giovedì 13 settembre 2012

Nonsense#27

Chi il pesce ferisce, di spada perisce; si sa. Ed è con questo famoso proverbio che oggi voglio parlare di antropologia lacustre. Sono stata sul lago Brioso, in compagnia sola ma non ci tornerò prima o poi con qualcuno o al massimo insieme a nessuno. Ho osservato ardentemente i fantomatici abitanti acquatici per ore e ore e interi minuti adiacenti notando come essi, in presenza di un umano, cambiano immediatamente atteggiamento fingendosi mocassini scamosciati. Il problema è quando gli antichi proprietari aztechi decidono di cacciare a basso contenuto proteico. Armati di ghiaia in sacchi di ghisa e ghirlande di ghiande (rubate a ghiotti ghiri dell'ex Unione Sovietica) i suddetti cacciatori non riconoscono i pesci formaggio (così vengono comunemente chiamati i pesci del lago Brioso) perché trasformatisi appunto in mocassini; vivendo essi allegramente scalzi senza nemmeno la sabbia del mare in testa, rubano le calzature presenti in modo a dir poco laconico, quasi greco, esibendole al calar del sole a turisti frettolosi. I pesci formaggio lontano dall'acqua non riescono a riprendere sembianze ittiche finendo la loro vita in un armadio, su un balcone o, al massimo, sul banchetto di qualche mercato delle pulci e zecche, generalmente organizzato dai sommi veterinari del paese. Ma non appena trovano la spada di ruggine sulla strada del ritorno alle origini, si vendicano tagliando di traverso i baffi dei loro nemici, inondandoli di coriandoli zuccherati. Chi il pesce ferisce, di spada perisce. Chiaro. Come Lady Oscar.