lunedì 24 giugno 2013

Nonsense#311

Ho azzerato completamente il cronometro combinato dell'orologio esterno, (quello che non andrebbe appeso al muro, per intenderci e volerci) cosicché questa sera io possa uscire tranquilla con chi non lo sa, y e zeta, senza bisogno di pedalare troppo a lungo e in largo. In fondo basta una canzone triste che parla di dadi tirati e di fazzoletti di carta, per farmi passare la tristezza dovuta a due indizi privati da una storia d'amore che, peraltro, non c'è in questo preciso momento della giornata: non c'è nemmeno se regolo l'orologio fingendo che sia la stessa ora di ieri. E così mi ritrovo a Roma, a Firenze e poi a Brescia. Tu a Roma. E poi Milano senza accorgerti che è finito, il mio discorso appeso al muro come un orologio. E poi stasera via di cotolette e risotti allo zafferano. Accompagnati da un bel sorso di Campari che, se non ci fossi tu, berrei ugualmente dell'acqua liscia come l'olio. In fondo alla scarpata, poco fa, ho trovato una via di uscita, lo dico solo perché sono sicura che nulla finisce in questo modo, che non diventi mondo. Pertanto ho goduto dei sorrisi che il cronometro dell'orologio mi ha regalato fino a ieri dell'altro ieri e non temo più né la mia tempesta né la tua pittura all'acqua. Ho sempre amato i colori sulla pelle quando fanno quel rumore che conosceremo solo a settembre, quando si avvicinerà, zitto zitto, il giorno del mio compleanno.