giovedì 4 aprile 2013
Nonsense#230
Alla guida di un occhio blu e di un pennarello nero, lo zio Canji se ne andava tranquillo e rilassato, come una formica in testa ad un cavallo, verso il compimento del ventesimo giorno di vicinanza, tralasciando tutti quei piccoli fastidi allucinogeni stemperati con della neve primaverile, e abbandonando dietro di sé il bosco delle camicie. Io non potevo più pensare ai gesti positivi segnati sul calendario, tenevo solo ben salda la catena dell'iniquità e collocavo la mia situazione esistenziale in cima ad un cipresso macchiato, pertanto vivevo il colpo basso pensando che l'appartenenza era molto più districata rispetto ai nodi del pettine usato quella stessa mattina, poco dopo essersi svegliati distanti, sul sentiero che porta alla piccola fantasia. "Come è successo?" Domandò lui aprendosi un verso con la mano destra. "Beh, non è poi così trascendentale... La risonanza dei corpi senza febbre ricopre l'intera città, quando non ci sei." Zio Can, così lei lo chiamava, aveva sperperato in men che non si dica tutta una serie di fantasie apocalittiche che, a pensarci bene, avrebbero potuto risolvere, oltre ai problemi dei dolori misantropi, anche il suo problema alle corde vocali leggere e quello della dispersione uditiva, che giungeva sempre come un fulmine in differita. Lei prese così una chitarra rotta, una giacca sgualcita, un ventilatore ad acqua e ricostruì in fretta tutto ciò che non aveva mai funzionato tra di loro, come se fosse stata viva all'interno di una puntata di una serie tv pronta alla scadenza, ricordando di tanto in tanto all'amato Zio Can, che nulla sarebbe nato con la facilità sperata e che i raggi X utilizzati per sorridere alla gente sarebbero potuti tornare a vincere la partita solo con una volontà pari a 30+48, somma che determinava una fonte inesauribile di esaurimenti poco tollerati: una ricetta contorta e attenta per la creazione dei baci più lunghi che, entrambi, non si erano mai dati con le mani vuote e i piedi incollati a tutto il corpo. Un desiderio di cosce e stomaco che li trasportava sui binari di lana, partendo da un unico presupposto: quale.