sabato 30 marzo 2013
Nonsense#225
Allietare un pomeriggio piovoso, iniziato e assemblato al parco, non è cosa semplice; soprattutto se è in quattro quarti. Quando trovi la scorciatoia per trascorrerlo da seduta, ecco che qualcuno rovina il tuo piano cottura, sul quale l'avevi appoggiato per far fiorire meglio le mandorle (portate apposta per l'occasione). Non è una lamentela, la mia, è solo una riflessione spontanea su come gli occhi riescano a percepire il movimento assurdo delle ore pomeridiane. Ad esempio, ieri sera, secondo me ci voleva proprio! E chi sarebbe riuscito, altrimenti, ad affrontare le 16:07 di oggi? Io no, soprattutto se si tratta di passare uno strato di tempo con te, che molleggi le parole da uno stato ad un altro, in solo due chilometri. Non è il sostentamento di una follia, è pura e semplice infiltrazione genetica e passeggera di sentimenti immortalati per far passare il tempo, nell'attesa di un fianco migliore e di una bocca possibilmente più altruista e sensibile all'acqua. Perché di pioggia, adesso, non se ne può davvero più. I pomeriggi piovosi non interrompono il viaggio, però inducono il conducente a tagliare i rami trovati dietro l'angolo, e non importa che l'altro sia d'accordo o meno, perché tanto la vittoria si alza indipendentemente dal meteo, arriva a me e mi porta verso un'altra direzione, ben presto.