domenica 6 gennaio 2013
Nonsense#142
Ho scoperto un nuovo tipo di risata: la risata perpendicolare. L'ho scoperta osservando i gatti neri, durante la proiezione del famoso documentario afghano sui suicidi dei roditori. E' abbastanza nota la polemica tra gatti e roditori, perciò la risata perpendicolare è un giusto compromesso quando la pellicola protettiva viene a mancare. La risata perpendicolare non è nient'altro che un movimento perpetuo circolare del concetto più intimo di felicità. Anche se non è visibile all'occhio umano degli animali, perchè rimane nascosto tra le pietre e i lombrichi con una certa spensieratezza, vi assicuro che esiste. Solo, a volte, è difficile da esternare, ma c'è. Dentro, si innesca sulla milza come un piatto fondo su uno piano. Ed esce lentamente, piano. Come la musica, di un piano. Ovviamente non esistono scuole attrezzate per questo tipo di risata, esitono però individui che, se comandati con elettrodi di zucchero grezzo disciolto nella birra non filtrata, installano decine di assi di legno chiaro sulle pareti di un determinato stato d'animo selezionato per tempo; inchiodano i fiori alle dita della mano sinistra e costruiscono, da soli, una situazione temporaneamente eterna di benessere passivo, in contemporanea alla nascita delle notizie scomode nella propria mente satinata. La risata perpendicolare non è compatibile con quella classica parallela, però ultimamente gli scienziati più distinti si sono inventati dei motori ecologici in grado di unire i due tipi di risata, solo al fine di produrre energia utile nel mondo della disabilità visiva. E' un ulteriore passo avanti della scienza esilarante, che però non va preso troppo seriamente; i passi avanti fatti di corsa aiutano a perdere il peso più serio del volto, ma in questo modo le risate perpendicolari (ma anche quelle parallele) se iniziano con una corsa, fanno perdere anche il fiato accumulato negli anni e portano lentamente, quasi come un guscio d'uovo, all'allontanamento della mimica più contrastata. Perchè le espressioni algebriche dei volti, a volte anche a botte, sono fondamentali alla nostra realtà architettonica quotidiana, proprio per non annullare il verbo dell'essere più metafisico.