mercoledì 31 ottobre 2012

Nonsense#75

Si sta come l'alunno sui cachi le lenticchie.
L'alunno Paolino decide durante la lezione di poesia pianificata di:
Andar in duello armato, cantar funziona.
Senza accorgersi che:
Ed è subito pera.
Oltretutto senza consenso della maestra:
M'ingurgita l'assenzio.

 

martedì 30 ottobre 2012

Nonsense#74

Credo di essere diventata un'arancia. Sarà l'inverno. O forse il ponte del 7 aprile. Ci sono passata ieri pomeriggio per riuscire ad arrampicarmi dietro la città e, ammetto, mi è piaciuto. Purtroppo. E dico purtroppo in quanto non poco. E dico non poco in quanto cosciente. Ho stanato un paio di volte, entrambe nascoste benissimo, ho incontrato addirittura quel tizio che suona i campanelli originali e gli ho raccontato della rancia. I nomi erano parecchi e gli ho detto che tutti quanti hanno voluto mangiare per terzi. Così lui si è stufato ed è andato a correre. Conto terzi. Che assurdità. Sarà l'inverno anche per lui. Già. Ne conto tre quest'anno. Se poi dovessi mettermi a contare anche tutti i petali che spariscono di giorno con l'aiuto dei violini, l'inverno non arriverebbe più. Se ne infischierebbe anche lui del rumore che fanno le goccioline mentre si spostano da una mano all'altra. Come faccio io del resto. Del resto non me ne importa nulla, mi importa del costume che non tiene mai troppo caldo. L'arancia ormai è definitiva. Ho deciso. Non posso più nasconderla dentro ai cestini del pane. Non è il suo posto, non cercate di convincermi. Abbiamo già vinto la guerra dei marinai una volta; non può costantemente ripetersi questa storia, come se fosse una partita di ping pong ma giocata con le arance durante i pasti principali. Con quel movimento poi che ti da la nausea. Che fatica. Se loro non arrivano a domani non importa, il teatro ha imparato ad attendere e le tende non sanno recitare nemmeno nei weekend. La rancia non è poi così male. Vedrete che ce ne sarà per tutti. Abbastanza o al massimo nove.

lunedì 29 ottobre 2012

Nonsense#73


"Caro, non ti crucciare. Vuoi la coca cola dove si può ciò che si vuole, basta chiedere."
Questa frase l'ha bisbigliata poco fa una straniera mentre guidava una frase sinistra, apparentemente pallida in corpo, forse per quietare i due spiriti barcollanti che stavano rumorosamente protestando al passaggio di tre viti arrugginite, le quali si ruotavano contro le grandi biro nere, ferme sui marciapiedi. Le stesse biro che a turno spogliano le persone viventi e non delle loro vesti più ricorrenti e alternative. La coca cola bevuta dai tre clown della settima traversa si è poco dopo ripresentata nel sottopassaggio della stazione e, tra l'altro, le ha indicato la strada e ha offerto forme anche a chi di gasato non ha proprio nulla.
L'espressione effettivamente è difficile da comprendere se le cose stanno così e poi cola giù nel fiume irradiando anche gli stomaci piu forti. Ammettendo pure quelli con l'acca. Probabilmente quella straniera non conosce le ombre proprie nè quelle altrui, il suo inferno le proibisce per due volte la settimana di compiere sbagli, salti in alto e compleanni. Poverina! Le va di traverso il verso. Questo verso più un altro ancora da scoprire, fanno già due. Uno degli effetti che si intonano di più alla bibita marmorea è la combinazione di velocità e lana infeltrita, solo che probabilmente la straniera si è zittita troppo presto e non ha lasciato spazio sufficiente ai mattoni caduti di lato.

domenica 28 ottobre 2012

Nonsense#72

Inizierò a disegnare da bambina, come un grande riflesso pomeridiano rosso incontrato durante una lunghissima giornata iniziata con il blu e terminata in giallo e farò un solo pasto di giudizi collettivi precari; inciamperò in due cadute, ti parlerò indecisa, guiderò su postazioni di conoscenza privilegiate decidendo da seduta se ridere o piangere sotto i cuscini dei pittori impressionisti meno noti. Inventerò. Sentirò. Ti chiamerò come fa il fumo rifiutato e farò pace con il corridoio che, ne sono certa, porterà alla nascita di impronte nuove, biscotti doppi e concerti di latte, i quali già un tempo furono scenari di tratti somatici immaginati dal vivo e disegnati a distanza. L'ispirazione verrà dallo scisma tra il mondo dei suoni e quello dei sintomi in contrasto con la pelle sensibile aumentata negli anni delle raffigurazioni vivaci. Una rottura tra le mine nere appuntite non esplose e le vecchie pagine di giornali muti, poi utilizzerò nuove tecniche di esplorazione secondaria dettate da disegni manifestati su manifesti disegnati. Questo susciterà in me fuochi espansi e interessi notevoli per le innovazioni attorno che prontamente cercherò di incidere nella coda dei serpenti circolari. Raggiungerò il tipico percorso senza semi, coltiverò ramoscelli allegri mentre gli altri saranno bambini e mi dimenticherò di allontanare l'equilibrio terapeutico, ammettendo di essere consapevole.

sabato 27 ottobre 2012

Nonsense#71

Camminata indotta.
Cambio rotta.
Assenza tessile.
Sonno e infestazione.
Aspirazione giovane.
Domande ripetute.
Visioni multiple.
Rischio di dipendenza.
Altre specie.
Aumentare il passo.
Induzione al calore.
Preliminari.
Risveglio rincorso.
Test reale.
Test immaginario.
Autosuggestione.
Lucidità aritmetica.
Rebus di vista.
Mossa.
Contare.
Metodo del suono suggestivo.
Incubazione aggiustata.
Catena di immagini rotte.
Viaggio aggiuntivo.
Alimentazione ornamentale.
Andatura alternata.
Falsi risvegli.
Deficit.
Recuperare gli obbiettivi.
Assecondare la meta.
Veglia.
Libertà di direzione programmata e non.
Decisione.
Fine.

