martedì 11 dicembre 2012
Nonsense#116
Antropologicamente parlando è giunto il tempo di Natale. Natale è un tipo frettoloso e come gli idraulici balbuzienti è alto, basso e con i capelli che arrivano alla pelle chiara. Infatti il problema non sta nel supporto, ma nelle modalità. Un po' come nella moda italiana. È tutta matematica! Questa è una mia idea. Voi credete di esserci portati? Da Natale in poi, intendo. Mi ricordo il mio quarto incontro con Natale. Al tempo faceva parte degli studenti con i dischi dei freni leggermente drogati, quelli che si suonano alle feste di fine piazza a poco prezzo. Io ero nel corso degli anni e lo vidi sul suo lato opposto, aveva un cappello da baseball appeso alla musica e, quando tutti erano pronti per gli esami, lui svanì. Altro che appuntamento al buio con quei tre bugiardi giocatori di baseball. Altro che squadra per sartoria. Un anno poi, arrivò addirittura buono buono e piano piano, con le piante carnivore; praticamente un ossimoro. Come un bistecca vegetariana. Natale ne andava ghiotto; diceva che quella di sudare era un'arte che lo rendeva sempre particolarmente incredulo. Adesso lo sono anche io. Forse troppo sicuramente poco. Natale e compagni non si parlano più, nemmeno senza bere il vino al veleno. E quello adesso chi è? Lo vedo dalla finestra, lo faccio entrare solo per consigliargli un blitz a destra, ma posso scrivere anche minestra sinistra, se la vuole. Natale si dimentica sempre la palla ed è per questo motivo che le modalità avvelenate non sono mai quelle giuste per un bicchiere. Ma finché non se ne accorgeranno lui e i suoi compagni, io posso solamente strizzare gli occhi (che di acqua ne hanno troppa e non conoscono ancora il DNA della centrifuga) e guardare l'orologio che non indosso mai al polso della caviglia, bensì lo lascio stanco sulla porta della nostra casa, nel mezzo della nostra strada. Natale arriva, si accorge, si gira e si porta un solo punto di saturazione. Questa volta.