lunedì 29 luglio 2013

Nonsense#346

Non è di tutte le notti la mia abitudine di scrivere l'introduzione per una storia di gonne a pieghe, stile collegiale per intenderci, in cui chi imbastisce la storia finisce con il perdersi quel tetro gusto dell'eleganza di chi, invece, imbastisce la gonna; questo, spesso, coincide con l'avvicinarsi delle sfilate, prevalentemente periferiche. Però, visto che lo stilista e il modellista hanno optato per questo tipo di gonna, io lo farò volentieri. Le pieghe sono spesso il mezzo più diretto per diffondere una tipologia di abito femminile di questo tipo. Oltre ogni censura, oltre ogni record. Da dove potrei iniziare? Ad esempio dal numero di pieghe. Inizialmente dispari, diventa pari durante la sfilata, soprattutto se chi la indossa crede di portarla con disinvoltura. Potrei parlare del colore, rigorosamente blu, ma tendente al rosa; potrei parlare del tessuto, adatto a tutti, ma solo per camminare sui tetti; potrei parlare del filo, non per forza da torcere, assieme al sapone. Potrei scrivere, più che altro. Ma forse scendo in cantina.