venerdì 26 ottobre 2012

Nonsense#70

Se sarai scelto troverai un fiume di numeri e scioglierai nell'acqua una valigia di intenzioni trovate nell'aria emanata dai candelabri orizzontali.
Vorrai distinguere quello che al legno serve per farsi adulto da ció che serve a chi inciderà sui vetri rotti il proprio mal di testa.
Correrai svelto attorno al buio più economico e non ti preoccuperai se la risata di chi aggiusterà la tua bicicletta sarà liquida e poco luminosa.
Terrai accesi i totem impilati nel traffico e canterai frasi di cenere nascoste in una scultura di platino messa all'asta nel 1982.
Quando sarà dolore estrarrai acqua.
Quando sarà fortuna troverai l'ego della bilancia.
Ti ricorderai di tutte le strettissime parole recitate dall'interno della scrivania dove ti cucivano i punti di domanda.
Vorrai congelare le ragnatele prese in affitto nel sottotetto e ti impecerai come un maestro senza prove contrarie.
Ciò che si rianima è la lama che urterà il volto dell'intuito abbottonato mentre ciò che muore non ti disferà mai più i capelli.
Non soffrirai per le necessità poco allineate ma ti ricorderai dei giochi di prestigio nascosti sotto al tappeto.
Avevi otto anni e venti secoli e non potevi controllare quell'unica onda inossidabile che, se ti sceglieranno, metterai in esposizione su dieci vecchi grammofoni arrugginiti.

giovedì 25 ottobre 2012

Nonsense#69

L'astromeccanica decongestionata è quella disciplina che studia tutte le semi-distorsioni comportamentali degli ingranaggi minimi soggetti a calo scontato. Il cambiamento repentino e specifico subìto dalla specie meccanica astrale dimostra infatti come una cabina di sicurezza sottoposta a sfarzo e lussuria non può produrre scorie terrestri pari al suo peso specifico o, nello specifico, pari al suo peso. Non prevede la metamorfosi sibillina di reattori generali di tipo H2f9 come invece avviene nell'applicazione delle leggi della biospazialità elitaria. Ci sono fondamentalmente due differenze sostanziali: una è la casualità, l'altra è la proprietà amministrativa figurata. Se la casualità viene associata alla massa prodotta non si può parlare di decongestione totale, viceversa se l'alambicco utilizzato durante il servizio di leva maggiore è preriscaldato, ciò determina la formazione di gas comuni. Un'ulteriore prova a confermare quanto deliberato dai trattamenti ruvidi è la vista: migliora con la messa in onda di esperimenti subordinati al caso. Molte sono le teorie sull'applicazione sia passiva che attiva di questa disciplina, ma nessuno dei più noti rappresentanti corporativi ha mai eliminato totalmente il dubbio teorizzato su una rapida risoluzione di esempi pratici, giunta ormai al culmine della sopravvivenza.

mercoledì 24 ottobre 2012

Nonsense#68

Chiunque dica che i giardini pubblici sono piatti, mente. Non sopporto tutte queste lamentele relative ad un discorso archiviato già nel decennio scorso, durante l'ultimo comizio dedicato alla menta. Chi ancora oggi dice menta, mente. Giardino pubblico non è mai stato menta e mai lo sarà. Sono due cose ben distinte. È come se un amante del pompelmo lo accostasse automaticamente agli uffici postali. A parte che non possono entrare ma il discorso è diverso; l'insoddisfazione personale non può tramutarsi in binomi e metafore comuni per uomini ottusi, non è poi così difficile da comprendere. L'equazione in questo caso sta nel risolvere il contrasto tra il fattore bianco e quello in quadricromia. Salire le scale dei giardini pubblici, per esempio, non risolve i propri problemi di impossibilità mentale e resistenza al pubblico esercizio. Un esercizio è quello di masticare menta, un altro quello di mentire masticando la buccia del pompelmo. Sono convinta che se questo fosse messo in pratica più spesso di quanto sostenga l'assistente dell'assessore, sulle assi di pino dei giardini pubblici non rimarrebbe nemmeno una briciola. Sfido poi qualcuno a nascondere ancora l'evidentissima sottile linea tratteggiata. Sperando di essere stata esaustiva e psicologicamente remunerativa con questo breve trattato con i guanti, rimango a disposizione per sopralluoghi a livelli alternati ma soprattutto sopra.

martedì 23 ottobre 2012

Nonsense#67

La mia casa sarà elicoidale. Già me la immagino. Avrà una leggera entrata e una robusta uscita. In mezzo quattro stanze, separate da strisce di fili d'erba mangiucchiati dai gatti. Avrò dei gatti. Di tutte le età, di tutte le razze e di tutte le code, senza distinzione di età, di razza o di coda. La prima stanza sarà color blu spartano, la seconda stanza sarà color blu spartano, la terza sarà blu spartano e la quarta non avrà nessun colore perché altrimenti poi ci si perde. Sarà vuota, senza stanze. Tipo una stanza vuota. Il colore della quarta stanza devo ancora deciderlo. Poi avrà un soffitto di cipolle. Un pavimento sotterraneo comodo e apribile, le finestre al contrario per far entrare meglio la luce che accenderò appositamente nel giardino durante le passeggiate domenicali. Sì perché avrà un giardino! Enorme, quasi quanto un fritto misto. Non potrà mai bruciarsi, nemmeno con i fiori all'occhiello, perché metterò una copertura sotto, irriconoscibile. Nelle stanze, molto spartane, non ci sarà nulla di spartano se non il colore. E i piatti. E le cornici, asimmetriche. La cucina si autoricaricherà con la più moderna tecnologia basata sulle armonie dell'aria. Non avrò più bisogno del bagno perché il bagno, nella mia casa, si genererà all'istante. La mattina avrò il caffè per bere, la sera la coperta per dormire. Un cane già c'è, è già là. Probabilmente metterò anche un pozzo diagonale, torna utile d'estate quando qualcuno verrà a trovarmi. Sempre che mi trovi, perché il pozzo diagonale sarà in un punto strategico. Giochi senza frontiere con i gatti appesi agli alberi, damigelle di frutta sulla porta e sonnambuli che tagliano l'erba. Questa sarà la mia casa.

lunedì 22 ottobre 2012

Nonsense#66

A volte, specialmente dal lunedì alla domenica, vorrei essere un'antilope. Tutte le antilopi settimanali che piacciono a me hanno una vista straordinariamente comprensiva e altamente silenziosa, con grandi occhi multipli che permettono loro di muoversi a proprio agio su un arco e dormire su un altro. A mano a mano che si spostano parallelamente al giorno, amano amarsi e cibarsi sulle sponde e percepiscono i movimenti monosillabici anche a 300 chilometri di distanza ma non se la prendono perché sono più scaltre di un dittongo doppio; la lasciano volentieri al prossimo turno. E' un fortunato animale dal pensiero cosiddetto "sottoterrafuoriarea" sempre in movimento, comunica il suo talento ingegnoso e aromatico agli altri senza bisogno di parlare o cambiare zona, ma si isola sull'isola inaspettatamente, quando tutti lo stanno aspettando. Apre le porte, a volte fugge, poi le chiude. Magari dopo quattro anni. Il maschio è bello. La femmina di più. Il maschio è veloce. La femmina di più. Hanno entrambi un'intelligenza costante e direttamente proporzionale al manto. Anzi, la femmina di più. Durante la stagione dell'accoppiamento si accoppia. Durante quella dello sdoppiamento si sdoppia e durante la stagione calda si scalda al sole. Non procrea, crea. L'antilope più conosciuta è fatta a tre strati di caffè: il primo la protegge da qualcuno poco raccomandabile/ato, il secondo dal ricordo più nero, il terzo dal futuro in caso di emergenza. Ma in assenza di uno dei tre è perfettamente in grado di proteggersi da sola senza prefazione, trovando l'ispirazione ribelle attraverso la semina di carta e zuccheri nobili. Non le serve molta aria, preferisce il fianco sinistro se affiancato dal destro. Antilope in dialetto viaggiatico significa proprio questo. Ecco perché credo che lo diventerò.

domenica 21 ottobre 2012

Nonsense#65

Sì?

