mercoledì 12 dicembre 2012
Nonsense#117
Voglio ciò che ti serve come un rospo d'estate, un divieto, un frammento, uno stop sulla vetta. Tu ti lasci fingendo, per poterti mangiare la famiglia di terra e la luce del Po. Poi un tonno, un salmone e un'arma di vino, con il microfono spento nella casa di stampo. La milza che esplode sulla giacca montana, colata di argento e cresta di iena. Risata fumante che si droga di cera, passeggiata tra i gesti la domenica notte. Sei il pranzo contrario e la sete di orario. Mangi pioggia che scotta, sei un sabato all'aria, come il conto che fischia, rompi il dente che ascolta. Bevi litri di gesso, senti il tuono di un sesso, vuoi sì, vuoi no, vuoi il forse che cerchi, una frattura di carta con la zebra a pois. Arrivo al pensiero che ciò che cercavi è come un ponte in granelli per uova di amianto. È il sensore giù al nord e la poltrona che viaggia, sei un paziente che fonde una visita assente, con il pozzo di neve che parte e che va, verso un viso calante su una pena a metà.