giovedì 9 maggio 2013

Nonsense#265

Una sera come tante, quando scese, poi apparvero. Poi i papaveri, nelle caverne, poche grotte. Erbe e lino, ce n'era. Si asciugò all'ombra, cascate ghiacciate. Ad un certo punto fece per andare, completamente distratto. Lontano, fischio, profumo, finestra. Un fiuto perfetto. Disse. Così fece, solo che era già tornata, di notte, di quelle. Non ascoltò, una parola, che sarebbe riuscito di sicuro; pertanto. Farà cadere, una volta. La sua. Allora nuovamente, che faceva anche bene, ma non a tutti. Come un valzer, una rugiada, sempre fresca. "Senti?" Disse. Assolutamente. "Mai." Rispose. "Riposa." La poesia, delle cose, della casa, delle montagne, alte, bianche, i colori dei corvi neri. Un paradiso, poteva durare, sarebbe finito. L'appuntamento era già, un quotidiano, il distacco, era voluto; la musica.