No. Figurati.

Sì.

Dai, mi fermo io.


Allarmi che partivano da soli e poi tornavano pieni di pulci.
Disastro, guarda. Vedi?


Io invece tardissimo.


Sì sì.

Vaga?

Davvero?


Però!


Io? Domani.

Dalla cantina al supermercato.

Credo che mi porterò un po' di tosse in più. Sì. Ho un paio di cose da preparare, tipo tagliare le antenne. Finisco il tavolo e poi parto.

Tantissimo.


Dai, ok.

Divano.


Farfalle.


Infatti!

Ma sì, l'importante è saperlo prima, poi.... Tu? Rotoli?


Ok!

Sì. Lombrichi e cavallette, se non li hanno ancora preparati invece metti camicia e pantaloni.

Bene.


Ok.


Ooooook.


Ciao.

Ciao.

Ripostiglio, credo.

Ciao ciao.

A te.
Ciao.

Sì.


Sì sì. Dentro, ovvio. Come quando ridi!

Ciao.

sabato 20 ottobre 2012

Nonsense#64

Oggi, sabato 20 ottobre 2012 alle ore 10:14, io sottoscritta a sottoscrizione preannunciata, annuncio pubblicamente quanto segue:

Oggi, sabato 20 ottobre 2012 alle ore 10:14, io sottoscritta a sottoscrizione preannunciata, annuncio pubblicamente che il tappetino freddo del bagno #21 unitamente alla serie di posate in plastica gialla demineralizzata #38 (ricevuti in data da ricomporre a piacere dai signori qui presenti) saranno esposti al più presto, quindi attorno all'alba, sugli alberi a motore della pianura a tutto campo fronte est, di proprietà esclusiva dei signori proprietari qui presenti, esclusi i proprietari non presenti. Tenendo presente che non saranno tenuti in considerazione particolari articolati, articoli pluripartitici, praticanti artistici nè tantomeno sommi tenenti tendenti a predisporre particolari interessi per ogni partenza preparata, comunico che l'esposizione al sole durerà quanto segue. Minor tempo, risolto. Quando seguirà il tramonto tutto verrà smantellato e disgiunto. Qualora a qualcuno dei legittimi presenti si prospettaste un possibile futuro qui presente, i signori preposti sono pregati di sciogliere qualsiasi vincolo forfettario al fine di facilitare la concretizzazione dell'atto probatorio finalizzato alla riuscita di tutte le parti comuni, compresi tappetino e posateria. Detto, fatto. Olè.

venerdì 19 ottobre 2012

Nonsense#63

Vorrei che tutti i tombini del mondo
navigassero nel cielo profondo.
Vorrei poterti rubare la giacca
per comprare un apostrofo e una a con l'acca.
E sempre il venerdì digiunare
prima di partire e poi subito frenare.
Ci vuol poco per stare in differita,
tutti quanti a scongiurar partita.
Quanto costa sturar lavandini,
che sian grandi, medi o bruttini?
Non importa se le tracce trovate
allieteranno le vostre serate.
Ciò che conta è la mappa deviata,
una mano dolente e l'altra appoggiata.
Vorrei poter intonare un colore
se al lavoro serale ci mandi le suore.
Ecco dunque che spargi i caffè
e incolli i bicchieri che portano a me.

giovedì 18 ottobre 2012

Nonsense#62

Il Bnertzfelmk è un tipico cane da periferia inoltrata. Va molto di moda tra i camerieri dell'hinterland milanese ultimamente e ciò fa presagire una catastrofe di tipo ambientalista e animalista, ma anche un po' sindacalista, che tanto c'è sempre spazio per loro. Il Bnertzfelmk delle Amazzoni si contraddistingue da quello dei Pirenei per il classico pelo a maglia rasata color del ciliegio a metà fioritura, il secondo possiede invece un pelo molto meno rumoroso, tanto da essere il reginetto dei quarteri alti. Le prime selezioni di questo cane a quattro zampe e una coda sarebbero avvenute in Bagnacauda, già nel 1600, attraverso incroci del Segugio da traino austriaco con il Bracco da bagno romano. Non potendo chiamarlo Seguacco o Braccugio per via dei diritti d'autore, venne semplicemente denominato Bnertzfelmk dai capi redattori del tempo. Nome onomatopeico se pensiamo al tipico verso di questo animale, che noi tutti conosciamo. Esistono raffigurazioni di primissimi e premiatissimi Bnertzfelmk (assimilabili al Bnertzfelmk italiano attuale) riferibili al periodo del tardo medioevo ricostruito, quando in Italia si è fortemente sviluppata la caccia alla cicala bianca campestre. In quel periodo venivano già importati Bnertzfelmk dalle vicine Europe moraliste, poi man mano passarono gli anni ma non i mesi o i giorni, solo gli anni e i progenitori del Bnertzfelmk italiano subirono certamente parecchie variazioni sia morfologiche, sia per quanto riguarda il loro retrogusto palatale. Il Bnertzfelmk ha una struttura antropomorfa tranquilla e sedata e il tronco ovest ossuto; è filarmonico rispetto al formato standard e disarmonico rispetto ai profili olfattivi professionali. È forte, poche ossa ma buone, bagnato d'estate ma asciutto e privo di grasso insaturo. Galoppa se richiesto ma non si sforza agli anelli. Scarso in geometria descrittiva, ha un'alimentazione equilibrata, fatta di chewing gum alla fragola che rendono la dentatura ricca di fosforo e di proteine dei fiori che lo rendono capace di seguire il profumo dei dadi di peluche attaccati agli specchietti retrovisori, attraverso i quali identifica la preda dall'alba al tramonto senza mai cacciarla, grazie al suo carattere di estrema misericordia. L'altezza dei maschi va dai 2 ai 62 cm, quella delle femmine dai 48 agli 8 cm. Il peso può variare dai 2 ai 3 kg. La lunghezza del muso raggiunge sempre la vetta ed è pari all metà della lunghezza totale della coda, laddove presente. Si possono trovare Bnertzfelmk nei recinti dipinti sulle tele ottocentesche oppure negli allevamenti intensi e ricercati. Ottimo animale particolarmente adatto ai bambini in quanto.

