martedì 16 luglio 2013

Nonsense#333

Se ieri sera ho parlato del Natale, oggi non posso far altro che parlare delle tombe rare dei nostri cari, i quali molto spesso si pongono nei nostri confronti tranquilli, come se sapessero che qualcuno veglia su di loro, o a fianco, gettando del vino e, talvolta, gomme da masticare, come simbolo di fertilità e giovinezza, prima di andarsene da un'altra parte, come ad esempio al supermercato o in piazza di Spagna. La forza di chi rimane sta nell'industrializzazione della città da cui proviene, dai colori degli occhi dei cari defunti, o quasi, e dalla data di nascita associata, ovviamente, a quella di morte. Nel villaggio principale di ogni centro abitato, quello dove generalmente i poeti sono considerati aristocratici, dormono coloro che si sono addormentati nella speranza di conservare meglio i libri che hanno fatto la storia della loro vita. Oltre alle antichità sepolte, ai platani centenari, ai viaggi fatti di pensieri e ricordi, bisogna sempre considerare come priorità quella famosa preghiera periodica, e recitarla in quattro parti uguali, sul posto prescelto, possibilmente vicino alla tomba del più sconosciuto, facendo i nomi, se possibile, delle divinità archeologiche più evocative.