mercoledì 17 ottobre 2012
Nonsense#61
I fiori freschi preferiscono volare. Sempre e in qualsiasi situazione, precaria o indeterminata che sia. Il più delle volte il volo è determinato dai fattori x e y. A volte basta un fischio, a volte un fiasco. A volte una damigiana non è sufficiente. A volte i colori si perdono nei temporali e allora iniziano ad avere paura. Ma la paura non serve a nessuno di loro, basta un po' di blu con il giallo. Basta un prato verde, di quelli che riesci a piegare e chiudere nello zaino quando sei solo. Basta una foglia di basilico immersa in una vasca da bagno, vuota. Le piante verdi fanno bene a contarsi l'una con l'altra; lui, lei, l'altra. Sono tre e stanno bene, senza timore di divincolarsi dalle reti gestionali o di gettarsi a capofitto giù dalle rampe dei garage ai piani alti; che tanto poi non li vede nessuno. Forse i fiori, quelli con gli occhi azzurri e il naso all'insù. Lì, fermi ad aspettare l'acqua. Gasata grazie, anzi liscia. Che tanto se piove ti si arricciano, i capelli. È forse per il principio di Archimede. In principio era Archimede, poi con il tempo è cambiato; anche il tempo è cambiato. Ci sono stelle per tutti i gusti, per tutte le stagioni e anche per tutti gli astronauti. Da quando la luce rossa della tv è partita lo schermo del cinema è un cabaret di pasticcini. Non male, direi. Direi se fossi uno spettatore, con gli occhi azzurri e il naso all'insù; ma gli occhi sono neri. E al buio. Sarà per il principio della Pupilla. In principio era una pupilla, ora sono due. Piccole. Spilli su appunti di un viaggio fermo a dormire dentro un vecchio centro commerciale dismesso. Ci faranno un luna park. Quanto ci scommetti? Tanto le stelle le hanno già portate.