mercoledì 17 ottobre 2012

Nonsense#61

I fiori freschi preferiscono volare. Sempre e in qualsiasi situazione, precaria o indeterminata che sia. Il più delle volte il volo è determinato dai fattori x e y. A volte basta un fischio, a volte un fiasco. A volte una damigiana non è sufficiente. A volte i colori si perdono nei temporali e allora iniziano ad avere paura. Ma la paura non serve a nessuno di loro, basta un po' di blu con il giallo. Basta un prato verde, di quelli che riesci a piegare e chiudere nello zaino quando sei solo. Basta una foglia di basilico immersa in una vasca da bagno, vuota. Le piante verdi fanno bene a contarsi l'una con l'altra; lui, lei, l'altra. Sono tre e stanno bene, senza timore di divincolarsi dalle reti gestionali o di gettarsi a capofitto giù dalle rampe dei garage ai piani alti; che tanto poi non li vede nessuno. Forse i fiori, quelli con gli occhi azzurri e il naso all'insù. Lì, fermi ad aspettare l'acqua. Gasata grazie, anzi liscia. Che tanto se piove ti si arricciano, i capelli. È forse per il principio di Archimede. In principio era Archimede, poi con il tempo è cambiato; anche il tempo è cambiato. Ci sono stelle per tutti i gusti, per tutte le stagioni e anche per tutti gli astronauti. Da quando la luce rossa della tv è partita lo schermo del cinema è un cabaret di pasticcini. Non male, direi. Direi se fossi uno spettatore, con gli occhi azzurri e il naso all'insù; ma gli occhi sono neri. E al buio. Sarà per il principio della Pupilla. In principio era una pupilla, ora sono due. Piccole. Spilli su appunti di un viaggio fermo a dormire dentro un vecchio centro commerciale dismesso. Ci faranno un luna park. Quanto ci scommetti? Tanto le stelle le hanno già portate.

martedì 16 ottobre 2012

Nonsense#60

Allora. Mettiamo in chiaro le cose. Abbiamo sessanta minuti. Innanzitutto apri le tende e accendi la luce. Te lo dico una volta per tutte. Fatto. Non puoi fare il passo più lungo della gamba altrimenti rischi di prendere una storta, chi la raddrizza più poi? Potresti portarla dal fabbro, ma non fare spese azzardate, non ti è mai piaciuto quel telefilm. È come se ad un certo punto due rette si incrociassero nel tuo camino. Guarda che serve sempre, viene il freddo adesso e rimane per un po', preparagli la stanza degli ospiti. Sono talmente stanca che mi si aprono gli occhi per poi chiudersi in un mutismo cieco. Non è stanchezza, è uno stato di vana veglia. E vaniglia. No, niente cioccolato, non lo voglio. Non mi fa respirare di notte, fa caldo nel letto e si scioglie. Fonde. Sei sempre pronto per quella cosa? Cosa? Io non ti ho mai promesso niente. Sei tu che fai passi azzardati sulla strada che porta al camino del fabbro. Tuo amico. Bel Ami. Passi lunghi e ben distesi, tra l'altro. Più lunghi di me e più distesi di te. Ci vuole proprio tutta, lo sai che metà non basta, avessimo un quarto d'ora arriveremmo almeno agli ottavi di finale ligure. Che bella la Liguria Romagnola. Ma quali ragni? Non ho mai parlato di ragni, forse di bagni. Compagni tuoi, non certo miei. Se vuoi provo a cercarlo in cucina, ho una scorta di cioccolato che potrebbe tornare utile. Sforzati di capire quello che voglio esprimere, per piacere. Piacere? A chi? A me? A te? Non mi piacciono le cose forzate, per forza, non ti sforzi. Impegnati, vedrai che ci riuscirai e mi ringrazierai. Guarda che io non voglio il tuo grazie, la tua grazia, la tua Graziella sì però; me l'hanno rubata, la mia. Luridi ladruncoli di ranuncoli, rubano le biciclette a peso e le rivendono in serie sui balconi delle vecchiette. Che non si facciano trovare da me. Non ho voglia di gente in casa. Veloce. Non ho tempo da perdere, io il tempo devo solo trovarlo.

lunedì 15 ottobre 2012

Nonsense#59

Ecco, sì, bravo, lanciati da ottantanovemila metri quadrati al secondo, anzi mettiamoci pure il dolce la prossima volta che esci da scuola. Non ti è bastato un tuffo nel mare a gennaio con tuo cugino respirando con il diaframma, o le 65 caramelle gommose al minuto più iva. Non potevi saltare a piè pari da una mongolfiera a sei centimetri d'altezza, aldilà del giardino botanico? No scusa, non intendevo botanico, volevo dire botanico. Ma aldilà di tutto, sei un paracadutista però cadi, che spazio c'è tra te e il pallone? Dai, dimmelo. E se le stelle si incrociassero sotto i tuoi occhi? Avresti paura di diventare strabico? Il motivo per cui lo fai è che vuoi passare direttamente al secondo tempo, ma nemmeno parandoti ti sporgerai dai parapetti, come un parà, se poi canti parappappappappappappappappappà... allora tutto è inutile. Credimi. Mondo cane giramondo. Bau. Non sei molto convinto di voler superare il rumore più veloce del mondo, in caduta libera ti fai la barba però se ti chiedono di accelerare un po' i tempi, non lo fai. Ah sì?! E' scappato? Per forza, non aveva il guinzaglio! A quella quota quando qualcuno è qua, caro il mio paracadutista del Bengala, le temperature sono molto più che ribelli, non è possibile girarci intorno senza lamentarsi, per questo hai dovuto indossare uno strato di aria viziata spesso due volumi e mezzo, almeno il tempo ti è passato in fretta ascoltando musica senza troppi convenevoli. I voli convenevoli, intendo. Conviene con i voli. E lo sai bene. Perciò: o ti decidi altrimenti non farlo. O lo fai o ti decidi, o prendi una decisione o non voli. O voli o non decidere. Cioè.

