venerdì 12 aprile 2013
Nonsense#238
Siamo tutti del colore dei frutti. Acerbi di giorno e maturi di sera. E il fesso? Replica un rutto. E si libera di tutto. Ecco, quando arriviamo a questa conclusione sappiate che il gioco finisce all'istante. Perché nessuno di noi, esemplari di carta da gioco, è disposto ad atterrare senza pesare più del dovuto, scoprendo i numeri che fanno per noi da un giorno con l'altro. Quel giorno, quello dei no, arriva; il cielo diventa di carta, la terra profuma di acqua, la luce assorbe il pensiero e l'amore finisce sempre per superare il volo di un uccello annegato. Ma come fa la gente a non accorgersene? Torniamo velocemente in ombra come condizione scolorita sulle piastrelle della cucina, su strati di legno ricoperto di idoneità, poco chiari. Le nostre origini animali vengono cantate come se fossero la nostra soluzione ad un'arte malsana e drammaticamente psicomotoria e la nostra è la casa dell'assuefazione che ormai è una confezione di sentimenti a dura comparsa reciproca, solo a ore. L'unica soluzione è tatuarsi coi denti sul collo questa frase: ciao mamma guarda come mi diverto a mandare tutti a separare i rifiuti che hanno lasciato consciamente sul pavimento, per potersene poi andare affanculo ogni volta che sperano di poterlo fare, senza arrecare danni a fatti o persone. Ma chi sono le persone di cui parlo? Ti devo anche ringraziare? E con che colore vuoi che lo faccia la mia faccia?