giovedì 14 marzo 2013
Nonsense#209
Un commestibile professionista di asterischi vive di scambi, e per dar respiro al corpo del mondo offre una stretta di mano a scelta. Avevo sempre visto con grande fortuna il comportamento dei morti. Sempre. Finché non lo incontrai. Successe in un ampio spazio di punti di vista. Tutti i pensieri erano occupati dai corvi e lui mi fece cenno con il capo per esprimersi al meglio, senza bere un caffè al mio posto. Aveva una faccia sopra un libro e l'altra in mano, poi posò la terra nel piatto, ordinò un pezzo da contenere e un bicchiere senza tempo, prese uno dei grandi colori neri e cominciò a inventarsi frasi sulla cromia invertita degli uccelli. Io aspettai a fare quello che lui avrebbe potuto fare, prima del suo arrivo: scorrere il tempo sul tavolo. Tic. Tac. "Come gira, bambina?" "In senso orario. Sono una sveglia, io." Subito mi inchiodò ai numeri pari, con il fuoco tra le dita, chiedendomi la testa. Allungai quindi la mia sensazione e con l'accendino lo rinchiusi fra le sue parole non dette. Alle 15:18 era già scoppiata una guerra premonitrice. Ci sono uomini che non possono mangiare la loro voglia di segni, senza prima allontanare i minuti che hanno congelato mentalmente. "Vuoi prima le mandorle o **** *** ******?", gli chiesi al contrario, mentre pensavo ai generi musicali per chiedere il successivamente il conto. "Mandorle e origami, come fai con i tuoi pesci rossi", rispose lui alzando la testa fino al collo. Usciti dal passato che ritirava ora il suo bell'epilogo, ci raccogliemmo entrambi in una piazza di cori, senza avere più trent'anni. Non ricordavo di essere mai stata così assopita e spalmata, mangiando le esperienze che, a loro volta, mangiavano la voglia di imparare. E lui imparò, seduto sull'alba che trovò di fronte, imparò la regola dei miei occhi.