domenica 14 ottobre 2012

Nonsense#58

Scoprire che è il proprio compleanno e non trovare i peri per preparare il sale. Puntualmente mi succede così. E ogni volta accade proprio mentre sto smacchiando la cassetta della posta. E chi è a dirmelo? Il postino? Il postone? Il posticcio? Il post it sulla cassetta della posta? No! Nessuno di questi! Sempre, ogni anno, scopro di avere trent'anni dall'albero telematico dei miei vicini. Alzo lo sguardo, abbasso gli occhi, chiudo la bocca, trattengo il respiro per non bere troppa acqua, faccio un salto, ne faccio un altro, mezza giravolta che altrimenti vomito, conto le foglie mentre cadono (perché capita in ottobre) e...ecco, ci risiamo. Anche quest'anno è il mio compleanno. Fiiiiiiiii. Che poi, trenta. Ma trenta cosa? Ooommasseisscemooooo?! (Detto con accento brambilla.) Vai a dirlo a qualcun'altra. Quella lì, quella qualcun'altra, è proprio lei che mi chiede sempre "scusaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa maaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, sono tue le sopracciglia?" Cosa dovrei rispondere? Non so mentire e allora rispondo sempre allo stesso modo, in inglese: "no, veramente me le ha regalare mamma il giorno del mio trentesimo compleanno, ero piccola e non ricordo perché. Probabilmente si sarà sbagliata e allora mi ha chiamata così verso le 19:30." Lei fa una smorfia tipica napoletana e se ne va. Vai a capire le trentenni di oggi, manco avessero a che fare con i dinosauri. Comunque trenta ma non li trovo, a dire la verità segreta non li ho mai trovati, a volte si incastrano nella cassetta postale soprattutto quando piove. Se li cerco poi mi faccio male alla mano perché ho perso le chiavi nel fiume e non riesco più a dire la verità, quella che scorre, allora lascio perdere il rubinetto che tanto poi, i punti, li raccoglierà qualcuno più bravo di me. E so già che ci farà un maglione o una sciarpa. Sono pronta all'inverno pedecollinare ma se il nastro trasportatore dovesse decidere di muovere me, casa mia e valigie comprese, verso un mare freddo con saturazione pari a -38, beh...altro che i sogni son denari, non esiterei nemmeno un paio. Alla fine comunque salirò le scale, preparerò il passato e mi mangerò il futuro, farò il bucato senza drogarmi, mi prenderò un espresso lungo sull'interregionale, alzerò l'indice di ascolto verso l'alto puntando il dito verso Ischia, poi ancora Gennarino, Peppiniello, Pasquariello e la pummarola 'ncoppa. Auguri wagliòn.

sabato 13 ottobre 2012

Nonsense#57

Senti qua: "sentite sentenze santificate."
Leggi qua: "letture allettanti a letto."
Ascolta un po': "Ascanio ad Ascoli a scomparsa."
Tutto ciò solo perché Ascanio un giorno partì per Ascoli per sentire alcune letture di sentenze allettanti, santificate in un letto a scomparsa.
Il povero Ascanio però non arrivò mai ad Ascoli.
Allora si fermò a Roma. Su un ramo. Con Omar. Fu subito amor.
Questa bellissima storia di dolore e di preghiera verrà recitata presso il Teatro del Torpiloquio, attraverso un linguaggio equo solidale a otto facce. Molte le critiche criptiche su quest'opera dilaniante. I metalmeccanici sostengono con forza su cavi d'acciaio l'importanza del linguaggio utilizzato dagli attori non professati, mentre i fessi commessi e i messi comunali di comune accordo tra fune e corda, trovano inopportuno l'uso degli accenti marcati a fuoco. Ascanio ascolterà ognuno di loro presso il Teatro di Ascoli, sempre che ci arrivi. L'agente inquinante che lo accompagna da giorni nel tour infestato rende noto che al momento l'attore si trova in un letto a scomparsa; è rimasto incastrato mentre leggeva sentite sentenze allettanti, santificate durante le prove dello spettacolo ad Ascoli, senza mai esserci arrivato. Riuscirà il nostro eroe ad uscire dalla trappola? Attendiamo il suo arrivo nel foyer del Teatro del Torpiloquio, vi invitiamo già da ieri sera a partire dalle 16 di oggi (se dici 16 all'ingresso riceverai un buono sconto di penna, praticamente un ridotto scritto nel foyer). Siete pregati di imprecare in modo ordinato senza passare davanti a nessuno, sia con prevendita che in assenza Daria (seconda attrice non professoressa). Sarà uno spettacolo a spettanze, sempre che qualcuno si presenti magari proprio come volgare, proprio del volgo. Potrete anche voltare, proprio nel volto di ognuno dei partecipanti.

venerdì 12 ottobre 2012

Nonsense#56

Quanto tempo serve ad un pezzo di cioccolato fondente per cambiare il colore del cielo? E che cosa significa portare la cravatta rossa solo tra le due e le quattro del mattino? Perché i rinoceronti abbaiano con la luna piena a mezzogiorno, baby? È possibile ascoltare il silenzio del proprio braccio mentre si guarda una partita di calcio acrobatico? Queste e tante altre domande verranno esposte, commentate, mescolate, ripescate, risolte e messe nuovamente in discussione nella prossima puntata di "Le ustionanti questioni senz'astio di Perisa Lati", in onda una sera a piacere su Canale Grande. La famosa questiologa interverrà con l'intento di sedare le menti più incrociate degli ultimi tempi, proponendo cruciverba apocalittici; laddove nessuno del pubblico alato sa rispondere, ecco che Perisa regala perle di saggina eloquenti, utilissime ad esempio per la pulizia di terrazze e balconi. Vincitrice di duemilaottocentosessantasei premi A e subito dopo B, campionessa di risposte a due, portatrice sana di grassi ridicoli, Perisa rappresenta con successo già un paio di volte quella parte di popolazione curiosa e spettinata, maneggiando con estrema cura di se e di ma le porte della sapienza romana e italiana in generale. Non perdetevi l'appuntamento appuntandovi un promemoria nella mente, oppure nella zona sottolabiale, da cui appunto appunta-mento. Potrete intervenire a parole su appunta-mento in parla-mento. I sottotitoli sottolabiali saranno in scorri-mento. Se mimati saranno su scorri-mano.

giovedì 11 ottobre 2012

Nonsense#55

Oggi farò un salto in piazza. Devo rimettermi in forma, dopo una settimana passata a contare i posti numerati e a rastrellare i granelli di pepe sul tavolo dell'officina. Spero dunque che sia vuota, la piazza. Preferisco saltare da sola. Che poi se c'è il vento non è male perché i turisti si siedono più volentieri dentro le fontane e tu non devi parlare a voce alta, gridando i nomi degli imperatori romani uno ad uno. Tu. Proprio tu. Non lui o lei. Tu. Mi hanno detto che certa gente fa un salto al supermercato, alcuni lo fanno dal tabaccaio, altri al ristorante, ad esempio quando si ricordano di prenotare per tre ore. A me piacciono le piazze, a due piazze sono più comode. Una piazza e mezza non l'ho mai provata. O forse sì, quella volta. E quella volta ero provata. A prova di antifurto. Tra l'altro gli antifurti nelle piazze sono molto piacevoli, di notte specialmente, durante i festival delle locomotive antiche e dei panini tedeschi speziati. A La Spezia non esistono treni però, quindi gli antifurti non suonano quasi mai, ecco perché ho fatto un salto a La Spezia. Per girare la strada al contrario e pedalare fino al mare pensando intensamente ad un motivo floreale inesistente per non tornarci.

