domenica 7 aprile 2013
Nonsense#233
In una notte di lago, lungo la strada gialla dove sgorgavano piccoli sassi sepolti vivi, camminava leggero nell'aria un fantasma diverso, con un nome speciale senza R: un bambino di dieci anni o forse sei, tu, che si era lentamente riconosciuto nell'acqua fredda e non riusciva a cancellare i passi scritti con la terra passata al setaccio, sulla strada di casa; quella strada che non c'era più da quando il padre tornò, dopo anni di tentativi. Decise così di andare a parlare con l'albero più basso trovato nel pomeriggio su di una fune tesa e poco disponibile, addormentato sul fondale del lago, per chiedere che cosa ci fosse dentro quei sassi parlanti sotterrati; entrò così nel tronco a braccia tese, per non sentire il dolore ai piedi, e vide tutte le persone passate di lì (prima stampando tutti gli occhi dipinti sui muri) mangiare corteccia cerebrale e siero della verità. Senza la R non aveva paura, però decise di trascorrere la notte per tutto il giorno; vide poi una vecchia piangere e ricoprirsi di impronte sonore molto inquietanti, vicino ad un angolo del ramo maggiore e decise quindi di dormirci sopra, accendendo la fantasia per sognare la sua casa, verso mezzanotte. Udì un rumore stanco, si svegliò spento a sinistra ma acceso a destra e decise di andare a salire le onde del lago, agitato. Con la bocca piena di saliva che gli scendeva lungo la spina dorsale bianca e scurissima, il bambino senza R e senza età aveva una paura su due, ma non poteva sentirsi impaurito perché le scale correvano in direzione contraria alla sua. Senza urlare cominciò ad urlare tanto quanto il suo papà, che aveva perso la voce su un divano a lui familiare un pomeriggio di Febbraio e che era arrivato in ritardo per non vedere cosa fosse successo. Ma senza R non riusciva più a camminare, allora, esausto, si trasformò in una sensazione mai vista, riprese il tronco in spalla e se ne andò via.