lunedì 21 gennaio 2013

Nonsense#157

Contrariamente a quanto penso, scrivo. Scrivo di assonanze tra le maglie conservate sottovuoto, scrivo di coccodrilli intrappolati sotto il letto, di temperature invecchiate e rugose, di gengiviti mentali, di ricordi disciolti in acqua e silicio. Scrivo con la capacità di non scrivere, perché è solo così che si possono allontanare le radici fradice che ci bagnano la testa e le foglie secche dei virus più verdi. Penso, contrariamente a quanto scrivo, che i sogni siano debilitanti se portati ad ebollizione e poi schiacciati sotto gli scogli di una spiaggia di lago, quando gruppi di scolari si ritrovano a parlare delle cartiere. Una volta ho camminato mangiando la ruggine di un filo di vetro e compiendo salti in aria talmente alti, che solo la cruna di un ago saprebbe scomporre. Contrariamente a quando salto, non mi fermo. Però mi fermo davanti a te, ti bevo agitato e sintetico. Mi fermo davanti al punto di domanda più fresco e a quello meno fresco, davanti al banco del pesce con la corona di spine sui neon, davanti agli schizzi di sangue congelato in America e al vomito delle bestemmie dette per passare il tempo infittito, nei sotterranei di un luogo senza riscaldamento. Mi fermo, al contrario, mi muovo. Per ultimo, contrariamente a quanto detto, leggo. Leggo gli orari sui musi dei gatti, sui baffi dei maghi, leggo il prezzo di una promessa finalmente tornata a casa in lingua originale e scomposta, successivamente, nel giardino sottostante. Mi leggo tutto sull'uomo nero con i cerchi azzurri in volto e la cintura singola programmata. Come ci insegnavano da bambini, contrariamente a quanto questi impareranno da adulti, i frutti acerbi scoppieranno lontani, le lunghezze saranno afone e i tavoli a disposizione dei contabili edili chiuderanno il capitolo letto, quello con i coccodrilli nascosti da almeno ventiquattro anni, meno.