domenica 17 marzo 2013

Nonsense#212

Così, Giuliano La Talpa, un po’ mangiando di quel che cantava sotto i riflettori e un po’ barattando con i poveri contadini dispersi sul palco, noci di cocco e corde di campo, campava abbastanza bene, anche senza bisogno degli occhiali da sole che, alla sua età, gli scendevano sempre sulla nuca. Un giorno trovò sotto una duna del deserto un gruppo di cibo fresco e lo appese alla sua chitarra telescopica, cosicché ogni mattina potesse provare l'ebbrezza dello stomaco pieno di sabbia, in svariate dimensioni. La capacità era tanta, dello stomaco, non la sua, che invece era piena di rabbia. Perché non riusciva mai ad arrampicarsi sulla palma, mai, nemmeno la più calma e avendo, Giuliano stesso, una talpa sugli occhi, cercava quasi sempre una zona accessibile a due palmi dal deserto, però senza mai appoggiare il palmo della mano sull'occhio, che tanto non vedeva comunque. Del resto l'attesa di una miglior vista si faceva lunga come il suo naso, senza palmo appoggiato; poteva starsene tranquillo a masticare saliva oppure disteso su un letto di latte di noci di cocco di palma da campo di zone deserte, che tanto la mattina arrivava comunque tardi. Sì insomma, lui era il mistero più stimato dai peggiori oculisti che aveva conosciuto durante le tournée desertiche. Ma trovò presto un accordo tra la palma, la talpa e il suo palmo di mano (quello di naso no, perché era occupato dagli occhiali) e quindi iniziò a proporre sempre quello: sempre lo stesso accordo di chitarra, con o senza il cibo appeso. La storia di Giuliano La Talpa è dura da raccontare, dura quanto un naso freddo di frigo, e questo è solo un assaggio, dato che di cibo si è parlato, e la sua chitarra suonata al buio rende il tutto ancora più offuscato. Ma un giorno svelerò quanto scritto prima di iniziare questo nonsense.