martedì 27 novembre 2012
Nonsense#102
Parlare di me è un po' come voler tagliare l'erba del giardino in riva al mare. Non che sia un'impresa ardua, ma è semplicemente un'esperienza parallela al verbo "essere". Tipo essere la Peris. Com'è essere la Peris? A volte assomiglia al volo di un'ape al luppolo, comandato dall'acqua di un bicchiere. A volte il liquido che cola nell'imbuto per deviare il pensiero di chi la conosce da almeno un giorno è denso. Poi c'è chi crede che non viva dentro una casa normale con tre pareti e un paio di porte, ma che dipinga di rosso le strisce pedonali come se andasse a lavoro solo a prestare per un giorno le sue matite più costose. Qualcuno l'ha vista scrivere sul posacenere bianco e arancione per 29 minuti senza nemmeno far cadere una goccia al suolo e poi scoprire che la partita l'hanno persa, domenica. Mentre il lunedì tutto sommato riesce anche a chiudere bene il cerchio mentale proprio perchè si chiama Peris; probabilmente se i genitori dei parenti più stretti, quelli che nessuno nomina mai di lunedì, le avessero dato un nome più aulico tipo Parentesi oppure Maratoneta credo che l'anteprima del testo sarebbe sicuramente più dinamica. Come quando arrivi a Bologna e capisci che piove, cosa fare? Niente. E così la Peris fa tutto ciò che le passa per l'anticamera, poi arriva direttamente in camera e apre le finestre, lì esce tutto; poi appena cade, giù. E via. Come se non ci fossero i manichini in lavatrice, o lo yogurt nell'armadio. Tutto è libero e leggero. E non è semplicemente impegnativo, è anche profumato. Non tutti lo sanno, ma ora lo sapranno. Tutti quelli che leggono, ovviamente, chi non legge non saprà, chi legge invece prima o poi scoprirà la verità. Una verità incandescente come un vecchio ghiacciolo alla coca cola. Cola sempre nello stesso imbuto, a lei così famigliare. Avete due opzioni: leggere da sinistra a destra oppure da destra a sinistra capovolgendo il vostro computer. Se riuscite, ci sarà posta prioritaria per voi.