martedì 30 ottobre 2012
Nonsense#74
Credo di essere diventata un'arancia. Sarà l'inverno. O forse il ponte del 7 aprile. Ci sono passata ieri pomeriggio per riuscire ad arrampicarmi dietro la città e, ammetto, mi è piaciuto. Purtroppo. E dico purtroppo in quanto non poco. E dico non poco in quanto cosciente. Ho stanato un paio di volte, entrambe nascoste benissimo, ho incontrato addirittura quel tizio che suona i campanelli originali e gli ho raccontato della rancia. I nomi erano parecchi e gli ho detto che tutti quanti hanno voluto mangiare per terzi. Così lui si è stufato ed è andato a correre. Conto terzi. Che assurdità. Sarà l'inverno anche per lui. Già. Ne conto tre quest'anno. Se poi dovessi mettermi a contare anche tutti i petali che spariscono di giorno con l'aiuto dei violini, l'inverno non arriverebbe più. Se ne infischierebbe anche lui del rumore che fanno le goccioline mentre si spostano da una mano all'altra. Come faccio io del resto. Del resto non me ne importa nulla, mi importa del costume che non tiene mai troppo caldo. L'arancia ormai è definitiva. Ho deciso. Non posso più nasconderla dentro ai cestini del pane. Non è il suo posto, non cercate di convincermi. Abbiamo già vinto la guerra dei marinai una volta; non può costantemente ripetersi questa storia, come se fosse una partita di ping pong ma giocata con le arance durante i pasti principali. Con quel movimento poi che ti da la nausea. Che fatica. Se loro non arrivano a domani non importa, il teatro ha imparato ad attendere e le tende non sanno recitare nemmeno nei weekend. La rancia non è poi così male. Vedrete che ce ne sarà per tutti. Abbastanza o al massimo nove.