mercoledì 10 luglio 2013
Nonsense#327
Un giorno, circa quindici anni fa, dipinsi un ripiano del tavolo con una forma che ricordava vagamente noi due, e che riusciva a contenere ampiamente un foglio, utile poi per il mio presente. Su questo foglio, circa quindici anni fa, incollai, a due a due, un centinaio di parole mai esistite che, grazie al dipinto, rimasero ferme all'ombra e pronte a scaldarsi al sole, uscendo dalla porta principale, non prima di quindici anni dopo. Ma io, circa quindici anni fa, non sapevo ancora urlare (in senso buono), come si usava fare nelle presentazioni ufficiali inaspettate, pertanto dimenticai quel foglio, dipinto circa quindici anni prima e non andai incontro al destino in modo interattivo, perché me ne stavo sempre senza intenzioni né sicurezza, sdraiata su quello stesso ripiano, ad intuire il tuo "non". Ora, quindici anni dopo, mi sento più intonata di quindici anni fa, solo a pensare a quel ripiano dipinto, a quelle parole garantite e soprattutto cambio velocemente forma quando penso che il destino è fatto di paura e qualità, come riflessi luminosi di alcuni pensieri onomatopeici, che non c'entrano nulla con l'avere o non avere capito per quindici anni.