mercoledì 10 ottobre 2012

Nonsense#54

Se si vuole manifestare una sensazione a prova di terremoto oggigiorno bisogna attuare una legge della termodinamica sentimentale che fu promulgata già a partire dagli anni zerododici. I provvedimenti più recenti in termini di "buonismo antisismico" sono l'introduzione dell'obbligo di un'accurata verifica della staticità di alcune tipologie di comportamenti strategici, come il passo alternato, la corsa a una lacrima, l'urlo stancante, il battito del fegato e il fischio tragi-cinico. In particolare bisognerebbe collaudare ogni stato d'animo attraverso la solidità dei soffitti che, una volta ribaltati in tempi sospetti, diventano pavimenti comandati a voce bassa. Le parole di nuova costruzione, per essere antisismiche, devono possedere i requisiti di memoria sonora nei confronti di stati d'animo bagnati dalla pioggia; ossia capacità di evitare crolli di consonanti offensive o perdite di equilibrio delle vocali proibite, sia totali che parziali. La struttura deve essere progettata in modo immediato, promuovendo un po' il silenzio della vita altrui, purché si adotti la normale cognizione del tempo ordinario e non si pregiudichino le prestazioni di stabilità, funzionalità e durata. La protezione contro le mani vuote, ad esempio, si ottiene attraverso un’opportuna scelta dei luoghi in cui verranno studiate le amicizie antisismiche e i rapporti ricchi di omega 3. Non sempre risultano efficaci le assemblee disciplinanti, pertanto è bene proteggere soprattutto i bambini, cercando di costruire frasi in modalità offline, prima caratteristica in assoluto per poter parlare di antisismicità sentimentale e comportamentale.

martedì 9 ottobre 2012

Nonsense#53

Vivere un periodo di crisi in una coppia fatta da tre persone straniere, ad esempio, è un po' come indossare le scarpe senza il risvolto. Non basta nascondere le stringhe nel sottoscala per evitare l'errore. I problemi in una relazione si presentano in concomitanza con la crescita esponenziale dei valori del sangue i quali, utilizzando un'autodichiarazione, andrebbero arricchiti con vitamine e sali minerali. Parlando, cantando senza voce, correndo insieme fino alla stazione di servizio più vicina, fino a lasciarsi definitivamente per almeno 4 anni e 7 mesi. Non sarà di certo un mixer la cura definitiva, né tantomeno cercare di aumentare il volume con l'utilizzo di detersivi specifici. Questo riflettere allo specchio il contrario della coppia può servire ad aumentare i sentimenti o almeno a farli calmare per qualche ora? No. Anzi, sì. Meglio. E peggio.
Inoltre la pausa andrebbe resa indipendente dalla volontà dei due o dei tre che la chiedono, se a chiederla sono gli stessi individui che la volevano chiedere prima di diventare adulti e dispari.
Spesso in coppia si usano tattiche di sopravvivenza che ci illudono di tenere l'altro incollato alla televisione, aumentando man mano il prezzo di latte e benzina, svendendo l'auto cercando di non farla soffrire; una tecnica di litigio molto attuale tra i musicisti jazz. Un modo per non chiedersi perchè preferiamo chiedere la pausa nel nostro letto; il detersivo sbianca la fine di un amore da parte di uno o entrambi gli indumenti. Un ferro da stiro invece la raddrizza. È un po' come il "ti amo troppo ma non ti amo più, però ti amo troppo." Con questi semplici ragionamenti sarebbe meglio andare a barattare oggetti vintage la domenica, un quadro o una scatola di latta, chiudere al più presto la malsana storia d'amore occupando meno spazio possibile per evitare spiacevoli uscite di materiale contaminante. Ecco allora che tutto si risolverà con una semplice parola: maestrale.

lunedì 8 ottobre 2012

Nonsense#52

La maggior parte di noi è solita leggere almeno 4/4 degli ingredienti infiammabili riportati a mano sulle confezioni dei prodotti potenzialmente chimici; li guardiamo con occhi indiscreti, soprattutto se siamo allergici ad esempio al mais, oppure se stiamo rispettando il regime dietetico di qualche amico, incontrato per puro caso o per impura curiosità nella bottega vicino a casa. O anche in quella un po' più distante, a volte in un'altra città, a volte dal dottore, a volte all'edicola o in libreria, in biblioteca, a scuola, dal parrucchiere oppure, dipende dal tempo, dall'orologiaio.
Sono ad oggi ben poche invece le persone che prima di ascoltare volentieri una canzone che parla di petrolio, farsi uno shampoo all'olio, sciogliere una crema a bagnomaria o incendiare una sedia, prestano attenzione a quel dannato elenco che ogni volta ci fa pentire di essere usciti la sera prima. Elenco talvolta lunghissimo, talvolta cortissimo, scritto a computer (e in lingua sportiva) riportato in basso a destra, in fondo dopo le scale, sul retro del negozio nel quale abbiamo acquistato quel prodotto che nemmeno ci servirà mai dire mai.
Riflessioni complesse ed estensioni dettagliate ci portano a ragionare su alcuni degli ingredienti tanto diffusi nei contenitori plastici a batterie.
Petroilpietro, Paraolimpic Liquidus o Walter Oilnonoil sono i terrificanti nomi riportati sugli spray per viscere, ad esempio, oppure sulla carta da strappo o ancora sulle creme da sbronza del venerdì sera, per definire un ingrediente che sembra derivare dal petrolio, così a prima lettura da sinistra a destra, ma che in realtà da secoli è prodotto dallo stesso uomo che maneggia le scatole nella catena di montaggio, attraverso ingranaggi da imballo su nastri rotatori perpetui. La colpa è quindi di uno solo, non di tutti, nonostante gli ingredienti siano tutti derivati da quell'uomo. La Federazione Ingredienti ha già preso in carico sul furgone dell'azienda tutta la faccenda, solo che io non ho tempo adesso e vado a fare merenda.

domenica 7 ottobre 2012

Nonsense#51

1.02.'03. h. 04:05 e 06". Via!
Eccola: la furia degli ultras omozigoti contro i gemelli siamesi! Un gruppo di tifosi omozigoti uguali ma divisi (tanto da perdersi tra di loro) si sta scagliando con discreta e scrupolosa violenza contro due gruppi distinti di gemelli, partiti dal centro dello stadio di Socio decentrato dal centro del centro storico dell'omonimo paese, in questo imprecisato istante o poco più, dopo avere giocato per mesi una controversa partita a scacchi bianchi e rossi. Il portavoce della Società di Socio nonché Socio-fondatore ha riferito che quattro o cinque, forse sei in coppia (o era spaiato?), praticamente tre ultras si erano già dissociati negli spogliatoi nei giorni scorsi, riportando ferite ai legittimi proprietari. Testimonianze uguali con prove diverse aumenteranno con il passare dei giorni, fino ad arrivare ad essere molto provate, poverette, quando i gemelli siamesi decideranno finalmente di staccarsi dal gruppo ultras siamese sia un mese che due, per allenarsi a scacchi alternati, cambiando una volta per tutte i colori delle bandiere ufficiali. L'ufficio registri ha già confezionato notevoli sfumature di blu, dal più antico al più diffuso consigliando ai gemelli la nuance oltremare, così da mantenere una giusta distanza con gli ultras avversari e avversi al blu, evitando ulteriori liti e sfatando anteriori miti.

