzio.

 

martedì 30 ottobre 2012

Nonsense#74

Credo di essere diventata un'arancia. Sarà l'inverno. O forse il ponte del 7 aprile. Ci sono passata ieri pomeriggio per riuscire ad arrampicarmi dietro la città e, ammetto, mi è piaciuto. Purtroppo. E dico purtroppo in quanto non poco. E dico non poco in quanto cosciente. Ho stanato un paio di volte, entrambe nascoste benissimo, ho incontrato addirittura quel tizio che suona i campanelli originali e gli ho raccontato della rancia. I nomi erano parecchi e gli ho detto che tutti quanti hanno voluto mangiare per terzi. Così lui si è stufato ed è andato a correre. Conto terzi. Che assurdità. Sarà l'inverno anche per lui. Già. Ne conto tre quest'anno. Se poi dovessi mettermi a contare anche tutti i petali che spariscono di giorno con l'aiuto dei violini, l'inverno non arriverebbe più. Se ne infischierebbe anche lui del rumore che fanno le goccioline mentre si spostano da una mano all'altra. Come faccio io del resto. Del resto non me ne importa nulla, mi importa del costume che non tiene mai troppo caldo. L'arancia ormai è definitiva. Ho deciso. Non posso più nasconderla dentro ai cestini del pane. Non è il suo posto, non cercate di convincermi. Abbiamo già vinto la guerra dei marinai una volta; non può costantemente ripetersi questa storia, come se fosse una partita di ping pong ma giocata con le arance durante i pasti principali. Con quel movimento poi che ti da la nausea. Che fatica. Se loro non arrivano a domani non importa, il teatro ha imparato ad attendere e le tende non sanno recitare nemmeno nei weekend. La rancia non è poi così male. Vedrete che ce ne sarà per tutti. Abbastanza o al massimo nove.