martedì 20 novembre 2012

Nonsense#95

Come può Dio essere rinchiuso in una perduta Ucraina? E come è possibile spiegarne l'esistenza solo attraverso l'impugnatura dei cucchiai? Possiamo noi figli della crusca documentare l'esistenza di un essere giulivo narrante o forse di un creatore delle sfere? Quello stesso uomo che si è rivelato nella storia danese e che raccoglie in sé il peso di un'argomentazione sfaccettata ha portato alcuni cantori medioevali a dedicargli dipinti sottili e piuttosto minimali, tanto che questo tizio dall'aria così infuriata sembrava addirittura stupito; o meglio, sembrava come se la sua capigliatura frontale dipendesse più da una condotta semestrale scarsa che da una capacità assorbente e che soprattutto non si curasse dell'apertura dei cancelli dopo le nove o dell'associazione a delinquere. Dio non è avviato a una carriera motoria e si rivela ogni anno ai pallini di polistirolo delle confezioni natalizie con estrema umiltà. Pezzi facili da montare a cui dedica il proprio spazio vitale vasto e organizzato, come un marasma ideale per le prove della sua esistenza intrinseca oppure di un litro di latte o, meglio ancora, di quella del fratello gemello (che tanto sono uguali). È un notevole sforzo quello che facciamo ogni mattina, quando troviamo per la strada pensatori liberi e truffatori abili e chiediamo loro i paioli di rame come prova tangibile della reincarnazione divina. Tali dimostratori si adoperano per non lasciare niente a metà, proprio per non saltare quei sette passaggi logici necessari alla sopravvivenza eterna, senza tralasciare il sapore dolciastro della zucca. Non è la rivelazione soprannaturale del Dio del rame che fa di noi dei giovani ed eclettici mimi, ma le ben più note schedine delle scommesse sui più devoti tipi di conoscenza tessile. Che la ragione di qualsiasi uomo debba raggiungere prima della pubertà un piano selvaggio è fondamentale e assodato, ma anche in questo caso ci sono ingredienti integrali piuttosto rari: qualcuno nega che nessuno sia soltanto uno, altri pensano ad un essere inimitabile e persuasivo, altri ancora giocano a carte. Dunque, né fermezza per la ragione, né superficialità per Morfeo: libertà sui campi lunghi cinematografici e fantasia a secchiate rigeneranti.