sabato 6 ottobre 2012

Nonsense#50

"Mozzicone" è una parola inventata. Anche "cuoio capelluto" "tutto attaccato", così come "scimpanzé", "lapislazzulo", "rattoppare", "fuorviante" e "prolisso". Non sono inventate invece le seguenti parole:
"non", "sono", "inventate","le", "seguenti", "parole". Anche se messe una dopo l'altra formano un non senso non compiuto. Poco usato ma estremamente interessante è il termine "ciuciuppio". Si usa generalmente per rassicurare qualcuno. Non esiste più né compiere, né compire senza e. La e serve tra l'altro solo come centro per bilanciare il cosiddetto "compl-e-anno". Perché compleanno? E non pomcleanno? Sarebbe più sensato e meno cacofonico. La vocale oltretutto servirebbe ugualmente. Esplicare (dal verbo "esplicare") e manifestarsi (dal verbo "manifestare") possono forse dare un senso al compleanno? Un senso di qualcuno, compiuto oppure no il giorno del compleanno? "Manifestare. Giostrare le proprie mani abilmente ed allegramente al fine di allietare il proprio compleanno. O quello dell'interessato/a." Anche "interessato" è un termine piuttosto obsoleto. Si usa nei casi più obsoleti nelle frasi più obsolete, sol preceduto da ob e seguito da te. Molti seguono te. Lo dice la parola stessa: seguen-te. Un tipo è scatenan-te. Un altro è paracadu-te. Un altro ancora è sedicen-te. Te. Alla fine, te. E se fosse me? Esempi di for-me. Di fir-me. Di gom-me. E di cal-me fisi-me o di or-me nel catra-me. O forse è semplicemen-te fa-me di -te e di -me.

venerdì 5 ottobre 2012

Nonsense#49

Sono passata dall'ospedale ieri; è uscito l'ultimo numero di Vogue Namibia e volevo comprarlo per un po', un mese almeno. Mi sono messa in coda e durante l'attesa ho notato un bambino che stava mangiando un televisore. Non era nemmeno nel reparto adatto. Generalmente i televisori a led vengono consumati dai bambini maschi nel reparto di Posologia Elettronica mentre le bimbe fino ai 12 anni possono nutrirsi di tubi catodici nella sezione femminile di quello di Anestesia Estetica. Evidentemente non era accompagnato da nessuno dei suoi genitori il piccolo Garofano (così si chiamava ieri pomeriggio, oggi credo si chiami Elettrodo); nemmeno da quelli privati. Non era un televisore mutuabile, per fortuna, credo l'abbia pagato a rate, lui o chi per lui. Lì per lì. Poi tutto dipende anche dal tasso glicemico assunto nelle corsie preferenziali, beh...siamo in Italia e si sa come vanno queste cose. Un valore dolcissimo da misurare possibilmente prima del giorno di S. Valentino. Nelle scuole già lo fanno. Usano i televisori non funzionanti per determinare la capacità di ogni singolo alunno di deglutire il minor numero di merendine nel maggior tempo possibile. A volte questo test dura un intero semestre. A volte anche due. A volte anche tre. A volte anche quattro. A volte anche cinque. A volte anche sei. A volte anche sette. A volte anche otto. No, non è vero. Non dura mai otto semestri. Già sette è un ottimo risultato. L'ho letto ieri mentre ero in coda, sul nuovo numero di Vogue Namibia, qualcuno l'aveva lasciato lì sulla sedia occupata dai giornali chiusi nella sala d'attesa e intanto che attendevo il mio turno per comprare il nuovo numero di Vogue Namibia, mi sono messa a leggere un po', così... Per rimproverare il tempo di qualche caffè.

giovedì 4 ottobre 2012

Nonsense#48

Ogni volta che salgo le scale per prepararmi la testa vedo le stelle. Forse perché il pittore che abita al piano sopra, ormai demolito, si dimentica di staccare la spina, può essere. O forse non chiude i lucernari pieni di pigmento e in tal modo io, puntualmente attorno alle 12:47 massimo 13:31, mi faccio male senza chiedere il consenso di nessuno. Tanto ho saputo che è cambiata la legge e ora il permesso non è più necessario per entrare. E nemmeno se mi passano l'arcobaleno sulle braccia, nemmeno se mi fanno sedere nel pieno della tempesta, nemmeno se mi giurano una ricompensa per le foglie perdute a settembre, no... In nessun caso cambio posizione. Sono talmente tante le monete raccolte che chiedere loro di ritornare in cella sarebbe una follia gratuita. Oltretutto con le ginocchia doloranti; è come chiedere ad un copriletto di proteggere un abito da sera, magari al cinema. O a teatro. Il secondo e penultimo atto è pieno di sentimenti passati direttamente dalla pancia al collo; ed è con il vento contrario che ci fa attendere sui pianerottoli della gente benestante, tutto sommato troppo distante, che ci ritroviamo a perderci come le pulci. Di chi poi? A me e a te. Ovvio. Già, se non l'avevi capito ora lo capirai. Non compromettere i meccanismi che servono ai cosmetici per coprire le incertezze moltiplicate da giorni. Giorni passati a respirare con le giunture appoggiate sotto le panchine devastate dai treni. Salire e scendere in continuazione per fare finta di truccarsi gli organi interni, pronti per il pubblico che grida vendetta, dicendo alle proprie madri che sono forti almeno quanto un fiore ornamentale legato con lo spago ai pensieri più dolci. Che sono sempre quelli più richiesti da tutti.

