Come si esce dal tunnel dell'ansia morale? Andiamo per gradi, 30 e comuni. L'immagine fredda che dovreste avere quotidianamente davanti ai vostri occhi è semplicemente quel valore caldo più simbolico che il proprio sentimento assume nel punto di rottura precedentemente immaginato.
Da un punto di vista pratico tornerebbe utile prendere il valore che ti danno a scuola e sostituirlo ad una qualsiasi forma astratta, meglio se compatibile con quella del proprio corpo. Non sempre si riesce, a volte ci si scontra con le maniglie delle porte chiuse autoconvincendosi che è la fine pubblica. Ma quando la mattina, al risveglio, si appoggia prima un piede e poi l'altro nell'ordine stabilito dalle proprie regole interiori e la parola non esce subito, basta ringraziare positivamente chi ci ha permesso di dormire con l'aiuto dei magneti. Con l'esercizio più comune, quello del sasso inghiottito a digiuno, si risvegliano i sensi e si trova il conforto. Un aiuto può arrivare dalla sensazione intermittente di infinito. Una sensazione, a detta degli esperti, che non sempre si riconosce a primo impatto o al videocitofono. Ma cresce pian piano sulle colline geometriche delle equazioni più fantasiose adattandosi perfettamente al cuscino e permettendoci quel sonno ristoratore tipico dei rifugi di montagna. Come tutti i tunnel anche quello moralmente ansioso presenta un inizio e una fine, non ha finestre o giardini fioriti però è pur sempre un percorso patologico da compiere per arrivare alla meta di classe, concludendo il lavaggio a 30 gradi (sono al massimo 30 i gradi iniziali) senza centrifugare troppo i colori del proprio stomaco, altrimenti la corteccia si intasa e bisogna capovolgere nuovamente il concetto rilasciato ai diretti interessati.