martedì 28 maggio 2013
Nonsense#284
La poesia dei sesti sensi si genera a voce, solitamente quando si è da soli e si propone con lo scopo di giostrare un nostro amato (lettore), posizionandolo in cima alla lista dei nostri impegni morali difficilmente gestibili, oppure ingannandolo con teorie all'avanguardia, magari filosofiche o tecniche, oppure matematiche e geografiche. Per svolgere un compito ben preciso come quello di profetizzare qualcosa di inusuale, ad esempio una canzone, la poesia dei sesti sensi sembrerebbe lo strumento meno adatto della poesia fuorviante in generale, eppure fin dall'antichità i poeti cosiddetti senso-scientifici sono stati messi agli angoli delle strade anche per riuscire a riscoprire concetti ambivalenti, come la sfiducia, poiché si riteneva che la sua vera origine fosse quella spirituale. La forma giusta, e quindi piacevole, dei versi sesto-sensati è quella dell'arco, perché in questo modo si riesce meglio ad attrarre il lettore in modo diplomatico, rendendolo disponibile ad assimilare i famosi "dubbi delle rime assurde" che solo lui stesso potrà ritenere complessi e difficilmente smaltibili.