mercoledì 3 ottobre 2012

Nonsense#47

Se vi proponessi una riflessione schematica sull'esistenza di un luogo, voi cosa fareste? Tornereste sui vostri passi? Allora preparatevi a farlo. Ebbene sì, esiste un luogo dove si possono fare delle cose. Dove non ci sono fatti inesistenti non verificati o notizie false passate realmente inosservate, dove non c’è una coscienza selettiva e nemmeno un'introspezione dissociativa; si fanno delle cose in quel posto perché non c’è nulla da fare nè da vedere. Lì tutto è da fare e niente lo è mai stato. Uno spazio in cui la gente vive come al solito, tutti i giorni possibili e liberi da insinuazioni pericolose e sostanze tossiche ricostruite in laboratorio.
Un posto che ha valori diversi dai soliti lavori: non è legato alle tradizioni sudamericane, bensì all’individualismo collettivo. E' un unico grande posto scoperto dagli ex investigatori segreti (ormai resi pubblici) della S.A.A.A.A. (Società Anarchica Antivirale Aramaica Aromatizzata), i quali dopo averlo attentamente testato per mesi hanno istintivamente deciso di condividerlo sui maggiori social network della zona sottoposta a sequestro storico. Le cose possibili in quel posto, peraltro molto isolato rispetto a tutti gli altri posti esistenti e non, appartengono al nulla; un nulla che appartiene realmente a nessuno e quel poco o tanto che c'è da fare appartiene a tutti coloro che vogliono farlo. Tutto appartiene a tutti anche se non esiste. L'avreste mai immaginato un posto tale? No? Si, lo è; è un posto ed esiste veramente. Ma allora cos’è? E' semplicemente un posto. Sì, è proprio lui, è quel posto. Non tentate di non crederci, credeteci e basta. Tentar non nuoce alla mente, ma se rischiate di non crederci fino alla fine sono sicura che in quel posto non arriverete mai e sarebbe davvero una cosa spiacevole, da evitare assolutamente almeno per un po'. Ogni posto del genere necessita una ricerca approfondita, una curiosità inaudita e un saluto a cinque dita. Ricordatevi di portare, se mai doveste trovarlo, il sorriso delle cose. Verrà sicuramente apprezzato da tutti quelli che faranno qualcosa in quel posto.

martedì 2 ottobre 2012

Nonsense#46

COME SMETTERE DI CURARE IL RAFFREDDORE.
Il raffreddore è un cieco porta fortuna con un leggero accento malinconico. La trasmissione avviene direttamente in torrefazione per mezzo delle tazzine non sufficientemente capovolte; aromi artificiali provenienti dall'aria e vaporizzati nella stessa aria (attraverso la dote dello starnuto) che se inalati contagiano le dita con le dita, i fazzoletti con la carta o altri oggetti contundenti estratti in loco. Scuotendo il fazzoletto selezionato al momento dell'acquisto, rimboccando le coperte e tessendo le lenzuola quando si rassetta la casa sull'albero che costruivamo da bambini, si liberano migliaia di particelle fortunatamente infettanti le quali rimangono appese alle foglie dei salici sottostanti per tutta la mezza stagione invernale. Uno starnuto può spargere centinaia di migliaia di cose. E sarebbe assurdo allontanarle. Chi vuole liberarsene non sa cosa perde. Se il contagio avviene in tutta libertà significa che siamo fortunati. Respingendo un certo numero di raffreddori se ne va anche parte delle nostre conoscenze informatiche. Per non parlare della pensione.
Il freddo è il cosiddetto fattore X, genetico; la sua importanza in molti casi è frustrante ma estremamente riempitiva. Pertanto bisogna cercare di scaldarlo manualmente conservando una certa dimestichezza nel maneggiare l’acqua fredda, imbottigliandola via endovenosa nel nostro organismo. Stando attenti a carpire i segreti di questo fortunato fenomeno infettivo possiamo oltretutto evitare di imbatterci nelle correnti d’aria che arrivano puntuali. Le correnti sono elettricamente attuali. Non un ritardo, non una lamentela sull'elasticità delle reazioni ragionate. Di per sé il raffreddore non avrebbe un significato se non vi fossero delle costanti invasioni microbiche a determinare il grado di fortuna, sia faringeo che dell'epiglottide. Quindi il consiglio che spesso consigliamo è proprio questo.

lunedì 1 ottobre 2012

Nonsense#45

Non ho la minima idea di cosa scrivere oggi. Se ci penso non vale. Ogni pensiero è debito. Se non ci penso forse riesco a scrivere qualcosa. Ovviamente di non-sensitivo. Caspita. Sto già scrivendo. Forse funziona, senza debiti tra l'altro.
No. Non ne ho idea. Ma nemmeno la massima idea. Ma neanche una media idea, una piccola idea, una grande idea, una benché minima o benché massima idea. Non ce l'ho. O non l'ho mai avuta? In realtà fino al giorno prima di oggi sì. Ieri ho scritto. Il problema è oggi. Cioè, potrebbe essere anche domani. Ma come posso saperlo adesso che sono ancora nel giorno odierno e precedente al domani? Trenta giorni a fine mese e se di mese ce n'è uno, gli altri undici ne han trentuno. Accipicchia ancora trentuno. Comunque, in caso il problema sarà appunto domani, ma a quel punto scriverò di punto in bianco la stessa frase di oggi e cioè "il problema è oggi". Punto. Servirebbe un sensitivo, un mago. Da qui deriva il famoso detto "meglio un uovo oggi che una gallina domani". Per avere un uovo senza la gallina bisogna per forza fare una magia. E non è un nonsense.
Potrei parlarvi di idee frantumate. Di mal di gola tratteggiati. O di galline sensitive. Ne esistono miliardi di tipi diversi, sia di galline che di uova (le uova si moltiplicano per il numero di galline presenti), mentre miliardi di versi tipici vengono scritti ogni giorno da altrettanti scrittori sensitivi e non. In tutte le lingue del mondo circostante e anche in tutte le forme. E le salse. E anche in tutte le strade che troppo spesso ci portano sempre nella medesima città. Eterna, tra l'altro. Che palle. Ci si stufa. Una cosa è bella se dura poco, come un uovo; cioè, non proprio tutte le cose che durano poco sono belle. Forse sono belle ma se anche durassero quel tantino in più...ecco, sì saremmo tutti felici e sdraiati. Tipo l'estate intendo. L'estate estiva però. L'estate estiva esterna partendo da est. Là sì che si sta bene. C'è fresco e il silenzio copre le vallate, all'istante.
Credo di divagare. Divago nel vago che nemmeno un mago in un lago saprebbe fare. Una volta ho visto un mago sporgersi dalla finestra e non cadere. Ovvio, era un mago. Oppure ho visto finestre rompersi e non ricomporsi. Questo invece non so spiegarmelo. Probabilmente c'era un trucco, di quelli indelebili che si nascondono negli angoli e chi li trova più? Giusto un mago.
Potrei parlare di acqua cercando di convincervi che acqua si scrive aqqua. Chissà se ci state credendo. Ah, che sete. Io bevo l'aqqua adesso... beh? No.
Allora potrei parlarvi di lana di vetro, ma sono sicura che sapete già tutto al riguardo.
E se vi dico "pianoforte"? Lo so, sono furba! Anzi beccatevi questa:
"fiammifero"!!!