mercoledì 20 marzo 2013

Nonsense#215

Se ricominciassi a cucire decorosamente il business dello stile "vecchia cara legna", per esportare fuori da una stanza le teorie dinamiche del vestiario gettato via l'anno scorso, sono sicura che avrei un grandissimo successo geometrico-tecnologico, anche se forfettario; uno scintillante effetto traslucido sulla gente intenzionata ad acquistare i miei capi, quelli che ti pagano sempre meno e, oltretutto, in ritardo. Potrebbe essere la soluzione ai miei difetti di pronuncia annuali, quelli che periodicamente mi fanno venire la voglia di cambiare la mia voglia all'interno delle ante scorrevoli (solo la centrale) e dei cassetti (solo quello in basso a destra). Magari mi scopro bravissima, magari carissima, magari coloratissima, magari leggerissima, elasticizzatissima, strettissima, lunghissima o magari mi scopro e basta. Magari a Bologna, magari a Milano. Magari con l'arrivo del caldo sulle mani e sulle forbici da sartoria. Poi potrei promuovere la mia particolarità e cioè il "filo doppio in punta d'ago", partecipando alle feste di paese, o a quelle di un ricco. Arrivando la mattina e ripartendo la sera. Mangiando a sbafo come la maggior parte dei facenti parte a. A cosa? A quella cosa lì. No grazie non fa per me. Ma perché? No "perché". Per "me". Oggi rifletto, domani procuro, dopodomani inizio. Davvero.