E fu dentro il nodo di quel fiume sconosciuto a te noto che scorreva scuro scuro sotto le pieghe del cuscino e si annodava tra la sabbia del letto finito, che noi ci perdemmo dentro un patto dal formato insolito, chiuso come una buca scavata sopra il vento azzurro delle confezioni ecologiche, arrivando a falsificare i nostri denti contro il muro.
Ma tu fai sul serio o salti?
L'atterraggio è arrivato un po' per caso e un po' per fischio, tra le guance di ceramica arricciata e le smorfie legate alle dita, e noi costruimmo svelti uno schiocco recintato. Per non farlo scappare dal consumo smisurato della gente maleducata.
Con l'intento di sfidare chi non lo sapeva ancora. E mai lo getterà via. E' troppo facile per essere fermo o è troppo finto per essere lontano? Io sento vicina l'aria lineare che catturo e tu? La sento con il naso e la respiro dalle orecchie. E tu? La sai scrivere? La stessa mia? Io sì. E tu?
E come fai a starmi? E tu?
Ma che cos'ha la pelle di diverso rispetto al cane? E tu?
E un solo battito di cuore commentato a comando cosa provoca rispetto al sonno soffiato di un gatto? E tu?
E dopo aver riempito il cielo di pennarelli raccolti nei campi più semplici e dopo aver risolto ogni briciola di pane sul fianco e dopo aver aggiunto quattro nuovi gusti riuscirai ad accorgerti di come si diventa destinatari felici? E tu? O è solo una bustina di the?
Una sorpresa al minuto e un gradino fatto di temperature regolari. E tu?
Commerciammo i fenomeni più leciti e ci somministrammo quelli più illeciti. Ricordo che ad un certo punto pensai: e tu? Un mendicante effervescente ci regalò un'indicazione salutista sui respiri pari. La seguimmo e ci saltammo dentro. Come un'esistenza morbida distribuita e distillata in primavera. Un po' balsamica e un po' a stento. E tu?