Non è che non sopporto il freddo. È che la marmellata sopra il pane, senza aver spalmato il burro, non dice nulla. Zitta e immobile nel suo barattolo, scambiato con un calzino al mercato del mercoledì. Come ti può piacere un colore caldo se siamo a dicembre? Lo sa anche un bambino che un orologio senza lancette non gira mai in senso antiorario durante la settimana della frutta, ma attende imperterrito che gli vengano messe le pile con il giusto gusto. Eppure continua a fare freddo. Lo dicono anche in Puglia, ovviamente con l'accento greve sulle angurie. Se dovessi fare un paragone mi verrebbe subito alla testa... un cerchio perfetto, o un occhio pitonato, perché è da quando mi sono tagliata i capelli che non si rimarginano più. La farmacista mi ha consigliato di non tenerli troppo al freddo, potrebbero sbiadirsi. Ma chi ti dice che io non stia bene bionda? Ma non sopportando il freddo non lo saprò mai. Quante cose mi perdo, solo perché fa freddo. Anche le mie stesse orme. Perse. In Persia. Sia mai. Mai le ritroverò. Forse in estate, ma non è detto che io torni laggiù, perché le discese scoscese non rimangono accese per tutto il mese, pertanto canto accanto al quotidiano del
Santo. San Buzzurro Liberato, il santo protettore delle libellule azzurre. Cade il 14 dicembre, ogni volta di testa, poi si rialza e le cattura con un retino per farfalle. Incoerenza pura, come una soluzione acida. Libellule e farfalle, antagoniste nel film e anche nella vita reale. Lo hanno ammesso loro stesse durante il primo esame di università. Era un giorno freddissimo, come il burro, si ritrovarono una accanto all'altra a guardare il loro Santo protettore lanciare le lancette e impilare le pile, discendere fino in Persia per un mese per poi tornare a cantare accanto a loro. Ecco, ci risiamo. Non ricordo più l'inizio di questo nonsense, sarà il freddo.