domenica 16 settembre 2012

Nonsense#30

Io credo che i poeti siano esseri irreversibilmente proselitisti, la cui reazione stretta e pacifista alla vita altrui è una dimestichezza rianimata, agrodolce, esasperata e maldestra nel forgiare a caldo il proprio destino ferreo di cortigiani della specie, passando da entrate laterali e sperimentali. Loro hanno un prorompente sentimento di cinismo cinetico, di fanatismo fonetico non solo relativamente acqua e fuoco, bensì al ruolo di riformatori elettorali bipartisan, essendo l'acqua un bene privato comune; un diritto disintossicato di tutti gli uomini con un merito al seguito e almeno un figlio a carico e scarico.
Un giorno un uomo a caso ha condotto la poesia di casa in casa, come uno dei primi strumenti palliativi per comunicare la firma registrata elettronica e subordinata.
E' provato infatti che le prime grandi opere dispettose, come per esempio l'Arena Araba, non recitassero solo aspetti estetici vulnerabili, ma si proponessero come tramite di filodiffusione gratuita massificata. Iniziando ben presto a distinguere la poesia floreale da quella di protocollo a tutto tondo, con crete e ceramiche originali, i poeti fuggirono in maniera forse ancora più demenziale dalla follia concentrata, proprio per il loro carattere inconscio comandato da tensioni interne tiepide ed esterne fredde, su tessuti emotivi idrorepellenti. Questa è la mia ampia e mirata visione della poesia visionaria, dopo che un'attenta e attestata visione del destino mi ha convinta a cambiare modalità di pagamento per l'acquisto di geniali versi, buffe rime, urla pianificate e sorrisi regalati nei periodi feriali.