mercoledì 9 gennaio 2013

Nonsense#145

Tutto ebbe inizio nel lontanissimo anno passato per di qua, venti anni fa o poco più tardi. In quell'anno il mio compagno di bancone era spesso sdraiato sul soffitto della scuola, a raggi x, a causa della rottura delle cuffie di lana. Mi ritrovavo pertanto sola, molto spesso nell'aula dei pennini, a dover contribuire economicamente alla difficile questione dei quadretti di mezzo centimetro, che non tornavano mai nelle ultime pagine del quaderno del mio compagno sdraiato sul soffitto. Una volta portai da casa una calza di mia madre e, ricordo ancora, la maestra iniziò una lezione lunghissima sui granchi bipolari e di come avviene la lotta di questi ultimi con i millepiedi, dopo l'assunzione di antipiretici nel mare. Probabilmente, quel giorno, la ispirai con la mia calza, anche se a mio avviso sarebbe servita solo a far scendere il mio compagno, dal soffitto al bancone. I gusti erano tanti e raffinati e non capivo perché non si decideva a scendere, le cuffie erano ormai tornate integre, originali e profumate, non c'era motivo di restare lassù, pensavo a voce girata. Allora trovai una soluzione. E finalmente, grazie alla mia idea, la campanella suonò circa ventinove volte quel giorno. I bambini sull'erba entrarono svelti, vestiti di carta, quelli attaccati alle spalliere, invece, corsero a casa. Gli zaini si impennarono fino a partire per la zona vietata del cortile e il mio compagno, a quel punto divenuto adulto, fece un urlo tale da far colorare l'intera parete est della scuola, con una penna a sfera temperata. Sapevo che avrei vinto il sacchetto di biglie.